A Roma infatti sarebbero 7mila gli appartamenti occupati. Il caos degli alloggi popolari è emerso in commissione Patrimonio: in mancanza di un database che calcoli le indennità dovute dagli occupanti, circa 10mila pratiche di regolarizzazione (tra Erp e Ater) sono ferme al palo. Uno stallo grave perché da un paio d’anni il Campidoglio sta provando a risolvere la questione. Ma, in attesa dell’agognato database, la delibera rischia di rimanere sulla carta. L’assessore punta il dito contro Aequa Roma, la partecipata del Comune che si occupa di riscossione dei canoni Erp e calcolo delle indennità. Secondo quanto emerso, dato che Aequa Roma gestiva già le pratiche con i vecchi criteri, a febbraio è stata contattata dagli uffici capitolini per sviluppare un sistema che tenesse conto delle nuove regole.
DIRIGENTE IN COMMISSIONE
Ma, ha riportato la dirigente capitolina Maddalena Piedimonte in Commissione, dopo circa un mese di silenzio, a metà marzo Aequa Roma ha comunicato di non essere in grado per il momento di sviluppare questo software. “Se davvero questa strada non può essere percorsa”, la direttrice Piedimonte «fa bene rivolgersi a un fornitore privato», puntualizza l’assessore Tobia Zevi. Ciò detto “resta il fatto che non possiamo conculcare un diritto dei cittadini e privare l’amministrazione di un introito per una ragione così banale. Anche perché solo una volta conclusa queste procedure sapremo effettivamente quanti sono gli occupanti abusivi che non hanno mai fatto domanda di regolarizzazione”.In questi anni, rivendica Zevi, il Campidoglio ha risolto varie questioni: «l’aggiornamento della graduatoria, che abbiamo praticamente azzerato nel 2023», la «manutenzione ordinaria e straordinaria nei lotti di case popolari». E inoltre “abbiamo avviato un vasto piano di recupero dell’evasione, senza precedenti, che ci consentirà di recuperare risorse e punire chi fa il furbo”. Intanto però rimangono le “zone grigie” che aumentano il degrado. Zevi mostra fiducia: “Risolveremo anche questo problema”.