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Il rischio di balcanizzazione di Forza Italia dopo la morte di Berlusconi. Pd, il ritorno del soldato Bersani. Enzo Salera indossa i panni del pacificatore: Sarah Grieco c’è, nessuna traccia di Barbara Di Rollo

Licandro Licantropo
Giugno 13, 2023
Silvio Berlusconi

All’indomani della morte di Silvio Berlusconi il rischio di balcanizzazione di Forza Italia c’è. Il presidente del consiglio Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, si sta già muovendo per evitarlo: il centrodestra di governo non ha bisogno di “guerre intestine” in questa fase. Il calendario aiuta: fra un anno ci sono le europee, nelle quali si vota con il proporzionale. Istituire una sorta di cabina di regia “azzurra” sulle fondamenta di una tregua armata potrebbe servire a tutti. Fra l’altro ci sono problemi pratici difficili da affrontare senza la necessaria serenità: il destino del simbolo, la questione economica e organizzativa. Non esiste un leader riconosciuto da tutti gli altri.

Neppure il ministro degli esteri Antonio Tajani. Trovare una convergenza tra Marta Fascina, Licia Ronzulli, Alessandro Cattaneo, Maurizio Gasparri, Gianfranco Micciché e Claudio Fazzone non è semplicissimo. L’8% del partito fa gola a molti. In questi ultimi anni tanti sono andati via: in Fratelli d’Italia e nella Lega soprattutto. Lo abbiamo visto anche in provincia di Frosinone: Antonello Iannarilli e Alessia Savo con FdI, Nicola Ottaviani e Riccardo Mastrangeli con la Lega. Ma anche Carlo Calenda e Matteo Renzi potrebbero provare a far suonare le loro sirene.

Il capo politico di Azione lo ha fatto con Maria Stella Gelmini e con Mara Carfagna. Però adesso è troppo presto e Giorgia Meloni non vuole scossoni. Le dichiarazioni di Antonio Tajani sembrano andare nella direzione di un congelamento della situazione: “Forza Italia continuerà a lavorare nel solco delle indicazioni di Silvio Berlusconi. Continueremo a fare ciò che lui ci ha sempre suggerito di fare, ci ha sempre consigliato. Per me è stato un prezioso motore di idee”. La prospettiva delle europee può aiutare, anche perché Forza Italia è parte integrante del Ppe. Nel caso di un’alleanza con i Conservatori (famiglia politica della quale fa parte Fratelli d’Italia), le strade degli “azzurri” e di FdI potrebbero incontrarsi facilmente. Ma nel Parlamento italiano i rischi di “distinguo” saranno all’ordine del giorno.

BERSANI TORNA NELLA DITTA E FANTINI  BENEDICE SALERA

Nel giorno in cui Pierluigi Bersani ha annunciato il suo ritorno, da semplice iscritto, nel Partito Democratico, a Cassino il segretario provinciale Luca Fantini ha “benedetto” il Cantiere Aperto del sindaco Enzo Salera. Lo ha fatto dopo l’apertura di Francesco De Angelis ad una ricomposizione del quadro interno a dodici mesi dalle elezioni comunali. 

Esattamente quattro anni fa Salera indossava la fascia tricolore, al termine di una campagna elettorale più nervosa che complicata. Con le solite e immancabili divisioni nei Democrat. In quell’occasione sembrava che Salera e l’allora presidente della Provincia Antonio Pompeo avrebbero stretto un patto di ferro per sempre. Stessa sensazione a dicembre in occasione delle provinciali, con la convergenza dei due su Luigi Germani come candidato alla presidenza. Invece le cose sono andate in maniera diversa e il Pd non vuole ripetere certe situazioni: Ferentino e Anagni le ultime. Comuni grandi, dove le spaccature hanno lasciato il segno.

Enzo Salera ha capito di essere in una irripetibile posizione di forza. Con Frosinone governata dal centrodestra da ormai undici anni, la seconda città della provincia, Cassino, assume un peso enorme  nel centrosinistra e nel Pd. Un mandato bis spalancherebbe al sindaco degli scenari importanti. Però adesso bisognerà capire fino a che punto è possibile ricomporre davvero il quadro. Con Sarah Grieco, leader delle Democratiche, le premesse ci sono tutte. Non c’è dubbio. I due ieri hanno parlato a lungo in modo assolutamente disteso.

Non c’era invece Barbara Di Rollo, presidente del consiglio comunale di Cassino e politicamente emarginata da Salera dopo l’ultimo rimpasto di giunta e di maggioranza. Barbara Di Rollo è stata per pochi mesi consigliere regionale, fa parte di Pensare Democratico di Francesco De Angelis ed è una fedelissima di Sara Battisti. Sia alle provinciali che alle regionali non si è affatto risparmiata in campagna elettorale. Ma con Enzo Salera il rapporto si è rotto da tempo e non è semplice rimettere insieme i cocci. De Angelis e Battisti sono naturalmente nelle condizioni di farlo, ma vanno trovate soluzioni politiche importanti e concrete.

In ogni caso il Cantiere Aperto di Enzo Salera è stato allestito. Vedremo come e in quali tempi risponderà il centrodestra, che sembra non essersi ancora del tutto ripreso dopo la fine dell’esperienza di Carlo Maria D’Alessandro. Le ultime elezioni comunali hanno dimostrato, sia a livello nazionale che regional-provinciale, quanto “tiri” l’esperienza di governo. Non soltanto l’effetto Giorgia Meloni, ma anche Francesco Rocca, che ad Anagni ci ha messo la faccia fino in fondo. A Cassino Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati dovrebbero ragionare nella medesima ottica. Anche perché il prossimo anno, oltre che alle comunali si voterà per le europee. Un appuntamento che il Governo Meloni sta attenzionando perché cruciale. Quindi ci sarà una fortissima caratterizzazione politica delle comunali. Un’occasione enorme per il centrodestra provinciale guardando a Cassino. Le difficoltà non mancano e sono sempre le stesse: difficoltà a dialogare e a ragionare da coalizione. Per invertire la tendenza basta poco però.

Sul piano nazionale, ospite nella masseria di Bruno Vespa, il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte ha ancora una volta sbattuto la porta in faccia all’ipotesi di un’alleanza organica con il Pd. Ha ragione il direttore di Libero Alessandro Sallusti quando sostiene che Conte, avendo ricoperto il ruolo di presidente del consiglio, non tornerà mai “sotto padrone”. Nel senso che non accetterà il ruolo di gregario o di comprimario in un’alleanza dominata dal Partito Democratico di Elly Schlein.

La decisione di andare per proprio conto alle politiche e alle regionali del Lazio conferma pienamente questa analisi. Sorprende invece il fatto che il Movimento rinunci sul nascere a cercare di radicarsi nei territori. Anche in provincia di Frosinone, dove alle comunali non riesce ad incidere e dagli enti intermedi è completamente assente. Senza un’azione del basso sarà difficile tenere le percentuali di adesso nel lungo periodo.