L’elezione del presidente della Provincia di Frosinone si avvicina. E dopo la cerimonia di commiato da parte di Antonio Pompeo si aspetta solo che quest’ultimo tra qualche giorno indichi la data nella quale verrà eletto il suo successore. Elezione che vedrà alle urne tutti i consiglieri comunali e i sindaci dei 91 comuni della provincia.
Le grandi manovre sono già in atto. Chi si è mosso con largo anticipo è il sindaco di Sora, Luca Di Stefano che spera di ripetere l’operazione trasversale con l’appoggio del Pd che lo ha portato a conquistare la poltrona di primo cittadino nella sua città. Ma l’operazione Piazza Gramsci presenta complicazioni più grandi di quelle che gli si sono presentate davanti a ottobre 2021. Convincere la platea di tutti gli amministratori di centrosinistra non è cosa affatto facile. Soprattutto in questo momento di enorme incertezza per il futuro di tutta l’area progressista che oltre ad attendere con ansia il nome del prossimo segretario nazionale è attraversata da fortissime fibrillazioni riguardanti in primo luogo l’assetto con il quale verranno affrontate le elezioni regionali e poi il nome (o i nomi) con i quali si cercherà di resistere alla proposta messa in campo dal centrodestra. Non sarà facile far convergere tutto gli amministratori di centrosinistra su una proposta unitaria. E il quadro che andrà a formarsi probabilmente vedrà più di un candidato in campo. Cosa che potrebbe succedere anche nel centrodestra. Specularmente a quanto sta facendo Luca Di Stefano anche Riccardo Mastrangeli si sta muovendo molto per cogliere il prestigioso obiettivo di guidare l’istituzione da dieci anni guidata dal Pd. Spinto dall’accordo raggiunto in casa Lega-Cambiamo con Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese e ignorando (almeno fino ad oggi) ogni discussione sull’argomento con Fratelli d’Italia e con Forza Italia il sindaco appare molto determinato e convinto di poter raggiungere il secondo successo dell’anno. Certo che i voti e l’appoggio degli alleati arriverà di “default”, senza bisogno di inutili trattative.
Realisticamente però il quadro che gli amministratori potrebbero trovarsi di fronte al momento del voto potrebbe andare oltre i due candidati espressione dei rispettivi schieramenti. E’ probabile che, alla fine, gli schieramenti possano essere anche tre o quattro e caratterizzarsi ognuno per una fortissima componente trasversale. Fratelli d’Italia punta sul sindaco di Ceccano, Roberto Caligiore e in alternativa su quello di Patrica, Lucio Fiordalisio. Forza Italia proverà a sostenere la candidatura del sindaco di Roccasecca, Giuseppe Sacco sfruttando la sua posizione “civica” e provando a farlo passare anche in ambienti di centrosinistra. Operazione sulla falsariga di quella che l’abilissimo Claudio Fazzone è riuscito a portare a termine a Latina con l’elezione a Presidente della Provincia del sindaco di Minturno, Gerardo Stefanelli.
Anche se, è noto, che le operazioni trasversali non sempre sono indolori e potrebbero portare a reazioni incontrollate e imprevedibili che andrebbero a coinvolgere diversi Comuni.
Il dato che viene fuori da queste prime schermaglie è che nel centrosinistra le ferite dovute alla sconfitta alle politiche, alle conseguenze del caso-Ruberti e alle divisioni del Pd con Azione e M5S continuino a pesare ancora molto e che non possano essere sanate nel giro di qualche settimana.
Basti pensare all’emorragia di amministratori sopratutto nell’area di Isola Liri e Sora che, penalizzando il Pd, ha portato consiglieri comunali e sindaci dalle parti di Azione.
Discorso diverso per quanto riguarda il centrodestra. La bella vittoria di Mastrangeli a Frosinone seguita dall’elezione di ben 3 parlamentari (Ruspandini, Pulciani, Ottaviani) avrebbe dovuto portare prima ad un accordo e poi a rivendicare tutti insieme la guida di Palazzo Jacobucci.
Ma a partire dal video di Mastrangeli a tre giorni dalle elezioni politiche fino alla partenza di fatto della campagna per la sua elezione alla Provincia tutti gli indizi portano a ricondurre gli eventi alla scelta, da parte della Lega di Ottaviani, Mastrangeli e Abbruzzese, di quella politica del doppio-forno con la quale ci sente liberi di stare, machiavellicamente e a secondo delle convenienze, con un alleato o con un altro.