informazione pubblicitaria

CONDIVIDI

Stefano Pescosolido, pensieri e parole. Il tennis visto da un campione del recente passato

Roberto Mercaldo
“Sinner entrerà certamente nei primi tre del ranking. Panatta aveva un carisma inimitabile, grande tennista e grande persona”
Settembre 25, 2023
Stefano Pescosolido

Ha battuto John McEnroe ad Amburgo, quando il torneo tedesco era un “mille”. Ha battuto Agassi al Foro Italico e poi Costa, Bruguera, Muster, Emilio Sanchez, Chang (due volte), Gilbert, Santoro
Insomma, Stefano Pescosolido negli anni 90 si è preso il lusso di battere quasi tutti i più forti tennisti dell’epoca, sebbene il suo miglior ranking ATP si sia stabilizzato su un numero 42 che non rende del tutto giustizia alle sue potenzialità.

Qualcuno dice che non avesse una grinta pari al suo talento, ma forse non è così. Su un elemento però tutti sono d’accordo: Stefano Pescosolido, ciociaro di nascita, milanese di adozione, è una persona bella, un ragazzo rimasto umile che si rapporta alla vita e allo sport in modo garbato, signorile.
Ora non deve più misurarsi con Agassi e Muster, ma raccontare il tennis di oggi, quello degli italiani arrembanti alla conquista del mondo, di Nole l’inossidabile, di Alcaraz astro nascente, di una regina come Barty che saluta tutti a 26 anni in cerca di una vita “normale”.

Storie, vicende umane e sportive che Stefano Pescosolido commenta con pacatezza e con enorme competenza dai microfoni di Sky. Non è certo passato un secolo da quando giocava lui, eppure il tennis è cambiato, evoluto o involuto non si sa, ma cambiato per certo. “Ci sono tanti aspetti nel tennis: quello fisico, quello mentale, quello tecnico e quello tattico.

Stefano Pescosolido qualche anno fa

Dal punto di vista tecnico oggi c’è la necessità di essere completi, non è più un’opzione. La maggiore trasformazione si è però compiuta nell’ambito della fisicità. Oggi il campione di tennis deve essere un super atleta ed avere doti fisiche naturali davvero consistenti. Anche l’aspetto mentale sta diventando fondamentale, incide secondo me al 25%-30% nel determinare prestazioni e di conseguenza risultati.
Ai miei tempi il mental coach cominciava ad apparire, ma erano i primi vagiti del fenomeno. Io ne avevo uno “a distanza”, al quale mi rapportavo non così frequentemente. Oggi l’aspetto mentale viene analizzato nel dettaglio, in nazionale ci sono addirittura due figure che si occupano di questo aspetto”.

Calendario fitto, ritmi forsennati e “tic” degli atleti di punta in costante aumento. Rafa non è più solo nel praticare rituali scaramantici e affini…
“L’aspetto della scaramanzia e di queste piccole manie, dei gesti reiterati per propiziarsi la buona sorte, c’è sempre stato. Ricordo un episodio durante un doppio che stavo giocando in coppia con Tieleman, contro Shalken e Carlsen. Il danese aveva il rito di alzarsi per ultimo dalla sedia ai cambi di campo. Io, accortomi di questa sua scaramanzia, rimasi di proposito seduto, attendendo che si alzasse. Fu un duello come il surplace del ciclismo, ma quando l’arbitro ci sollecitò io tenni duro e lui fu costretto a tradire il suo rituale propiziatorio”.

IMPRESSIONI SULLA DAVIS

È appena andata in archivio la fase di qualificazione della Davis, caratterizzata da polemiche pre e durante i match di Bologna. Qual è il tuo pensiero in merito?
“Dobbiamo accettare che un giocatore con grandissime ambizioni individuali possa talvolta anteporre i suoi programmi agli impegni in azzurro. Non è più la mia Davis, né quella di Panatta e Barazzutti. Personalmente la formula non mi dispiace, con la sfida del doppio che ovviamente essendo una di tre e non più una di cinque partite ha acquisito una maggiore importanza.
La formula snella del resto l’hanno voluta i giocatori, che ora hanno un calendario molto fitto, al quale aggiungere tre giorni di sfide tre su cinque sarebbe davvero impossibile. Magari si potrebbe ridurre il numero delle partecipanti, perché mi pare evidente che alcune formazioni non siano all’altezza delle altre, vedi la Svezia ad esempio. Probabile che Sinner, d’accordo con il capitano, abbia deciso di riservare il suo impegno per la Davis alla fase conclusiva. Ci può stare”.
Meno ci può stare però il ko con il Canada “B”. Cosa è accaduto in quella sfida?
“È accaduto che i nostri abbiano un po’ pagato la pressione del dover vincere da netti favoriti e che i canadesi abbiano giocato al limite e persino oltre le loro possibilità. Forse Lorenzo Sonego soffre psicologicamente queste partite, ma la sua reazione contro il Cile è stata bellissima. Vincere contro Jarry in rimonta, annullando anche il match ball, è stata una grande impresa, e di fatto il destino dell’Italia è cambiato in quel momento. Sonego è così, si esalta nella lotta”.

