La Capitale, lasciandosi alle spalle un inverno asciutto e in vista dell’estate, guarda alle sue fonti di approvvigionamento, nella speranza che le precipitazioni tornino presto a rifornirle. Tra queste c’è il Lago di Bracciano nel territorio a Nord dell’Area Metropolitana, nei confronti del quale Acea ha una concessione dagli anni Novanta per prelevare acqua e rifornire l’acquedotto della Capitale. Dal 2016 le captazioni sono però ferme a causa di un repentino e grave abbassamento dei livelli del lago, con uno stop ai prelievi imposto dal Tribunale delle Acque, per scongiurare oltre all’emergenza idrica, una catastrofe ambientale.
“Stiamo monitorando la situazione” hanno riferito da Acea in occasione della giornata mondiale dedicata all’acqua. Intanto al lago di Bracciano il limite sta scendendo al livello di crisi del 2017. “Siamo già sotto di un metro –ha affermato il direttore del Parco, Daniele Badaloni– e siamo preoccupati per i cambiamenti climatici: le faggete di Bassano Oriolo che sono patrimonio dell’Unesco sono a rischio per mancanza di acqua”. Il lago non riceve più le captazioni di Acea da ottobre 2017, “ma stiamo ancora subendo i prelievi che in alcuni punti hanno provocato fino al 70% di riduzione di piante e alghe”. I pescatori denunciano la diminuzione dei pesci. Intanto Legambiente che ha portato in battello gli studenti del Talete sul Tevere fino al depuratore Roma Sud, attacca: “È necessario che l’acqua sia più potabile e pulita”. Ma Acea replica: “L’acqua di Roma è particolarmente pulita perché sorgiva”.
Sta di fatto che nell’ultimo secolo la diminuzione di un metro e mezzo si è registrata rarissime volte, ma dal gennaio 2021 a gennaio 2021 il bilancio idrologico è uguale a zero. Questo significa che il livello del lago non è cresciuto, quando per raggiungere uno stato di salute dovrebbe aumentare di almeno 20 centimetri all’anno. Il timore per la fauna e la flora del lago di Bracciano è concreto, mentre per quanto riguarda la possibile emergenza idrica la città di Roma sta cercando di intervenire sulle dispersioni (calate recentemente dal 40 al 37%) causate dalle cattive condizioni delle infrastrutture.