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Alvito, centodieci anni fa la “Banca Equicola”: primo istituto di un territorio che ancora non si chiamava Ciociaria

Cesidio Vano
Tra il marzo e l’aprile 1913 nasceva la banca alvitana, intitolata all’umanista e scrittore Mario Equicola
Marzo 21, 2023
Ex sede della banca Equicola

Centodieci anni fa, nasceva ad Alvito la ‘Banca Mario Equicola’. Uno dei primi istituti di credito della futura Ciociaria e la prima “banca” nata nel territorio. All’epoca, infatti, nell’area che oggi rappresenta la provincia di Frosinone, esistevano già – soprattutto nell’area Nord – piccoli istituti locali che svolgevano attività bancaria, ma erano per lo più casse di risparmio o di credito cooperativo, con una vocazione, quindi, prevalentemente mutualistica.

Vi erano poi i “colossi” bancari dell’epoca, come il Banco di Napoli, mentre il Banco di Santo Spirito, banca pontificia fondata nel XVII secolo e poi divenuta italiana, era già in liquidazione quando aveva origine l’istituto alvitano, ma sarebbe poi risorta, sotto diverse spoglie, nel 1921.

Alvito, Terra di Lavoro

Nel 1913, Alvito era un Comune della provincia di Terra di Lavoro, circondario di Sora. In realtà, la provincia era quella di Caserta. Ma molti la chiamavano, appunto, Terra di Lavoro: toponimo che derivava probabilmente dai Leporini o Leborini, popolazione che anticamente abitava l’area del casertano, detto appunto anche “Liburia”.

Da ‘Terra Liboris’ (ovvero Terra dei Leborini) a ‘Terra Laboris’ si era poi giunti presto, con uno storpiamento del vocabolo originario, ed ecco che era nata la Terra di Lavoro.

Solo 14 anni dopo la fondazione della Banca Mario Equicola, sarebbe nata, invece, la provincia di Frosinone, per volontà di Mussolini che, nel 1927, accorpando il circondario di Frosinone (da sempre provincia di Roma) con il circondario di Sora e parte di quello di Gaeta, diede vita ad un territorio “cuscinetto” tra le grandi aree di Roma e Napoli.

Marzo-aprile 1913: una banca dedicata all’Equicola

Tra il marzo e l’aprile 1913, veniva creata dunque la banca alvitana, intitolata all’umanista e scrittore Mario Equicola, nato al Alvito nel 1470 circa. Al secolo Mario Caccialupi e per qualcuno figlio illegittimo di Giampaolo Cantelmo, della famiglia feudataria che dal XIII secolo aveva signoreggiato sulla Contea di Alvito. Mario mutò il suo cognome in Equicola, in onore dell’antico popolo degli Equicoli insediatosi tra Lazio e Abruzzo, di cui parla Tito Livio: un vezzo artistico e un cognome che si confà ad un letterato quale fu l’Equicola. Studiò a Firenze con il filosofo Marsilio Ficino, fu segretario di molti signori, riuscendo ad entrare nelle grazie di Isabella d’Este, marchesa di Mantova, della quale fu anche precettore, così come del fratello Ippolito d’Este. La sua opera principale fu “De natura de amore”, composto in latino e tradotto in volgare nel 1525.

La società anonima e i soci fondatori, nella città che batteva moneta

La Banca Mario Equicola nacque come Società Anonima per Azioni, con sede in Alvito, su iniziativa di alcuni benestanti signori del paese, con un capitale sociale di 60.000 lire diviso in 2.400 azioni al portatore del valore di 25 lire cadauna. Il capitale versato era di 18.000 lire.

Il 19 marzo 1913, presso lo studio del notaio Alessandro Colizzi di Roma, veniva steso il rogito che dava vita alla banca e, il successivo 18 aprile, il Tribunale di Cassino emetteva l’omologa. La banca Mario Equicola poteva così avviare la sua attività.

La Società Anonima è una forma societaria, ancora esistente in diversi stati, ma non in Italia, in cui c’è un’autonomia patrimoniale perfetta con una netta distinzione tra la personalità giuridica della società e quella dei soci. In Italia, le società anonime erano consentite fino al 1942, quando con il nuovo codice civile insorse l’obbligo di indicare sempre chi sono i soci, fin dall’atto costitutivo, mentre le forme societarie ammesse divennero quelle per azioni o a responsabilità limitata. Anche la Banca d’Italia nacque come società anonima.

A promuovere l’istituto bancario furono, tra gli altri, i signori Carlo Brusca, Domenico Lanza, Francesco Lanza, il cavaliere e avvocato Raffaele Monaco, il cavaliere Luigi Riccardo Piccirilli e Marino Piccirilli, tutti nati in Alvito. I loro nomi sono quelli che compaiono nell’atto notarile. La banca si poneva l’obiettivo di svolgere tutte le operazioni creditizie in genere come “il lavoro di sconto e risconto e di conto corrente, nonché impieghi e reimpieghi di denaro”.

