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Zingaretti, il collezionista di penultimatum (a vuoto). Le candidature nel territorio come un esame di maturità per le leadership locali

Licandro Licantropo
Si stanno dimenticando le situazioni importanti per le quali erano stati strombazzati e garantiti dei provvedimenti. Per esempio la sospensione dell’attuale decreto di riperimetrazione del Sin Valle del Sacco o la stazione Tav Ferentino-Supino. Senza dimenticare la gestione rifiuti o il tema dolente della sanità.
Agosto 5, 2022
Nicola Zingaretti

Tra una campagna elettorale e l’altra si tende a dimenticare quelle situazioni importanti per le quali erano stati strombazzati e garantiti dei provvedimenti. Per esempio sulla sospensione dell’attuale decreto di riperimetrazione del Sin Valle del Sacco. Il ministero della transizione ecologica ha fatto sapere che non cambierà nulla. Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, si è guardato bene dal rilasciare una dichiarazione. Sarebbe bastato un semplice “ci abbiamo provato”. Invece nulla, dopo che nei mesi scorsi aveva solennemente annunciato di aver aperto un canale privilegiato con il premier Mario Draghi per risolvere questo problema. Lo aveva assicurato nel corso dell’assemblea pubblica di Unindustria, al cospetto del presidente della Repubblica. Non è un tema di secondo piano, perché le regole che ci sono adesso penalizzano le imprese e rendono impossibili investimenti in questo territorio. Infatti la Catalent è andata in Gran Bretagna. Ma quella di Zingaretti su questo punto è pure una sconfitta politica fortissima, subìta dal Movimento Cinque Stelle. Già, perché il sottosegretario alla transizione ecologica Ilaria Fontana aveva immediatamente detto no, ribadendo pure recentemente la posizione. Aveva ragione lei.

LA REGIONE IMPALPABILE

Sul Sin Valle del Sacco è andata in questo modo: a parte le promesse, niente. Stesso identico discorso per la stazione Tav Ferentino-Supino, della quale si era perse le tracce se non fosse stato per un recente incontro al ministero del presidente della Provincia Antonio Pompeo, per l’occasione accompagnato dal numero 2 di Confindustria Maurizio Stirpe. Peccato però che il Governo Draghi si era appena dimesso.

In ogni caso la posizione della Regione era stata forte e chiara: “si sta procedendo con uno studio di fattibilità”. Caspita. Sorvolando sulla circostanza che lo studio di fattibilità era stato annunciato nel 2020, su cosa si sta esattamente riflettendo? Su una piattaforma lunare? La stazione della Tav di Ferentino-Supino è l’unica opera pubblica che può veramente dare un segnale di rilancio di questo territorio. Anche in tal caso, Regione impalpabile.

Passiamo alla gestione della complessa tematica dei rifiuti. Ricordate il penultimatum del giugno scorso da parte della Regione Lazio alle Province? Entro massimo il 20 luglio indicazione dei siti da adibire a discarica per andare sull’onda lunga della costituzione degli Egato e rendere operativo il principio secondo il quale ognuno deve essere autonomo nel proprio territorio di competenza: raccolta, stoccaggio, trattamento, smaltimento. E’ successo qualcosa? No.

Per quanto riguarda la Provincia di Frosinone, prendiamo atto che dopo un anno non sappiamo ancora se il Politecnico di Torino ha effettuato lo studio che gli era stato affidato per definire le possibili soluzioni per una discarica. I mesi passano e le campagne elettorali a raffica rendono impossibili soluzioni del genere. Troppo impopolari. Ma intanto la Regione si è ricordata che il penultimatum scadeva il 20 luglio?

Poi c’è la sanità: qualche giorno fa i sindacati hanno messo nero su bianco che il personale è allo stremo e che senza una robusta iniezione di forze fresche il rischio del “tilt” è concreto. La stabilizzazione dei precari e il reclutamento del personale medico-infermieristico erano operazioni che dovevano già essere concluse. Invece no. La Asl di Frosinone è costretta a riaprire continuamente i termini di diversi concorsi: significa che i professionisti non rispondono, che l’Azienda di via Fabi non viene percepita come “attrattiva”. Un tema che in questi anni è stato sollevato da ex manager come Stefano Lorusso e Pierpaola D’Alessandro. Senza evidentemente ottenere risposte. La sanità è la competenza più importante delle Regioni. Adesso Nicola Zingaretti verrà candidato nel collegio più blindato della Capitale e diventerà senatore. A gennaio si tornerà al voto alla Regione Lazio e quel risultato sarà indicativo per la valutazione dei dieci anni di Amministrazione dell’attuale Governatore. Intanto ieri l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi ha detto che a questo punto le alleanze tra Pd e Cinque Stelle devono terminare ovunque, anche nel Lazio. Complicato darle torto: sul piano politico il Campo largo è un altro fallimento di Zingaretti. Oltre che di Roberta Lombardi e Valentina Corrado.

IL PESO DEI PARTITI IN CIOCIARIA

Dalle candidature nei collegi del maggioritario e in quelli del proporzionale si capirà quanto contano le leadership locali dei vari partiti a Roma. Vedremo per esempio se la Federazione provinciale del Partito Democratico riuscirà a far candidare Francesco De Angelis in una posizione eleggibile. Se ancora una volta non dovesse riuscirci, si penserebbe perlomeno alle dimissioni? In Forza Italia Adriano Piacentini, Rossella Chiusaroli e Daniele Natalia rivendicano l’inserimento di un esponente locale. Ma dove? Gli spazi non ci sono e lo stesso coordinatore regionale Claudio Fazzone dovrà battersi come un leone per evitare la solita infornata di catapultati. In Fratelli d’Italia la situazione appare più semplice e lineare: c’è la volontà di riproporre gli uscenti e di tenere in considerazione le istanze dei territori. La ricandidatura del senatore e leader provinciale Massimo Ruspandini rappresenterebbe la certificazione di un giudizio ampiamente positivo su chi in quattro anni è rimasto immerso nella dimensione locale pur non mancando una sola volta a Palazzo Madama. Per la Lega bisognerà aspettare le decisioni finali di Matteo Salvini e Claudio Durigon. Intanto non c’è più Francesco Zicchieri, eletto nel collegio della Camera di Frosinone quattro anni fa. Zicchieri però non era un “ciociaro” e infatti tutti ricordano la “ribellione” di Fabio Forte. Nessun dubbio sulla completa blindatura di Durigon. Gli altri tre nomi sono quelli del senatore Gianfranco Rufa, della deputata Francesca Gerardi (entrambi uscenti) e dell’ex sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani. Il “peso” politico della federazione provinciale verrà misurato secondo questi elementi: 1) se e quanti dei tre verranno candidati; 2) dove, in che tipo di collegio (uninominale e plurinominale) e in quale posizione (se ci fosse l’inserimento nel proporzionale). Il 22 agosto si tireranno le somme anche sull’influenza delle classi dirigenti locali a Roma. Impossibile bluffare.

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