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Motivatori, condottieri, sognatori: quelli che faranno vincere il ballottaggio

Licandro Licantropo
Le motivazioni psicologiche esistono pure in politica. Senza alcuna ipocrisia: contano molto pure quelle “contro”, per far perdere l’avversario piuttosto che per vincere. Intanto Domenico Marzi ha subito sfidato Riccardo Mastrangeli in piazza.
Giugno 15, 2022
Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi, i due candidati alla poltrona di primo cittadino di Frosinone

Apericena con tutti i candidati al consiglio comunale per sottolineare il fatto che lui punta su di loro esattamente come ha fatto per il primo turno. Riccardo Mastrangeli li ha riuniti sera: la maggior parte di loro non potrà più essere eletto consigliere, ma il leader del centrodestra vuole farli sentire parte della squadra. Come Francesco De Angelis in queste settimane ha fatto sentire importante ogni singolo rappresentante del Campo largo. Le motivazioni psicologiche esistono pure in politica. Senza alcuna ipocrisia: contano molto pure quelle “contro”, per far perdere l’avversario piuttosto che per vincere. Intanto Domenico Marzi ha subito sfidato Riccardo Mastrangeli in piazza. Quest’ultimo ha risposto che il due volte sindaco intende la politica come un incontro di box. Ci sono tutti gli elementi per affermare che il ballottaggio verrà deciso sia dalle strategie che dalla pancia.

LIMITI E VIRTU’ DEL CENTRODESTRA

La campagna elettorale sul piano amministrativo è stata impostata quasi interamente sulla continuità amministrativa rispetto ai dieci anni di giunta Ottaviani. Il capoluogo è stato guidato bene, le opere realizzate si vedono, le iniziative sono state molte e il risanamento dei conti dopo i 50 milioni di euro di deficit è certificato dal massimo organo di controllo contabile del Paese. L’unità della coalizione c’è stata, ma forse è mancato lo scatto decisivo, quello che Mastrangeli deve assolutamente effettuare adesso. La strada l’ha mostrata Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sul palco del Matusa. E’ necessario coinvolgere, entusiasmare, condividere, far sentire tutti parte di un progetto politico e di visione della società. Ci sono dei risultati che lo dimostrano.
Primo fra tutti quello della Lista per Frosinone di Antonio Scaccia, che si è dimostrato ancora una volta un trascinatore come pochi. Francesca Chiappini ha sfiorato le mille preferenze, ma anche Corrado Renzi e Sergio Verrelli sono andati fortissimo. Perché si sentono parte di una comunità di persone. Un altro esempio è quello di Massimiliano Tagliaferri, della Lista Ottaviani: non ama la ribalta, ma ha un’organizzazione e una capacità di mettersi al servizio della squadra che in pochi possono vantare. C’è l’esempio di Fratelli d’Italia: il senatore Massimo Ruspandini ha dato carta bianca a Fabio Tagliaferri, rivitalizzandolo sul piano politico. In diversi, dopo lo spoglio, si sono chiesti ad alta voce perché Fabio Tagliaferri non si sia candidato in prima persona perché i suoi voti avrebbero potuto aiutare Mastrangeli a scavallare il 50%. Probabilmente è perfino vero, ma il risultato di Fratelli d’Italia dimostra che in tanti hanno preso molti voti. Senza “picchi” eccezionali, ma è la media che trasmette una sensazione di comunità politica. Si tratta di esempi che adesso vanno trascinati nel ballottaggio. Dando un taglio politico forte e riconoscibile ad una campagna elettorale finora soprattutto amministrativa per volontà di Nicola Ottaviani. L’attuale sindaco e coordinatore provinciale della Lega è inevitabilmente ingombrante politicamente. Ci sarà anche lui per l’ultimo scatto, ma Riccardo Mastrangeli per diventare sindaco dovrà far “sognare” l’intero centrodestra: sia la squadra che lo sostiene che gli elettori. Come può farlo? Dando una visione di società, evidenziando che ci saranno scelte politiche e perfino identitarie. Non solo atti e delibere amministrative. Nell’autunno del 2021 questa stessa coalizione appariva destinata a dividersi e a perdersi: era già chiaro che il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli avrebbe concorso con il centrosinistra, insieme a Carlo Gagliardi e a Carmine Tucci. La linea è stata: la porta è quella, si accomodino. A questo punto non serve guardare indietro, ma quanto successo va analizzato per non commettere gli stessi errori. Occorre un progetto di totale condivisione politica più che amministrativa, convincendo Nicola Ottaviani a sposare tale impostazione. La mobilitazione è una questione di cuore più che di testa.

PROSPETTIVE DEL CAMPO LARGO

Ieri è venuto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: per intestarsi il risultato di essere arrivato al ballottaggio e per trasmettere il solito messaggio di “circuito virtuoso”, nel senso che un’Amministrazione comunale dello stesso colore politico di quello della Regione può avere davanti un mare di possibilità e di occasioni. Ma è davvero così? Nell’ultimo mese Francesco De Angelis è apparso “tarantolato”: instancabile, sicuro, ha caricato “a molla” ogni singolo candidato.
Ad urne chiuse ha scoperto però che il Campo largo non è “concimato” dall’asse con il Movimento Cinque Stelle, appena al di sopra dell’1%. Nulla. Il Campo largo si nutre degli slanci dei pezzi da novanta del Partito Democratico e dei candidati della Lista Marzi, di alcuni di quella di Michele Marini. De Angelis non aveva bisogno di scoprire che gente come Alessandra Mandarelli e Carlo Gagliardi avrebbe dato un contributo decisivo per evitare che il centrodestra vincesse al primo turno. Stesso ragionamento per il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli. Continuerà in questo modo: farà il motivatore più che lo stratega politico. Però, nonostante tutto questo, Domenico Marzi è rimasto a più di dieci punti di distacco dal 50%. Al secondo turno l’affluenza si abbassa e la partita cambia. Ma per vincere il Campo largo ha bisogno di un progetto amministrativo riconoscibile e autorevole. Finora ha funzionato benissimo l’impostazione di “fermare il centrodestra di Nicola Ottaviani”. Di Nicola Ottaviani. Non di Riccardo Mastrangeli. In questo giorni però bisognerà far capire bene in cosa consiste davvero il programma di governo. Domenico Marzi dovrà insistere su questo.
In generale, diciamo la verità, il confronto avvenuto finora è stato tutto rivolto al passato remoto o prossimo: l’ascensore inclinato, il piano di risanamento. Il dibattito è stato stanco e deludente. In questi dieci giorni succederà di tutto e di più, le polemiche schizzeranno alle stelle. Servono identità politica, progetto amministrativo e capacità di forte mobilitazione. Sarà una coda di campagna elettorale molto fisica (nel senso di capacità di raggiungere più quartieri e abitazioni possibili) e avvelenata. La diminuzione dei votanti è stata evidente. Significa che servono condottieri. Ora più che mai.

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