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Azione e Udc hanno già scelto Mastrangeli. A Frosinone vince sempre chi chiude in vantaggio il primo turno

Licandro Licantropo
Dieci punti di distacco sono una montagna da scalare, anche perché la storia dei ballottaggi dimostra che nel capoluogo mai nessuno è riuscito a ribaltare il risultato del primo turno
Giugno 17, 2022
Carlo Calenda (Azione) con Alessandra Sardellitti

Francesco De Angelis è un trascinatore e Domenico Marzi ha dimostrato che a quindici anni dalla fine della sua esperienza da sindaco (iniziata nel 1998) ha ancora un seguito importante a Frosinone. Ma entrambi sanno che dieci punti di distacco sono una montagna da scalare, anche perché la storia dei ballottaggi dimostra che nel capoluogo mai nessuno è riuscito a ribaltare il risultato del primo turno.

A FROSINONE CHI PASSA IN VANTAGGIO VINCE LA PARTITA

I precedenti servono a capire la situazione e il contesto. In questo caso non ci sono eccezioni: Paolo Fanelli, Domenico Marzi (due volte) e Nicola Ottaviani quando hanno trionfato al ballottaggio avevano chiuso in vantaggio il primo turno. Con avversari di tutto rispetto, forti: Gian Franco Schietroma, Italico Perlini, Nicola Ottaviani, Michele Marini (sindaco uscente). I flussi elettorali del capoluogo raccontano una situazione di voto organizzato, che viaggia sui convogli dei partiti, delle liste civiche e dei candidati al consiglio comunale. La difficoltà vera è rappresentata dal portare alle urne le stesse persone dopo quindici giorni, ma il calo dell’affluenza è fisiologico e proporzionale. Il centrodestra di Riccardo Mastrangeli non può permettersi il lusso di “rilassarsi” o di pensare di avere la vittoria in tasca. Però non può nemmeno lasciarsi andare a crisi di panico o alla sindrome tennistica del “braccino”. Il centrosinistra e Domenico Marzi non vanno sottovalutati, ma aver preso 2.500 voti in più al primo turno qualcosa significa. 

DUE DELLE TRE LISTE DI VICANO SOSTENGONO MASTRANGELI

L’Unione di Centro aveva già ufficializzato l’appoggio a Mastrangeli al secondo turno. Angelo D’Ovidio è stato di parola e il partito ha dimostrato coerenza e appartenenza al centrodestra. Quanto ad Azione di Carlo Calenda, c’era una sola persona legittimata a decidere da che parte stare: Alessandra Sardellitti, l’unica ad aver accumulato un buon bottino elettorale (200 voti). Sosterrà Riccardo Mastrangeli e la stessa cosa farà l’intera lista. La decisione è stata accompagnata anche dall’aver evidenziato “strane dinamiche all’interno della coalizione che ha visto una motivata, forte e sentita partecipazione della sola capolista di Azione, insieme ai candidati della stessa lista”. Quindi, per non lasciare spazio a dubbi, è stato specificato che “qualunque iniziativa assunta dal candidato sindaco sostenuto al primo turno (Mauro Vicano) non sarà da considerarsi presa a nome della lista di Azione”.

Una nota polemica che la dice lunga sulla delusione della Sardellitti per il risultato conseguito dalla coalizione e per tutta una serie di premesse che non si sono poi avverate.

L’altra civica e lo stesso candidato sindaco non hanno ancora preso decisioni, perlomeno non ufficialmente. Ma a questo punto sarebbe inspiegabile per Mauro Vicano effettuare scelte diverse e in contrapposizione alla maggioranza di quelli che lo hanno lealmente sostenuto. 

I PADRONI DEL VOTO

I risultati del primo turno hanno stabilito i nuovi rapporti di forza in città. Nel centrodestra Lista Ottaviani, Fratelli d’Italia, Lista Mastrangeli e Lista per Frosinone hanno dimostrato di essere delle corazzate. Con caratteristiche diverse e anche con alcune contraddizioni o delusioni al proprio interno. Ma comunque corazzate. La civica del sindaco uscente ha dei solisti eccezionali come Valentina Sementilli (611 voti), Massimiliano Tagliaferri (504), Angelo Retrosi (329), Christian Alviani (282), Teresa Petricca (191).

