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Buschini-Pompeo: tutto in una sfida il futuro del Pd. Sorpresa Pulciani: centrodestra vicino al triplete alla Camera

Licandro Licantropo
Il 10 ottobre Giorgia Meloni riunirà tutti i parlamentari eletti di Fratelli d’Italia. Tre giorni dopo bisognerà votare i presidenti della Camera e del Senato nel giorno del debutto del nuovo Parlamento.
Ottobre 2, 2022
Paolo Pulciani

Saranno entrambi candidati alle regionali e si giocheranno la leadership del Pd provinciale. Parliamo del consigliere Mauro Buschini e del presidente della Provincia Antonio Pompeo. Francesco De Angelis e Sara Battisti permettendo naturalmente. Ma il leader di Pensare Democratico non sembra avere alcuna intenzione di concorrere a nulla e per quanto riguarda il futuro della sua corrente intende aspettare l’esito della corsa alla Pisana. Quanto a Sara Battisti, consigliere e vicesegretario regionale, naturalmente proverà ad ottenere il bis ma ha capito che il vento è profondamente cambiato. Buschini e Pompeo si stanno già muovendo, nei singoli Comuni, nei contatti con gli amministratori. Il congresso nazionale del Pd arriverà a definizione tra marzo e aprile 2023, quindi dopo le regionali. Mauro Buschini e Antonio Pompeo non si “sopportano”, né sul piano politico né su quello personale. Potrebbe essere la sfida giusta per mobilitare i militanti del Pd, da una parte o dall’altra. Intanto per la candidatura alla presidenza della Regione sono tornate a salire le azioni del vicepresidente Daniele Leodori. Il tempo a disposizione non sarà molto e la necessità sembra essere quella di riproporre quello che il centrosinistra chiama “Modello Lazio”. Sul piano delle alleanze naturalmente. Con il Movimento Cinque Stelle soprattutto. Dipenderà molto dal confronto in direzione regionale ma anche dalla possibile intesa tra Nicola Zingaretti e Bruno Astorre. In Ciociaria il Partito Democratico continua a collezionale pesanti sconfitte ovunque, dai Comuni alle politiche. Occorrerebbe una formula vincente sul tipo dell’asse tra Francesco De Angelis e Francesco Scalia. Mauro Buschini e Antonio Pompeo possono determinare una competizione forte alle regionali, ma difficilmente riusciranno poi a “dividersi” il partito in quel modo. Intanto perché Francesco De Angelis ci sarà comunque, in secondo luogo perché gli amministratori dei Democrat sono stanchi, disillusi e molti perfino “incazzati”.

PROVINCIA, ANAGNI, FERENTINO

Intanto però ci saranno altre elezioni nei prossimi mesi. Soltanto incognite e poche certezze. A fine ottobre Antonio Pompeo terminerà il secondo mandato da presidente della Provincia. Si voterà a gennaio. Ma definire il quadro al momento è un rebus: i sindaci con meno di diciotto mesi di mandato davanti non possono essere candidati alla presidenza. Una “tagliola” per la stragrande maggioranza della classe dirigente del Pd. Non si può puntare su Enzo Salera, Simone Costanzo, Enrico Pittiglio, Adriano Lampazzi. Sono solo alcuni nomi. Il centrodestra invece dovrà trovare una mediazione all’altezza: se Riccardo Mastrangeli non avesse sostanzialmente aderito alla Lega, sarebbe stato perfetto come rappresentante di tutta la coalizione. Adesso è più difficile.
Salgono le quotazioni del sindaco di Ceccano, Roberto Caligiore e di quello di Patrica, Lucio Fiordaliso in Fratelli d’Italia che in una logica di equilibrio con il Carroccio e alla luce dei numeri espressi dalle urne di domenica scorsa proverà a rivendicare la presidenza di Piazza Gramsci.