Quasi 500 anni prima, tra 1459 al 1461, Alvito aveva avuto invece una propria Zecca e aveva potuto battere moneta (i ‘cavalli’ con stampata la croce gigliata angioina), privilegio che era condiviso con la città di Sora, poi confermato da Carlo VIII di Francia e perdurato fino alla sconfitta del partito angioino nel Ducato di Sora nel 1495.

Lo sportello bancario di via Roma, 2

La sede della Banca Mario Equicola fu collocata in via Roma n. 2, un’elegante palazzina – oggi residenza privata – che affaccia su corso Gallio, quasi di fronte al Campanile della Chiesa di San Simeone (in realtà una torre civica della città) – facendo angolo tra il corso e il tratto di rampa che poi si dipana tra Via Roma e via Santa Teresa.

Nel 1937, i primi guai e l’arrivo del commissario nominato da Mussolini

Dall’avvio dell’attività, la banca operò con abbastanza fortuna da consentirle di restare operativa per oltre un ventennio, superando i disagi del primo conflitto mondiale che l’attendeva ad appena due anni dalla nascita.

Nel 1926, con il passaggio delle funzioni di controllo bancario alla Banca d’Italia, l’istituto alvitano risulta tra quelli vigilati e tra le poche “banche” locali del territorio. Poco prima della II guerra mondiale, però, le cose debbono essere iniziate a peggiorare.

Il 31 marzo 1937, infatti, il Governo Mussolini procedette a sciogliere gli organi amministrativi della Banca e nominare un commissario straordinario e un comitato di sorveglianza della banca. La decisione venne presa su segnalazione del Capo dell’Ispettorato per la difesa del risparmio e per l’esercizio del credito, in base a quanto previsto dal Regio decreto legge 375/1936, che appunto dispone il commissariamento degli istituti di credito nei casi di grave irregolarità, consistenti perdite di patrimonio, o quando sia la stessa banca in difficoltà a chiederlo.

Fu nominato commissario il dottor Michele Affinito di Vincenzo, mentre l’avvocato Guido Zuccari e i dottori Mario Venditti e Lorenzo Rizzi furono membri del Comitato di sorveglianza.

Alvito, durante al guerra si lavora a casa del direttore

La banca riesci comunque a riprendersi e continuò la sua attività. Poi scoppiò la guerra. Gli affari furono ridotti. Durante l’occupazione nazista, lo sportello alvitano restò chiuso, ma – racconta Dionigi Pizzuti (che in Banca Equicola lavorò), nel suo “Guerra a Cassino e pace ad Alvito” -, le poche attività bancarie del momento, continuarono presso l’abitazione del direttore. All’epoca, tra il 1943 e il 1944, dice sempre Pizzuti, il direttore era l’ingegnere Antonio Mazzenga e con lui lavoravano Cesidio e Domenico Paolacci. Sempre diretta dal Mazzenga, nel 1956 la banca risulta essere presieduta dal dottor Michele Castrucci.

Nel 1963, i Zeppieri la trasformano in Banca della Ciociaria

Nel 1963, la Banca Mario Equicola viene acquisita dalla famiglia Zeppieri, originaria di Veroli e, dal dopoguerra, operante su Frosinone e Roma nella gestione di linee di autotrasporto. La nuova proprietà cambia il nome dell’istituto alvitano in Banca della Ciociaria. L’acquisizione della banca alvitana, e soprattutto la questione della “proprietà” della Banca della Ciociaria, sarà però oggetto di liti, cause giudiziarie e lunghissimi e divisivi contenziosi tra i due rami della famiglia Zeppieri (quello romano e quello frusinate).

La Creval distrugge tutto

Il resto è storia dei nostri giorni. La Banca della Ciociaria diventa un primario istituto del territorio con sportelli in tantissimi comuni e anche nella capitale. Nel maggio 2010, il traballante Credito Valtellinese acquista il controllo della banca ciociara. L’istituto sondrinese, però, non naviga in buone acque ed opera una serie di acquisizioni, cessioni e trasformazioni. Le insegne bancarie si susseguono: da Credito Valtellinese a Credito del Lazio, a Credito Artigiano, a Creval, fino a che la banca di Sondrio, tra il 2021 e il 2022, viene inglobata nell’istituto francese, Credit Agricole, che è da poco ha deciso di espandersi in Italia.

Fino al 2017, Alvito mantiene il suo sportello bancario, retaggio della Banca Equicola, prima come Banca della Ciociaria e poi come banca valtellinese. Nel 2018 la Creval, sempre più in difficoltà, decide di sopprimere le sedi nei comuni più piccoli, tra cui quella di Alvito che per la Ciociaria, a voler insistere, la n. 1.

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