SINNER E BERRETTINI

Sinner

La stagione volge al termine e Sinner, considerati i punti in scadenza di chi lo precede nel ranking ATP potrebbe chiudere il 2023 da numero 4 del ranking, eguagliando Panatta.
Diventerà il più forte italiano di sempre?
“I numeri lo dicono, anche se ancora non ha vinto Parigi e Roma, come Adriano Panatta. Credo sia destinato ad entrare nei primi tre del mondo e forse anche a diventare numero uno, sebbene al momento Alcaraz abbia certamente qualcosa in più. Negli scontri diretti, però, Jannik crea sempre grossi problemi allo spagnolo, su qualunque superficie. Ha decisamente qualche difficoltà in più con un giocatore come Medvedev, che gli dà meno ritmo, ma prima o poi batterà anche il russo. Le partite dei tornei slam perse al quinto? Può non essere un caso, bisogna compiere un altro passettino nella convinzione.

Adriano Panatta però è stato un giocatore di enorme carisma, che ha abbinato alle grandi doti tecniche anche una personalità non comune. Ancora oggi lui è un personaggio straordinario, conosciuto e amato da tutti. A Bologna, in occasione della Davis, abbiamo scambiato le opinioni sul match col Canada ed in particolare sulla grande prova di Diallo. Lui ne era entusiasta, ma quando gli ho chiesto di confrontare i due set di Diallo con Musetti a quelli che io giocai in Davis contro Bruguera (6/0 6/1 ndr) mi ha detto “Non c’è partita, Pesco, meglio i tuoi”. E detto da Panatta fa sempre effetto”.
Stefano Pescosolido si attende grandi cose anche da Matteo Berrettini, nonostante le recenti vicissitudini del tennista romano:
“Matteo nei tornei slam ha fatto meglio anche di Sinner: finalista a Wimbledon, semifinalista in Australia e all’Open Usa, nei quarti a Parigi. Non sono d’accordo con chi sostiene non sia completo, perché il suo rovescio in slice è molto efficace, su tutte le superfici e sull’erba in particolare. Se risolverà, come spero vivamente, i suoi piccoli problemi fisici, torneremo a vederlo protagonista a livelli assoluti”.

GLI EMERGENTI

Con Arnaldi entrato di corsa e con merito nei primi 50 del mondo, la pattuglia dei giocatori azzurri “di punta” ha guadagnato un’altra unità. Dietro Sinner, Musetti, Berrettini, Sonego e Arnaldi abbiamo una nidiata di giovani talenti che prova ad avvicinare chi è già lì, tra i grandi del tennis.
Dei vari Zeppieri, Bellucci, Maestrelli, Passaro, Nardi, Cobolli, Darderi chi ritieni possa fare in tempi brevi il salto di qualità?
“Abbiamo davvero tanti giovani di prospettiva e questo è un bel segnale per il nostro movimento, forse mai così vivo e pulsante.
Ti faccio tre nomi: Zeppieri, Cobolli e Nardi. Senza togliere nulla agli altri, mi pare siano i tennisti con maggiori potenzialità e non mi stupirei se la loro maturazione avvenisse in tempi abbastanza brevi”.
Non altrettanto felice è il momento delle donne. Dietro le 5 giocatrici stabilmente nelle prime 60/70 (Trevisan, Paolini, Giorgi, Cocciaretto e Bronzetti) non si vede all’orizzonte un ricambio adeguato… Perché queste difficoltà?
“Non è semplice trovare spiegazioni a questa situazione di stallo, ma ritengo che probabilmente per un certo periodo si sia prestata un po’ meno attenzione alla base. Mentre avevamo tenniste bravissime come Schiavone, Pennetta, Vinci, Errani, che hanno seguito Silvia Farina, la prima a collocarsi tra le 10 del ranking WTA, ci siamo un po’ distratti nel “preparare” le tenniste del futuro.

