informazione pubblicitaria

CONDIVIDI

Un grillo parlante di nome Alessio D’Amato. Le calende greche di Antonellis. Giunta: l’ora delle decisioni

Licandro Licantropo
Ciò che succede nelle province è passato in secondo piano. Da Latina a Frosinone. Nel capoluogo ciociaro c’è stata la terza sconfitta consecutiva, che significa 15 anni di opposizione. L’effetto Regione non si è sentito.
Luglio 11, 2022
Alessio D'Amato

A riportare tutti alla realtà è stato Alessio D’Amato, quando in un’intervista al quotidiano La Repubblica ha detto: “Dobbiamo crescere e non ridurre il nostro campo. Perdere un pezzo come Azione significherebbe perdere le elezioni. Tanto più che nel Lazio c’è il turno unico. Se ci fosse stato alle Comunali di Roma, avrebbe vinto il centrodestra di Enrico Michetti e non il nostro Roberto Gualtieri”. Nel centrosinistra romano e laziale non si parla d’altro che delle regionali del prossimo anno, ma effettivamente nessuno aveva mai effettuato una riflessione tanto semplice ed efficace. Il sistema elettorale è tutto: il doppio turno consente ad un centrosinistra spesso minoritario di vincere lo stesso. Il turno unico no. Non sarebbe successo nemmeno a Roma. Intanto però la nomenclatura Dem, che detesta D’Amato, ha tacitato quell’intervista. Inoltre ciò che succede nelle province è passato in secondo piano. Da Latina a Frosinone. Nel capoluogo ciociaro c’è stata la terza sconfitta consecutiva, che significa 15 anni di opposizione. L’effetto Regione non si è sentito. Meglio non sottolinearlo troppo però.

D’AMATO, GASBARRA E DE ANGELIS

Sempre in quell’intervista D’Amato ha espresso concetti interessanti: “Non sono uno che scalpita. Mi hanno offerto il ruolo di capogruppo in Campidoglio e ho rifiutato. Idem per il posto da parlamentare al collegio di Primavalle”. “Il Covid è stato come il Rubicone. Alla politica  viene chiesta concretezza. Se torniamo ai vecchi schemi, ai caminetti, non riporteremo nemmeno un elettore al voto”. Di caminetti, lo ricordiamo sommessamente, avevamo parlato per primi noi di Politica7. D’Amato ha capito che la presa di posizione di Enrico Letta che ha congelato tutto serve a dare tempo a Zingaretti, Mancini, Gualtieri, Bettini e Ruberti per “infiocchettare” la proposta di Enrico Gasbarra candidato alla presidenza della Regione Lazio. Senza primarie.
Ospite di Metropolis, Zingaretti lo ha praticamente anticipato: “Sono d’accordo con il segretario Enrico Letta. Ha detto cose importanti. Ci sono ancora mesi di lavoro e governo di questa Amministrazione. Tutti conosciamo la storia elettorale del Lazio e sappiamo quanto sia difficile per il centrosinistra vincere in questa Regione. Prima di decidere, troviamo una candidatura e facciamo uno sforzo anche perché qui pesa un dibattito nazionale. Bisogna definire il perimetro della coalizione”. I soliti ragionamenti: niente primarie e tutto su Gasbarra. Non resta che aspettare per capire cosa succederà in autunno e quali saranno le risposte di Bruno Astorre, Daniele Leodori e Alessio D’Amato. Oltre che di Dario Franceschini. In Ciociaria nessun dubbio: Francesco De Angelis sosterrà Enrico Gasbarra, con tutto Pensare Democratico. D’altronde di che stupirsi? Da queste parti De Angelis è il dominus assoluto: decide a tavolino chi farà il segretario provinciale, chi saranno i candidati alle regionali, in quali Comuni impegnarsi di più e in quali di meno. Proviene dal mondo del Pci e del Pds, quindi è normale che si ritrovi nelle posizioni di Zingaretti, Gualtieri e Bettini. Ma in provincia di Frosinone il dibattito nel Pd manca da otto anni, dalle famose provinciali che videro il “derby” tra Antonio Pompeo ed Enrico Pittiglio, con in panchina, come allenatori, Francesco Scalia e Francesco De Angelis. Più volte i “due Francesco” si sono scontrati. Ma quel Partito Democratico vinceva e pesava di più: eleggeva parlamentari, aveva assessori regionali, alle comunali di Frosinone e Ceccano (per fare due esempi) si affermava. Siamo sicuri cioè che la mancanza assoluta di dibattito e di confronto sia un bene? Antonio Pompeo potrebbe rifletterci seriamente. La logica dell’allineamento e dell’intesa a tutti i costi, inoltre, non piace a tanti nel partito.

