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Non siamo una Provincia per le imprese

Massimo Pizzuti
La crescita delle aziende a Roma traina il Lazio. Bene anche Latina. Mentre Viterbo e Rieti flettono e Frosinone affonda. Questa la fotografia scattata da Unioncamere Infocamere. Ma in Ciociaria come può cambiare qualcosa se nessuno dà risposte su nulla? E si pensa a chiudere la Monti Lepini…
Aprile 23, 2024

Roma cresce e traina il Lazio, Frosinone arranca e flette. Questa l’analisi sui dati relativi alla natalità e alla mortalità delle imprese diffusi dalla rilevazione di Unioncamere Infocamere.
Politica7, però, si meraviglia di chi continua a meravigliarsi. Analizziamo la situazione. Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma, dice: “Roma nel primo trimestre 2024, con il miglior saldo imprenditoriale nazionale, dimostra ancora una volta di saper reagire in maniera efficace alle difficoltà. Ma non bisogna adagiarsi ed è prioritario insistere nelle azioni di supporto al tessuto produttivo locale. L’anno passato e i primi mesi di quest’anno hanno registrato, in particolare, una forte crescita del turismo e la tenuta del settore delle costruzioni, due comparti vitali per l’economia romana. Le ingenti risorse del Pnrr, insieme a quelle stanziate per il Giubileo del 2025, rappresentano un’imperdibile opportunità per rigenerare le infrastrutture della nostra città, rilanciarne l’immagine a livello internazionale e avviare un percorso di crescita strutturale”.
Veniamo ai numeri. Nel primo trimestre 2024 nel Lazio c’è un saldo positivo di 993 imprese attive: +0,17% a fronte del -0,18% a livello nazionale. A Roma +1.287 imprese. Bene anche Latina: +44. Poi le dolenti note: -76 a Rieti, -97 a Viterbo, -165 a Frosinone. La Ciociaria dunque è fanalino di coda nel Lazio e fa segnare il risultato peggiore.
La raffica di analisi ci interessano poco, perché i numeri riflettono una situazione che si percepisce. E’ interessante notare come i settori che trainano la crescita a Roma e nel Lazio siano il turismo e le costruzioni. Sul primo sta insistendo da mesi Guido D’Amico, presidente nazionale di Confimprese. Il quale meriterebbe di essere ascoltato con attenzione. Per quanto riguarda le costruzioni, il presidente di Ance Frosinone Arnaldo Zeppieri sta agendo in silenzio da mesi, consapevole che è da questo settore che può essere agganciato il treno dello sviluppo. Ora, è chiaro che Roma ha prospettive diverse da ogni altra città e provincia in Italia. Ma cresce pure Latina. Mentre la Ciociaria rimane paralizzata e anzi indietreggia. Bisogna avere il coraggio di porsi una domanda: come potrebbe essere diversamente? Non si registrano mai degli scatti veri. La riunione degli Stati Generali e il Comitato per lo Sviluppo hanno avuto la “benedizione” del Governatore Francesco Rocca. Però gli input, le idee, le proposte devono arrivare dalla Provincia di Frosinone. Ed è necessario che siano concrete, fattibili, dettagliate, indicando le risorse. Tutto questo è avvenuto? Non ce ne siamo accorti.
Perché se Guido D’Amico ripete un giorno sì e l’altro pure che è fondamentale ragionare nell’ottica del Giubileo e guardare ad Oriente per le offerte turistiche nessuno lo segue?
Ma c’è di più. Il tema della Stazione dell’Alta Velocità in territorio di Supino-Ferentino è scomparso da ogni agenda politica. La bonifica della Valle del Sacco viene tirata fuori ogni tanto ma soltanto come slogan. Il tema delle infrastrutture continua ad essere il grande assente nel dibattito politico provinciale. Al Comune di Frosinone si prosegue insistendo sul provvedimento di chiusura al traffico pesante del tratto urbano della Monti Lepini. Fregandosene del fatto che un settore di eccellenza come quello dell’Autotrasporto verrebbe massacrato e che tutte le aziende avrebbero disagi e problemi sul versante dell’approvvigionamento e dei relativi costi. Non c’è un clima favorevole alle imprese in provincia di Frosinone. Questa è la realtà e va detta con forza. Poi però ci si meraviglia dei dati negativi dell’economia e in molti si avventurano in analisi e comunicati stampa che lasciano il tempo che trovano. Come dovrebbero migliorare i risultati e gli indicatori dell’economia provinciale se non cambia mai nulla? Almeno risparmiateci le ipocrisie del giorno dopo.