Altro elemento da valutare è che oggi non abbiamo una giocatrice che possa fare da guida e da esempio al movimento. Camila Giorgi avrebbe avuto le doti per emergere, ma la discontinuità le ha impedito di centrare i traguardi che per talento non le erano certo preclusi. Ora però si sta lavorando molto bene sulla base. Vittorio Magnelli è un tecnico di grandi capacità e sono certo che dal centro di Formia presto arriveranno segnali importanti di rinascita. Ci vuole solo un po’ di pazienza”.

“PESCO” E LA CIOCIARIA

Da anni vivi a Milano, ma sei ciociaro. Ti mancano Arce, la Ciociaria e i luoghi della tua gioventù?
“Quando posso torno in Ciociaria per brevi periodi. Ovvio che sia molto legato alle mie origini. Lì ci sono tuttora i miei parenti e c’è un pezzo del mio cuore. Da appassionato del calcio, sono orgoglioso del grande percorso che sta compiendo il Frosinone nel calcio professionistico. Quest’anno mi pare ci siano le premesse per centrare la prima storica salvezza in A. Vedrò senza dubbio Milan-Frosinone, perché le gare dei rossoneri le seguo tutte, e Inter-Frosinone. Allo Stirpe non sono mai stato, ma spero di poter colmare la lacuna. Intanto ho preso un po’ di giocatori del Frosinone al Fantacalcio, è un modo per essergli vicino”.

Stefano Pescosolido sta per tornare ai suoi impegni di lavoro, ma prima di salutarlo gli chiediamo di riavvolgere per un attimo il nastro e d’indossare di nuovo il completo da tennis. Chiudere gli occhi e tornare al maggio 1994 è un attimo: c’è tanta gente intorno a quel campo in terra rossa. Roma è la capitale del tennis per una settimana. La grandezza di una civiltà millenaria trafitta nel suo apogeo lascia i monumenti austeri e le vestigia di quel passato ingombrante per trasformarsi nell’allegria di bimbi vocianti, di famiglie in pantaloncini e cappellini che riparino dal sole. I sette colli guardano incuriositi quel brulicare di formicaio umano.

Ogni puntino rosso è un campo. Stefano Pescosolido, 23 anni, un titolo Atp vinto a Scottdale, sul duro, ha di fronte Andrè Agassi, statunitense, già vincitore di Wimbledon e delle Finals, che negli anni successivi vincerà tutto (8 major per lui a fine carriera). Stefano però ha deciso che deve far sorridere quelle famiglie che sono lì soprattutto per applaudire l’impresa di un tennista italiano e allora vince. Vince in tre set e va agli ottavi, dove perderà 6/4 al terzo da Eltingh, olandese di buona caratura, specialista del doppio. Prima una grande impresa, poi una piccola delusione. La sua carriera in fondo è stata un po’ così: alti e bassi, ma per un giorno poteva battere chiunque.

“Ho ritrovato un video di quella partita e devo dirti che la considero la mia vittoria più bella. Per un laziale vincere a Roma contro Agassi, che era già un grande campione e che poi sarebbe diventato una leggenda del tennis, è stata una gioia incommensurabile. Ricordo bene quei momenti, anche se parliamo di 29 anni fa. È stato bello, dai”.
Stefano Pescosolido, due titoli ATP, tante imprese contro campioni straordinari, ora racconta il tennis. Sentitelo su Sky, perché nelle sue parole mai gridate c’è il senso profondo di questa disciplina che seppe interpretare da protagonista. Facendo arrabbiare Carlsen per quella sedia non lasciata in fretta e battendo tra gli altri un certo John McEnroe. Storie belle, che solo lo sport sa raccontare.

Maggio 9, 2024

Sfida ai campioni d’Italia. Al venerdì sera, nel prologo della trentaseiesima giornata. Mister Eusebio Di Francesco è convinto che il

Maggio 8, 2024

Si avvicina l’ora del terzultimo impegno stagionale per il Frosinone di Eusebio Di Francesco. A recar visita allo Stirpe sarà

Maggio 7, 2024

Il mille di Madrid ha lasciato strascichi pesanti. Privato strada facendo di alcuni dei suoi protagonisti più attesi, ha poi

Maggio 6, 2024

Ultima giornata per il campionato di Promozione. Nel girone D può festeggiare il salto in Eccellenza il Città di Paliano

Maggio 6, 2024

La serie positiva si allunga, ma la salvezza è un traguardo ancora tutto da tagliare. I 32 punti già in