LE FORZATURE CIOCIARE DI AZIONE

Carlo Calenda è indispensabile per le regionali del Lazio, ma non sta facendo nulla che lasci credere che starà dalla stessa parte dei Democrat. O che sosterrà Enrico Gasbarra. Inoltre a Roma non perde occasione di attaccare il sindaco Roberto Gualtieri. A livello nazionale è concentrato su se, come e con chi costruire un eventuale Centro. In provincia di Frosinone però Antonello Antonellis ha deciso già tutto: Azione sta con il centrosinistra e se nel capoluogo Alessandra Sardellitti dovesse essere nominata assessore dal sindaco Riccardo Mastrangeli, dovrebbe perlomeno sospendersi dal partito. E perché? A parte il fatto che la Sardellitti è talmente delusa dai comportamenti degli esponenti locali di Azione che potrebbe essere lei a decidere di togliere il disturbo, davvero non si capisce la linea locale del partito. Quella di Calenda è comunque di contrapposizione al Campo largo dei Dem di Enrico Letta, ma soprattutto di Nicola Zingaretti e Roberto Gualtieri. Se poi Antonellis ha nostalgia del partito dove è stato per anni, provi a bussare. Lo faranno rientrare di corsa. Alle comunali di Frosinone Alessandra Sardellitti non ha avuto alcun sostegno, a parte quello del candidato sindaco Mauro Vicano.
Antonellis dopo averle promesso l’interessamento per la formazione delle liste si è dileguato dimostrando tutta la sua inconsistenza a livello elettorale.
Perfino quando al ballottaggio la Sardellitti ha dato indicazioni di sostenere Mastrangeli, il “provinciale” di Azione ha cercato di “democristianizzare” la situazione parlando di libertà di voto.
Ribaltando in un attimo molto dei concetti espressi da Calenda nel suo intervento in via Aldo Moro. Dove parlò di assoluta indipendenza di Azione rispetto ai due schieramenti maggiori. E mettendo al centro la bussola della competenza.

FROSINONE, IL TEMPO STRINGE

L’unico modo per fermare la giostra delle rivendicazioni e delle minacce di uscire dalla maggioranza è… annunciare la Giunta. Riccardo Mastrangeli è stato eletto sindaco più di due settimane fa, ha ormai definito gli aspetti politici e amministrativi più importanti e delicati. Mancano i dettagli, che però sono pericolosi perché consentono a tutti di riaprire la discussione. Il centrodestra deve prendere atto che ha ancora molto da lavorare per essere una squadra veramente compatta e matura. Però dovrà farlo dopo, altrimenti i tanti elettori di Frosinone che hanno votato a valanga il sindaco, i partiti e le liste civiche non capiranno. Mastrangeli ha ormai gli elementi per procedere con la giunta, garantendo equilibri, aspirazioni, ambizioni e competenze.
Confermate le posizioni di Massimiliano Tagliaferri (Presidenza del Consiglio), Antonio Scaccia (vicesindaco), Fabio Tagliaferri (Servizi sociali), Adriano Piacentini (Bilancio) si va verso l’attribuzione della delega al Commercio alla regina delle preferenze della Lista Ottaviani, Valentina Sementilli e della Cultura a Simona Geralico, Fratelli d’Italia.
L’obiettivo è quello di chiudere nelle prossime ore.

ULTIMI ARTICOLI