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Cassino e Veroli: al voto tra i soliti veti incrociati

Massimo Pizzuti
Candidati a sindaco definiti, si lavora sulle liste con l’obiettivo di ottenere quanti più voti possibili al primo turno. Salera e Caperna vogliono chiudere la partita immediatamente, gli altri cercheranno di arrivare ai supplementari. Intanto alle europee gli esponenti locali sono cinque: le aspettative di Mario Abbruzzese e Rossella Chiusaroli.
Nicola Zingaretti rilancia la sfida da Fossanova
Maggio 4, 2024

Enzo Salera e Germano Caperna puntano a chiudere la partita al primo turno, mentre gli avversari sognano il ballottaggio per il ribaltone. Sia a Cassino che a Veroli si sta lavorando moltissimo sugli ultimi dettagli per la composizione della liste perché tutti sanno che alle comunali, specialmente al primo turno, la differenza possono farla i candidati al Consiglio. Ovunque, da Frosinone a scendere, ci sono “vendette” da consumare, rancori da trasformare in preferenze, invidie alle quali dare soddisfazione. Meglio se in maniera trasversale con il voto disgiunto. Le comunali in provincia di Frosinone si decidono da sempre anche con queste logiche. A Cassino a sfidare Enzo Salera (centrosinistra) ci saranno Arturo Buongiovanni (centrodestra), Giuseppe Sebastianelli (Terzo Polo). In corsa anche Paola Polidoro (Jammi Cassino) e Maria Palumbo (Cassino Popolare). Sia Buongiovanni che Sebastianelli intendono arrivare ai tempi supplementari del secondo turno. Salera spera nel fatto che la competizione tra i due finisca con l’avvantaggiarlo al primo turno.
A Veroli Germano Caperna guida un esperimento civico che non si è visto mai prima, neppure a Ferentino (dove una parte del Pd, quella di Antonio Pompeo, non stava nella coalizione di Piergianni Fiorletta). A Veroli i partiti, con la sola eccezione di Forza Italia, hanno scelto una dimensione civica per sostenere Caperna e poi amministrare. Vedremo. Gli altri due candidati a sindaco, Patrizia Viglianti e Cristiano Papetti, sperano di sovvertire il pronostico.
Dicevamo delle liste: in Ciociaria il voto amministrativo è uguale dappertutto. La cosa più importante è far perdere l’alleato antipatico più che l’avversario neutro o magari simpatico. Perciò gli sgambetti possono essere più determinanti delle alleanze.

IL VOTO PER BRUXELLES

Si scrive Europa, si legge Italia. L’appuntamento elettorale dell’8 e 9 giugno servirà a delineare i nuovi equilibri all’interno del Parlamento dell’Unione, ma i risultati e le percentuali avranno un peso notevole nella politica interna. Come ha sempre detto, senza nascondersi, il presidente del consiglio e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Ad ulteriore rafforzamento di questo ragionamento c’è la presenza di quasi tutti i big nelle liste, con le sole eccezioni di Giuseppe Conte (Cinque Stelle), Matteo Salvini (Lega) e Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana). Il Lazio è inserito nella Circoscrizione dell’Italia Centrale, che comprende anche Toscana, Umbria e Marche. Sono diversi i motivi di interesse di questa consultazione.

LE SFIDE TRA I LEADER

Ci sono sia il Capo del Governo (Giorgia Meloni) che quello del maggior partito dell’opposizione (Elly Schlein). Un’occasione anche per capire chi tra le due riuscirà a costituire un maggiore valore aggiunto per la propria parte politica. Da settimane si discute (in modo noioso e stucchevole) sul fatto che i leader non dovrebbero partecipare perché poi non andranno a Bruxelles. E’ sempre successo e la politica italiana è diversa da quella degli altri Paesi. Il ministro degli esteri Antonio Tajani cercherà di spingere Forza Italia (è segretario nazionale), in una sfida a distanza con il capolista della Lega, il generale Roberto Vannacci, autore del libro Il mondo al contrario, assai contestato all’interno del Carroccio. Gli “azzurri” cercano il sorpasso nei confronti degli alleati per diventare il secondo partito del centrodestra, agganciato strutturalmente al Ppe. Su Vannacci a questo punto si giocherà gran parte del futuro ruolo di Salvini: il Capitano è assediato all’interno della Lega e una doppia sconfitta (sotto il 10% e dietro Forza Italia) aprirebbe di fatto la corsa alla successione. Interessante il confronto tra Carlo Calenda (capolista di Azione) e Matteo Renzi (Italia Viva), all’ultimo posto degli Stati Uniti d’Europa, che come capolista schierano il noto avvocato Giovanni Domenico Caiazza, posizionato addirittura davanti a Emma Bonino (+Europa). L’ex sindaco di Roma Ignazio Marino alla testa di Alleanza Verdi e Sinistra, l’ex calciatrice Carolina Morace nei Cinque Stelle. Ci sarà anche Michele Santoro, leader di Pace, Terra e Dignità.

CANDIDATI LOCALI, USCENTI E… ZINGARETTI

Della provincia di Frosinone ci sono Mario Abbruzzese (Lega), Rossella Chiusaroli (Forza Italia), Maria Veronica Rossi (Fratelli d’Italia), Luciano Conte (Alleanza Verdi e Sinistra), Giuseppina Bonaviri (Stati Uniti d’Europa). Abbruzzese ci crede e sta girando tutte le province della circoscrizione a caccia di preferenza. La Chiusaroli è una fedelissima del senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale di Forza Italia: punta ad un risultato importante, specialmente nel Basso Lazio. Maria Veronica Rossi è andata via dalla Lega (un ulteriore segnale di malumore nel partito a livello provinciale), aderendo a Fratelli d’Italia. Tra gli europarlamentari uscenti Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia) è sicuramente uno di quelli che può fare il pieno di preferenze. E’ già co-presidente del gruppo dei Conservatori europei, che possono rappresentare la vera sorpresa di questa tornata elettorale. Salvatore De Meo (Forza Italia) ha già dimostrato in svariate occasioni di avere grande dimestichezza con i voti e con le preferenze. Il deputato del Pd Nicola Zingaretti (ex presidente della Regione Lazio) è al centro di alcuni scenari sicuramente suggestivi. Per il toro-europee, debiti scongiuri a parte Procaccini, De Meo e Zingaretti sono già a Bruxelles.
Quest’ultimo da un lato sfida a distanza Renata Polverini (Forza Italia), che l’ha preceduto al governo della Regione. Dall’altro si troverà a fronteggiare il suo ex vicepresidente Massimiliano Smeriglio (Alleanza Verdi e Sinistra) e l’assessore alla sanità durante la fase del Covid: Alessio D’Amato (Azione). Il fronte più impegnativo per Zingaretti sarà però quello interno al Pd. Dovrà vedersela con candidati indubbiamente solidi e strutturati: i sindaci Dario Nardella (Firenze), Matteo Ricci (Pesaro), l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Sarà interessante verificare i movimenti di Rete Democratica, l’area politica che un anno fa ha sostenuto in massa l’elezione a segretario regionale di Daniele Leodori. Di Rete Democratica fanno parte il parlamentare romano Claudio Mancini e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Vedremo i voti che andranno a Zingaretti. Mentre Goffredo Bettini appare orientato su Matteo Ricci. Proprio Nicola Zingaretti, ieri pomeriggio a Fossanova, ha lanciato la sfida al centrodestra. Dimostrando la solita determinazione che lo ha contraddistinto in ogni campagna elettorale. Stavolta però dovrà guardarsi più dagli alleati che dagli avversari.

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