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Enzo Salera non tira a campare e azzera la giunta nel silenzio del Pd, Forza Italia é ora di cambiare. Terzo Polo: i voti veri li ha solo Massimiliano Quadrini

Licandro Licantropo
Febbraio 17, 2023
Enzo Salera, sindaco di Cassino

Enzo Salera azzera la giunta nel silenzio generale (e prolungato) del Pd. Cassino è la seconda città della provincia di Frosinone e visto che il capoluogo è saldamente nelle mani del centrodestra, va da sé che parliamo dell’Amministrazione più importante a guida centrosinistra. Il fuoco covava sotto la cenere da tempo: la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata rappresentata dalla sconfitta di Luigi Germani alle provinciali, quando Salera ha capito che le logiche di partito erano più importanti della salvaguardia del quadro politico della sua maggioranza. Pensare Democratico ha effettuato l’ennesima prova di forza, con Barbara Di Rollo (presidente del consiglio comunale di Cassino) schierata con Di Stefano. La seconda puntata alle regionali, con l’appoggio alla Battisti.

Mentre Enzo Salera, cercando di dare l’esempio, aveva determinato il ritiro della candidatura di Maria Concetta Tamburrini, pronta al “ticket” con Pompeo. Ma altri assessori avevano deciso di candidarsi alle regionali, da Maccaro (Demos) ad Alifuoco (Terzo Polo). La situazione è sfuggita di mano. Ma soprattutto nel Pd nulla è stato fatto per cercare di spegnere i fuochi e dare una sponda a Salera. Anzi, adesso è più chiaro che mai che la strategia di Pensare Democratico di Francesco De Angelis è quella di battere ovunque Antonio Pompeo ed Enzo Salera: alla Provincia, alle regionali, a Ferentino, a Cassino. Poco importa se cadono Amministrazioni e un’intera area dei Democrat viene di fatto accompagnata alla porta. Enzo Salera inizia oggi le consultazioni per procedere al rimpasto. Non ha molte vie di uscita. Può darsi che alla fine riuscirà a trovare una soluzione che gli consenta di andare avanti. Ciò non toglie che il Pd ne esce ancora una volta a pezzi. Chissà se ci sarà, perlomeno, una presa di posizione del segretario Luca Fantini.

LE REGIONALI

Soltanto due partiti sopra il 20% in provincia di Frosinone alle regionali: Fratelli d’Italia al 28,11% e Pd al 22,66%. In termini di voti fanno 50.089 e 40.380, anche se mancano ancora (a distanza di giorni ormai) i dati definitivi di alcune sezioni. Al terzo posto c’è la Lega con il 12,32% (21.944 voti). L’affluenza ai minimi storici ha determinato un abbassamento di voti e percentuali per tutti, accentuando il distacco tra le forze politiche più grandi e le altre. Adesso però, effettuati i bilanci, è tempo di riflessioni. Hanno eletto consiglieri regionali solo Fratelli d’Italia (2) e Pd (1). La Lega si è trovata davanti al caso di Pasquale Ciacciarelli, fuori dalla Pisana nonostante quasi 14.000 preferenze, per gli ingranaggi e le applicazioni di una legge elettorale complessa e beffarda. Ma pure perché la Lega gli ha costruito attorno una lista debole, che infatti non ha raggiunto il quorum. Ci sono partiti che al momento non riescono a incidere come vorrebbero o come hanno fatto in passato.

FORZA ITALIA E TERZO POLO

Forza Italia è al 10,46% in provincia di Frosinone: percentuale dignitosa e in linea con quella delle politiche. Ma dei 18.630 voti ottenuti, 5.406 sono di Gianluca Quadrini e 4.802 di Giuseppe Sacco. Quadrini è tornato nel partito all’ultimo suono della sirena e meno male che Claudio Fazzone, parlamentare e leader regionale, è uno che si rende conto delle situazioni. Il consigliere provinciale ha un carattere politicamente esuberante, ma quando si tratta di prendere voti (ponderati o diretti) c’è sempre. L’incognita, considerando i precedenti, è la permanenza di Gianluca Quadrini nel partito. 

Il sindaco di Roccasecca ha voluto dimostrare di avere un certo radicamento nel territorio. Il risultato delle regionali sarà importante nel prossimo futuro. Sia Quadrini che Sacco però dimostrano che il consenso si ottiene stando sul territorio, a contatto con la gente, svolgendo il mestiere di amministratore. Con le 5.000 preferenze di Quadrini, oggi Pasquale Ciacciarelli sarebbe consigliere regionale. A volte non è lo scontro la soluzione migliore per risolvere i problemi nei partiti. Forza Italia però dovrà interrogarsi sull’assetto nel territorio. Forse è arrivato il momento di superare lo schema dei tre commissari, Adriano Piacentini, Rossella Chiusaroli e Daniele Natalia. Un coordinatore unico, affiancato da una squadra motivata e all’altezza, potrebbe cercare un rilancio diverso.

Azione e Italia Viva hanno preso il 5,01%, cioè 8.933 voti, 6.322 dei quali però sono preferenze secche di Massimiliano Quadrini, sindaco di Isola del Liri e indubbiamente l’uomo di punta del partito di Carlo Calenda in Ciociaria. Quadrini nella sua carriera politica ha costantemente dimostrato di avere consenso e radicamento nel territorio. Da sindaco, da consigliere provinciale (con il voto degli amministratori quindi). Nel Partito Democratico ha fatto spesso la differenza, poi ha sbattuto la porta quando ha capito che non c’erano spazi per la candidatura alla presidenza della Provincia. Adesso però deve porsi il problema di quali sono le strategie di Azione. Non soltanto a livello nazionale ma anche provinciale. Il segretario Antonello Antonellis mantiene il posizionamento nel centrosinistra, ma quando ci sono delle elezioni come le regionali servono voti e preferenze. E soltanto Massimiliano Quadrini ha dimostrato di averne. Italia Viva non è pervenuta: Germano Caperna, Valentina Calcagni e Salvatore Fontana dovranno cercare di capire cosa non sta funzionando in Ciociaria.

MOVIMENTO CINQUE STELLE

Il crollo è stato evidente, sia nel confronto con il 2018 che con le politiche dello scorso settembre. I voti sono stati 10.933, il 6,14%. Il Movimento di Giuseppe Conte paga l’assoluta mancanza di radicamento nel territorio, a distanza di ben dieci anni dalla prima importante affermazione del 2013, sia alle politiche che alle regionali di allora. Una situazione inspiegabile perché c’era tutto il tempo per strutturarsi. Adesso il Movimento ha deciso di affidarsi a Ilaria Fontana, nominata coordinatrice politica. Di fatto però lo era già.

Alle politiche aveva funzionato il voto di opinione, favorito anche dalle difficoltà del Pd. Ma quando in Ciociaria il Partito Democratico concorre in competizioni dove vale l’organizzazione, va meglio e non lascia spazi. Si era già visto alle comunali di Frosinone, dove, nonostante la terza vittoria consecutiva del centrodestra, i Democrat sono arrivati primi. Se si considerano anche i risultati di altre forze del centrosinistra (il Psi, Demos, Più Europa), è evidente che in provincia di Frosinone l’opposizione ad un centrodestra trainato da Fratelli d’Italia non può che essere costruita attorno al Partito Democratico. L’incognita è la tenuta interna dopo l’attacco di Antonio Pompeo a Pensare Democratico e al segretario Luca Fantini. Questa però è un’altra storia.

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