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Alla Camera passa Fontana senza scossoni. Forza Italia si scopre ininfluente. L’effetto domino della maledizione del centrodestra

Licandro Licantropo
Silvio Berlusconi ha incassato una serie di sconfitte pesantissime: Forza Italia è risultata ininfluente nella votazione clou e c’è stata la ritirata sulla possibile indicazione di Licia Ronzulli nel ruolo di ministro. Nel partito si apre una fase piena di incertezze.
Ottobre 14, 2022
Lorenzo Fontana, appena eletto presidente della Camera dei Deputati

La falsa partenza del centrodestra all’esordio della diciannovesima legislatura rischia di pesare moltissimo non soltanto a livello nazionale, ma pure locale. Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato praticamente senza gli “azzurri” e con il sostegno di alcuni esponenti delle opposizioni. Silvio Berlusconi ha subito detto che è stato Matteo Renzi ad appoggiare La Russa, il diretto interessato ha negato. Poco fa il leghista Lorenzo Fontana ha conquistato la presidenza della Camera dei Deputati con 222 voti. Questa volta senza particolari scossoni. Però questo non cambia la sostanza politica di quello che è successo. Nel giorno del suo ritorno a Palazzo Madama Berlusconi ha incassato una serie di sconfitte pesantissime: Forza Italia è risultata ininfluente nella votazione clou, c’è stata la ritirata sulla possibile indicazione di Licia Ronzulli nel ruolo di ministro e nel partito si aprirà una fase zeppa di variabili e priva di certezze. Lo stesso Berlusconi sta valutando se andare da solo al Quirinale nella fase delle consultazioni. Sarebbe una toppa peggiore del buco.
La possibile nomina di Antonio Tajani ministro degli esteri potrebbe innescare una stagione di forti tensioni all’interno dei forzisti. Come coordinatore nazionale potrebbe essere indicata Licia Ronzulli, fedelissima del Cavaliere. Organigramma e assetti cambierebbero e a quel punto inevitabilmente ci sarebbero dei riflessi a cascata. Da sempre quando cambia una leadership, anche i coordinatori regionali vengono messi sotto esame. Ora nel Lazio c’è Claudio Fazzone. Resterebbe al suo posto? E nel caso di avvicendamento, quale sarebbe la sua reazione? Sono tutte situazioni che dovranno essere valutate. Certamente però ieri Forza Italia ha capito che Giorgia Meloni ha già attivato dei canali alternativi. Perché gli “azzurri” siano andati incontro ad una simile disfatta resta un mistero.

LA MALEDIZIONE DEL CENTRODESTRA

In provincia di Frosinone la situazione non è affatto tranquilla nella coalizione che ha la stragrande maggioranza dei voti nel Paese. Al Comune di Frosinone la questione Solidiamo non è stato affatto risolta, ma semplicemente rinviata, spostata nel tempo. La “guerra fredda” tra Fratelli d’Italia e Lega continua. Ad Anagni il sindaco Daniele Natalia (uno dei massimi dirigenti provinciali di Forza Italia) è sotto attacco politico da mesi. Con un fuoco incrociato che proviene pure da destra e non soltanto da Franco Fiorito. La coalizione non riesce neppure ad affrontare il problema. Ci sono situazioni irrisolte a Sora e ad Alatri. Ma soprattutto le candidature alle regionali rischiano di terremotare gli assetti dei singoli partiti. Come può il centrodestra riunirsi come coalizione se nei partiti non si capisce chi detta la linea e se esiste una effettiva unità? Alle regionali verranno eletti quattro consiglieri in Ciociaria. Quattro, non dieci o dodici. Significa che i partiti dovranno sì costruire una squadra forte per strappare il quorum, ma su uno bisognerà pure puntare. La Lega, per esempio, su chi concentrerà le maggiori speranze? Sull’uscente Pasquale Ciacciarelli, sul capogruppo provinciale Gianluca Quadrini, su Andrea Amata, su un esponente del Comune di Frosinone come Massimiliano Tagliaferri o Valentina Sementilli? Ci sarà o no un’intesa tra le diverse aree di Nicola Ottaviani, Pasquale Ciacciarelli e Gianluca Quadrini?
In Forza Italia stesso ragionamento: si punterà su Adriano Piacentini o su Rossella Chiusaroli? E i tanti che scalpitano (per esempio Samuel Battaglini) saranno in lista oppure no? Grande affollamento in Fratelli d’Italia, specialmente dopo il risultato delle politiche. Ambiscono in molti: Daniele Maura, Gabriele Picano, Fabio Tagliaferri, Antonello Iannarilli, Riccardo Roscia. Eppure delle scelte dovranno essere fatte. Nei partiti del centrodestra c’è una lunga e consolidata tradizione: chi non viene scelto non ci pensa neppure ad accettare le decisioni della maggioranza, ma sbatte la porta e si mette di traverso. Succederà pure stavolta. Infine, nonostante le numerose e ripetute sollecitazioni, nessun partito ha ritenuto opportuno convocare una riunione per cominciare a discutere della candidatura alla presidenza della Provincia. Sia nel 2014 che nel 2018 il centrodestra è stato ininfluente: la prima volta sostenendo Antonio Pompeo (Pd), la seconda “impallinando” Tommaso Ciccone (Forza Italia). La vittoria alle politiche non ha prodotto né consapevolezza né volontà di cambiare atteggiamento. In questo modo non si andrà da nessuna parte.

ZINGARETTI AI SALUTI

Bisogna solo attendere il giorno delle dimissioni di Nicola Zingaretti da presidente della Regione Lazio. Lo farà nelle prossime tre settimane, come ha detto lui stesso al quotidiano Il Messaggero. Il voto dovrebbe essere fissato a gennaio: 22 e 29 le date possibili. A guidare la Regione nell’ultimo tratto di strada di questa consiliatura sarà l’attuale vicepresidente Daniele Leodori, che resta favorito anche per la candidatura alla successione. Indipendentemente dal Campo largo o meno. Virginia Raggi, dopo un lungo silenzio, ha attaccato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, dicendo che la città è peggiorata. Fino a prova contraria la Raggi resta una esponente importante del Movimento, così come Roberto Gualtieri lo è del Pd. Inoltre l’emergenza rifiuti nella Capitale non è stata risolta e l’idea del termovalorizzatore (tra i fattori che hanno determinato la sfiducia dei pentastellati a Mario Draghi) è ancora in campo. Non si vede come Pd e Cinque Stelle possano stare dalla stessa parte alle regionali. A meno di un miracolo di Daniele Leodori, che però appare attrezzato perfino per questo.

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