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Guerra all’Ucraina: cosa si nasconde dietro le bombe. L’Europa sarà la grande vittima

Alberto Fraja
Come si è arrivati alla guerra d’Ucraina? E’ questo che bisogna sforzarsi di capire prima di tentare risposte minimamente centrate
Marzo 1, 2022
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C’è scappata la guerra. Ma per il momento piano con i giudizi tranchant. Mai e poi mai, quando si imbracciano le armi per scannare il nemico, tutti i torti li rinvieni di qua, tutte le ragioni le scovi di là. Putin non è un terziario francescano, gli americani non sono dei santocchi immacolati, l’Europa sembra una compagnia di freak shows.

Come si è arrivati alla guerra d’Ucraina? E’ questo che bisogna sforzarsi di capire prima di tentare risposte minimamente centrate, ovvero non sedute su dichiarazioni ufficiali e accuse incrociate. Sempre e comunque tenendo presente che la guerra è uno schifo, che la guerra l’ha scatenata Putin e che a scapitarci la ghirba saranno come sempre i poveracci. La situazione è escalata verso esiti ingravescenti nel seguente dei modi.

2 giugno 2020 – La Nato riconosce l’Ucraina come partner del programma Enhanced Opportunities. Vulgo: creare nuove opportunità perché Kiev aderisca all’Alleanza Atlantica. Era da anni che l’Ucraina era tentata dall’entrare nell’esercitone guidato dagli yankees. Desiderio esaudito, almeno formalmente e giuridicamente, con la modifica nel 2019 della Costituzione ucraina nella quale l’adesione al Patto atlantico e all’Unione europea si materializza come obiettivo concretissimo.

La Russia resta, per un momento, a guardare ma a Putin si imporporano le gote di rabbia il 12 giugno dello stesso anno quando la percezione sulla progressiva avanzata americana in quello che Mosca considera l’ultimo pezzo di muraglia inviolabile del suo “estero vicino”, si fa evidente.

8 giugno 2021 – Il segretario di Stato americano Antony Blinken dichiara: “Noi sosteniamo l’adesione dell’Ucraina alla Nato”.

17 dicembre 2021 – Siccome ai russi la prospettiva di ritrovarsi nel giardino di casa le armi occidentali non suscita soverchi entusiasmi, il Cremlino elabora due progetti specifici per la rifondazione di una “sicurezza collettiva in Europa”. Richieste esplicite: garanzie scritte della Nato sulla non-estensione a est (Ucraina e Georgia) e ritiro immediato delle forze Usa dai Paesi dell’Europa orientale. Gli Usa fanno orecchi da mercante.

Qualche giorno fa la tv ha rimandato in onda la celebre intervista di Oliver Stone a Putin nella quale l’autarca di Santa Madre Russia bacchetta Gorbaciov che a questo proposito avrebbe dovuto pretendere dagli Usa un impegno scritto: “Si accontentò di parlare con gli americani, ha considerato che questo bastasse. Ma le cose non funzionano così”. A buon intenditor con tutto quel che segue.

10 gennaio 2022 – A Ginevra si tiene un vertice russo-americano nell’ambito dell’iniziativa di “Dialogo sulla sicurezza strategica” lanciata da Biden e Putin. Vertice seguito da un summit nel quadro dell’Osce. Entrambi gli incontri non porteranno ad alcun risultato concreto. Che le cose, a questo punto, si stiano avviando verso esiti i più devastanti lo intuiscono per prime Francia e Germania che per più volte hanno espresso la loro opposizione all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. L’Italia, more solito, in tutto questo concènto di abboccamenti diplomatici, non tocca palla contando come il due di briscola quando l’asso è in tavola.

19 gennaio 2022 – Gli Stati Uniti stanziano 200 milioni di dollari in aiuti militari all’Ucraina, in aggiunta ad altri 450 già concordati in precedenza. Sorge il sospetto che quegli aiuti servano da grimaldello per mettere all’angolo la Russia. A questo punto Putin perde la pazienza e fa quello che fa: scatena l’inferno. Perché solo uno stolto può pensare che l’Ucraina, la terra primigenia di Russia che nasce a Kiev dove si materializza il primo atto di conversione delle popolazioni slave al cristianesimo e da dove partono i principi slavi per andare a fondare Mosca, possa finire nella sfera d’influenza dell’Occidente.

Adesso che le carte si sono scoperte, perché la Nato – vi chiederete voi – non interviene in Ucraina, non la difende fattivamente, non spara un solo colpo contro i blindati dell’Armata Rossa? Non lo farà perché non lo ha mai fatto. Gli americani, che hanno già spostato addestratori e personale diplomatico, non sono disposti a morire per Kiev. Tra i cittadini ucraini oggi più che mai un vecchio adagio dovrebbe riecheggiare spettrale: “Washington è lontana, Mosca è vicina”.

Allo stesso tempo è difficile pensare che Putin, da abile tattico judoka quale è – a differenza dei pingui predecessori in preda a vodka e debolezza post sovietica – voglia davvero impantanarsi in Ucraina all’infinito. Rischierebbe di trasformarla nel suo Vietnam, o nella sua Afghanistan se più aggrada il parallelismo con la storia sovietica. Finirà che i russi incasseranno il controllo territoriale delle aree russofone mentre l’America, imponendo ulteriori sanzioni, avrà raggiunto il suo scopo: quello di venderci lei il gas con il quale accendere le nostre stufe e il grano del Canada. La guerra vera finirà probabilmente con un regime change a Kiev. La guerra figurata lascerà una sola vittima: l’Europa, un caravanserraglio di scalcinati hidalgo non in grado di combattere ma solo di belare. E di pagare il conto più salato.

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