Sono rimasti indietro i consiglieri Andrea Campioni (168) e Gianpiero Fabrizi (162). Da Filiberto Abbate (52) ci si aspettava di più. Ma pure da chi aveva partecipato alle primarie del centrodestra: Sonia Sirizzotti e Raffaele Ramunto, un flop per chi aveva addirittura pensato di proporsi come sindaco. Nella lista di Riccardo Mastrangeli exploit di Anselmo Pizzutelli (255) e Maria Antonietta Mirabella (225). Bene Annarita Alviani (160). Solo 38 voti per Maria Grazia Cestra: anche lei era stata candidata alle primarie. Gaetano Ambrosiano, proveniente da Articolo 1, ha totalizzato 15 preferenze. Pochissime.

Capolavoro di Antonio Scaccia con la Lista per Frosinone: 987 consensi per Francesca Chiappini (che ha tolto lo scettro del più votato ad Angelo Pizzutelli), ma anche 598 per Sergio Verrelli e 469 per Corrado Renzi. In Fratelli d’Italia (2.032 voti di lista, 8,74%) è venuto fuori il lavoro di squadra impostato dal portavoce cittadino Fabio Tagliaferri: nessun “cannibale” delle preferenze ma tanti ottimi risultati. Ci sono stati i 227 voti di Sergio Crescenzi, i 217 di Alessia Turriziani, i 199 di Alessia Savo, i 193 di Franco Carfagna, i 156 di Marco Ferrara, i 143 di Paolo Fanelli, i 138 di Corrado Falcidia, i 136 di Franco Napoli, i 128 di Simona Geralico e i 127 di Armando Simoni.

Nota stonata: le 16 preferenze di Christian Bellincampi. Deludente la Lega: 4,33%. A parte i 209 voti di Giovanni Bortone e i 204 di Rossella Testa, poco o nulla. In Forza Italia soltanto Adriano Piacentini (459) e Cinzia Fabrizi (211). Per il resto, nessuno da segnalare. Ampiamente al di sotto delle attese Frosinone Capoluogo: l’assessore Pasquale Cirillo (primo) non è andato oltre i 192 voti. Poi i consiglieri comunali uscenti Domenico Fagiolo (161) e Mariarosaria Rotondi (116). Appena 88 preferenze per Ombretta Ceccarelli e 55 per Stefano Belli.

Nel centrosinistra ha dominato il Pd, primo partito della città: 787 voti di Angelo Pizzutelli, 385 di Fabrizio Cristofari, 314 di Norberto Venturi. Le sorprese sono arrivate da Maria Rosaria Boschieri (289), Imane Jalmous (210), Maria Minotti (202), Germana Grande (198). Hanno sopravanzato e di parecchio gente come Vincenzo Savo (170), Francesco Brighindi (157), Marco Gallon (123). A trainare la Lista Marzi Carlo Gagliardi (469) e Alessandra Mandarelli (429). Da uno come Sergio Paris (169) ci si aspettava di più. Il Polo Civico ha tenuto grazie a Claudio Caparrelli (374), Francesca Campagiorni (269) e Debora Patrizi (233), che però ha perso molti voti rispetto a cinque anni fa. A parte lo squillo di Andrea Turriziani (283 voti), la Lista Marini non ha impressionato. Mezzo flop anche per Stefano Pizzutelli e Frosinone in Comune. Luigi Vacana con Piattaforma Civica, che non nutriva certo ambizioni di gloria, piazza lo spunto che gli permetterà di avere un consigliere (Peppe Patrizi) in caso di vittoria di Marzi. Con un soffio di vantaggio sul M5S: 307 voti di lista, 1,32%, nessun consigliere eletto. Nonostante un sottosegretario (Ilaria Fontana), due parlamentari (Enrica Segneri, Luca Frusone) e un consigliere regionale (Loreto Marcelli). Parlare di fallimento politico è perfino riduttivo: il Movimento a livello nazionale è sparito dalle carte geografiche della politica, a Frosinone non c’è mai stato. 

Un applauso lo meritano il candidato sindaco del Psi Vincenzo Iacovissi (1.419 voti, il 5,90%) e il suo mentore Gian Franco Schietroma, che chiudono il primo turno dimostrando a tutti lungimiranza e visione politica. Ha fatto capire al Pd che non può fare a meno dell’alleanza di centrosinistra nel capoluogo. Riuscendoci molto bene.