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Giancarlo Righini: il taglia tasse. La Tav diventi una proprietà del territorio

Massimo Pizzuti
Il consiglio regionale del Lazio, su proposta dell’assessore Giancarlo Righini, ha azzerato la pressione fiscale sui redditi fino a 28.000 euro. Sulla Tav il territorio si gioca l’ultima partita. L’area vasta per attrarre finanziamenti e per le economie di scala ma nessuno tocchi i Comuni.
Marzo 14, 2024
Giancarlo Righini

Il consiglio regionale del Lazio, nel contesto delle variazioni di bilancio, ha approvato l’incremento del Fondo taglia tasse. La conseguenza è l’azzeramento della pressione fiscale per i redditi fino a 28.000 euro. Decisivo è stato un emendamento presentato il 21 febbraio scorso. La manovra fiscale è stata anticipata rispetto alle scadenze e l’assessore Giancarlo Righini ha detto: “Un grande successo che premia il lavoro svolto in questi mesi dimostrando, peraltro, anche che non c’era alcun pregiudizio a finanziare il Fondo taglia tasse. Tutt’altro, nello scorso esercizio finanziario non l’abbiamo potuto fare semplicemente perché non c’erano risorse”. Una risposta al Pd. Gli effetti pratici sono che 1,2 milioni di persone nel Lazio non pagheranno l’addizionale regionale per i redditi fino a 28.000 euro. Mentre per i redditi che vanno tra i 28.000 e i 35.000 euro, c’è un contributo di 60 euro che va a sommarsi ai 260 determinati dalla riforma fiscale del Governo nazionale. In totale 320 euro per sterilizzare l’aumento pagato nell’anno precedente. Dunque, politiche fiscali che vanno incontro all’esigenza delle fasce più deboli della popolazione si possono fare. Giancarlo Righini si conferma come il vero regista politico della giunta regionale e questi provvedimenti dimostrano come la giunta del presidente Rocca sia fortemente interessata al tema delle fasce più deboli e ad una reale redistribuzione dei redditi e delle opportunità.

L’INFRASTRUTTURA SCOMPARSA

Nessuno parla più della Stazione dell’Alta Velocità che pure era stata prevista in provincia di Frosinone, tra Ferentino e Supino. L’altro ieri, nel corso dell’assemblea generale di Unindustria, il presidente Angelo Camilli ha toccato tutti i temi sui quali costruire il rilancio. Il Governatore Francesco Rocca ha fatto il punto della situazione. Si è parlato della Roma-Latina, ma anche della Frosinone-Latina. Ci si è molto soffermati sul Consorzio industriale, auspicando un ingresso rapido del Comune di Roma. Ma della Stazione Tav niente. Aveva visto giusto il presidente della Provincia Luca Di Stefano quando ha annunciato di voler chiedere direttamente a Ferrovie se l’opera fa ancora parte del… mondo dei progetti reali. Evidentemente no, visto il silenzio tombale. Ma è il tema principale sul quale questo territorio deve puntare per non rimanere periferico. Sul punto hanno ragione da vendere Maurizio Stirpe e Giovanni Turriziani da sempre convinti che l’infrastruttura darebbe nuova centralità a tutta la nostra provincia. Politica7, lasciatecelo dire, aveva visto giusto quando segnalò che se l’opera non figurava nel piano delle opere di Ferrovie la conclusione era una soltanto: per la società non era una priorità.
E Gianfranco Battisti a parte la presa in giro alla quale si prestò insieme a Nicola Zingaretti (nel presentare la fermata del Frecciarossa a Frosinone) non aveva fatto nulla di concreto per muovere qualche passo verso la realizzazione di una stazione sul tracciato dell’Alta Velocità. Ora tocca alla Politica. Sono nuovi il governo, la Regione e molti enti intermedi. E soprattutto c’è un giro di nomine, che riguarda anche Fs, nel quale il territorio dovrà impegnarsi ad evitare nuovi Battisti e a trovare subito la strada per mettere a sistema la filiera per portare a casa un risultato che potrebbe essere alla portata.

PRIMA DELL’AREA VASTA SERVE UNA VISIONE

Ogni tanto riemerge la proposta dell’Area Vasta. Dieci Comuni dell’hinterland di Frosinone che dovrebbero “mettersi insieme” per la gestione di alcuni servizi. E fin qui ci siamo. Non ci sarebbe nulla di strano se alcune macro-questioni venissero messe su un tavolo comune per cogliere opportunità di finanziamenti europei e per ottenere economie di scala. Ma toccare le identità, sulle quali si fonda la bellezza e la forza del nostro Paese, è un esercizio pericoloso destinato a non produrre alcun frutto. Si guardi per esempio, tornando ai tragici fatti di Frosinone del fine settimana, cosa hanno prodotto sul tema dell’immigrazione le ampie aperture partorite dall’ex sindaco Nicola Ottaviani e dalla Chiesa nel capoluogo (con alcune zone che hanno sempre più le sembianze di un ghetto) e l’evidente percezione di una maggiore sicurezza che si registra in tanti comuni limitrofi (anche grandi). Dove certamente non mancano problemi legati alla criminalità ma dove nessuno si è messo in testa di costruire moschee mettendo addirittura l’argomento al centro del dibattito cittadino.

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