Ad Anagni intanto il sindaco Daniele Natalia, dirigente di Forza Italia, non ha più la maggioranza e non riunisce l’intero centrodestra. Troppe lacerazioni, troppi “rancori”, troppi distinguo. Non vale neppure la pena ripercorrere quello che è successo, il fatto è che le difficoltà sono evidenti e forse insormontabili. Franco Fiorito, ex capogruppo regionale del Pdl, si sta divertendo a terremotare il quadro politico. Ci sta, fa parte dei giochi. Ma sarebbe in grado di guidare (con qualunque tipo di ruolo) una coalizione in grado di vincere le elezioni e poi amministrare il Comune della Città dei Papi? Questo è il dilemma. Si attendono risposte. Alessandro Cardinali, vicepresidente della Provincia, osserva con attenzione e tranquillità l’evolversi della situazione. L’idea del Campo largo (che ha funzionato alle provinciali del dicembre 2021) non è più praticabile. Diversa sarebbe la prospettiva di una coalizione caratterizzata da un profilo fortemente civico. Ma Cardinali non ha fretta e sa che le evoluzioni degli scenari nazionali e regionali può riservare delle sorprese clamorose. A Ferentino nessuno scopre davvero le carte, neppure il sindaco Antonio Pompeo. Ma anche lì sarà una competizione elettorale “avvelenata” e frammentata. In tutte e tre le situazioni il Partito Democratico non appare nelle condizioni di riunire il quadro del centrosinistra o del fronte progressista che dir si voglia. Mentre il centrodestra dovrebbe esportare il Modello Frosinone di qualche mese fa, ma gli spazi sono stretti e ad Anagni le spaccature non sembrano ricomponibili. Si tratta di tre enti importanti e strategici, dove la partita è apertissima e dove i risultati potrebbero cambiare molti degli assetti conosciuti.

PULCIANI, PIÙ DENTRO CHE FUORI

Determinare con esattezza gli eletti con il sistema elettorale vigente pare sia diventata una specie di “mission impossible”. In ogni caso Paolo Pulciani, l’avvocato di Pofi, storico esponente di Fratelli d’Italia, in questo momento è il secondo rappresentante del partito della Meloni alla Camera dei Deputati e con Ruspandini e Ottaviani andrà a rappresentare il nostro territorio alla Camera dei Deputati.
La sua elezione dovrebbe essere ratificata nelle prossime ore.
Pulciani entrerà a Montecitorio grazie al resto più alto della sua percentuale che ha permesso a FdI di conquistare, nel collegio Frosinone-Latina, il secondo seggio.
Nel complesso meccanismo di assegnazione dei seggi ha influito sulla ripartizione lo straordinario risultato della Meloni in Veneto che in quella regione ha eletto tutti i candidati di alcuni collegi. A quel punto, nel gioco della ripartizione nazionale, il nostro collegio era quello che presentava il resto più alto.
Tra Pulciani e la sicurezza dell’elezione, al momento, c’è da aspettare, secondo alcune indiscrezioni, solo l’esito di un ricorso presentato in Campania.

LE TAPPE DELLA MELONI

Il 10 ottobre Giorgia Meloni riunirà tutti i parlamentari eletti di Fratelli d’Italia. Tre giorni dopo bisognerà votare i presidenti della Camera e del Senato nel giorno del debutto del nuovo Parlamento. In quell’occasione la Meloni farà il punto sul profilo che il partito dovrà avere nella prossima legislatura. Ma ormai il quadro è definito: si parla molto di responsabilità e di necessità di parlare con i fatti. Rispetto al 2018 però la situazione è molto diversa. Allora non c’era una maggioranza e alla fine la Lega si staccò dal centrodestra per andare al Governo con il Movimento Cinque Stelle. Stavolta il centrodestra ha numeri enormi ed esprime la maggioranza assoluta sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. Non ci saranno le “tarantelle” e i ritardi nel varo del Governo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sa che l’Italia non può permettersi vuoti di potere. Subito dopo l’inizio della nuova legislatura ogni giorno sarà buono per l’incarico di presidente del consiglio a Giorgia Meloni. “Pronti” adesso, dalle parti di Fratelli d’Italia, non è più uno slogan.

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