informazione pubblicitaria

CONDIVIDI

Tra Zingaretti e Calenda volano gli stracci: ora lo scontro diretto al collegio Roma 1. La Ciociaria, gli uscenti e il dopo 25 settembre: come stanno le cose

Licandro Licantropo
Calenda contro Zingaretti: una delle sfide più suggestive e dure. Se con Letta un certo fair play è stato comunque mantenuto, con Zingaretti e Bettini i “filtri” sono stati mandati al diavolo.
Agosto 9, 2022
Massimo Ruspandini

Come nell’arena dei gladiatori. Calenda contro Zingaretti: l’uno contro l’altro nel collegio Roma 1 (uninominale e quindi maggioritario). Una delle sfide più suggestive e dure del 25 settembre. Ad annunciarlo è stato lo stesso leader di Azione al termine di una giornata “bestiale” a livello di scontro a distanza tra lui da una parte e Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini dall’altra. Se con Enrico Letta un certo fair play è stato comunque mantenuto, con Zingaretti e Bettini i “filtri” sono stati mandati al diavolo. Dicevamo che Calenda ha voluto annunciarlo in un tweet, riferendosi proprio a Zingaretti: “Ci incontreremo sul campo uninominale di Roma”. Stile sfida all’Ok Corral. Ma sul piano politico è proprio la contrapposizione tra Calenda e Zingaretti-Bettini a dare l’esatta misura della distanza che c’è tra il Pd e l’ex ministro dello sviluppo economico. Già emersa alle comunali di Roma, ma adesso esplosa in maniera fragorosa.

L’ORA DELLA RESA DEI CONTI

Nicola Zingaretti non l’ha presa alla larga, è andato dritto al punto: “Carlo Calenda ha tradito in primo luogo i suoi potenziali elettori. Sono giorni che dice Draghi, dice che è contro Putin e spesso anti euro. Io penso sia un modo di fare confuso e inaffidabile e il Pd ha davvero fatto di tutto e si conferma come la forza più vera e coerente”. I due non si sono mai amati politicamente, ma quel “confuso e inaffidabile” ha mandato su tutte le furie Calenda, che ha risposto: “Pensate davvero di battere la destra su Agenda Draghi con Fratoianni e Bonelli? Suvvia. Solo questo avevo chiesto. Chiarezza. Adesso toccherà a noi una prospettiva di governo seria. Ci incontreremo sul campo uninominale di Roma. Con rispetto”. Non c’è dubbio alcuno che il confronto nell’uninominale tra Carlo Calenda e Nicola Zingaretti sarà tra i più interessanti e significativi della prossima tornata elettorale.

LA GAZZARRA CON BETTINI

Goffredo Bettini è entrato subito a gamba tesa, accusando Calenda di “inaffidabilità e spregiudicatezza”. Calenda è esploso: “Goffredo, facciamo una cosa, ne parliamo dopo che tu avrai ripetuto come un mantra Thailandese “ho sbagliato a pensare che Conte fosse il nuovo Prodi” venti volte e siamo a posto così: poi parliamo di alleanze elettorali”. A Bettini non è parso vero rilanciare: “Caro Carlo, riparliamone quando avrai capito che il mantra è una pratica induista che non c’entra niente con la Thailandia, che è buddista e in piccola parte mussulmana: ancora una volta, non solo in politica, sei in errore”. Il tono delle conversazioni fa capire chiaramente una cosa: tra Pd e Azione non c’è feeling. Carlo Calenda ha ottenuto il suo risultato politico ed elettorale migliore alle comunali di Roma, quando si è presentato anche “contro” Roberto Gualtieri e non solo “contro” Virginia Raggi.

L’ESEMPIO DEL COMUNE DI FROSINONE

Nel capoluogo Azione, attraverso l’assessore Alessandra Sardellitti, fa parte della giunta di centrodestra di Riccardo Mastrangeli. In campagna elettorale la contrapposizione maggiore c’è stata proprio con il Pd, soprattutto sui social. Prima, durante e dopo. In particolar modo “dopo” che il candidato sindaco Mauro Vicano aveva annunciato il raggiungimento dell’accordo con Nicola Ottaviani e lo stesso Riccardo Mastrangeli. Nel Campo largo che proprio Zingaretti aveva voluto Azione non c’è voluta stare. Erano segnali chiarissimi, che il Pd non ha voluto cogliere. Alessandra Sardellitti e Massimiliano Quadrini hanno aderito ad Azione dopo una frattura netta con il Partito Democratico in questo territorio. E altri con loro. Ad aver convinto Carlo Calenda a far saltare il tavolo con Enrico Letta è stata una cosa soprattutto: la reazione della base  sui social network e il “sentiment” fortemente negativo. Il Partito Democratico deve farsene una ragione e, a seconda di quello che sarà il risultato elettorale, si capirà se la segreteria politica di Enrico Letta verrà messa in discussione oppure no.

DOPO IL 25 SETTEMBRE

Il Basso Lazio, malgrado la costituzione di una Camera di Commercio dedicata, non è ancora un concetto “avvertito” come tale dalle popolazioni. Il taglio selvaggio di 345 seggi parlamentari ha imposto un ridisegno dei collegi e quindi le province di Frosinone e Latina si trovano ad essere complementari in due uninominali: quello del Senato e quello della Camera Terracina-Cassino. Oltre che sul proporzionale. Si chiederanno e prenderanno voti in entrambe i territori, ma dopo il 25 settembre tutto tornerà come prima. Anche perché aspettiamo di vedere se ci saranno “paracadutati” da altre parti. Nel 2018 i “ciociari” eletti furono in realtà 5, perché in realtà Claudio Durigon e Francesco Zicchieri sono da considerare della provincia di Latina. Tre entrarono a Montecitorio con il proporzionale: Francesca Gerardi (Lega), Luca Frusone ed Enrica Segneri (Cinque Stelle). Due vincendo le sfide dirette nel maggioritario: Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) e Ilaria Fontana (Cinque Stelle). Di questi soltanto Ruspandini non avrà problemi a essere ripresentato e quindi rieletto (a lui dovrebbe andare il collegio della Camera di Frosinone). Gli altri, per motivi diversi, avranno difficoltà. Frusone ha seguito Di Maio, ma ciò non toglie che i Cinque Stelle abbiano subìto un ridimensionamento enorme. Oltre a non aver lasciato alcuna traccia in questo territorio. La Lega non ha più le percentuali degli anni ruggenti del Capitano pre-Papeete: sia Gianfranco Rufa che Francesca Gerardi dovranno fare i conti con la diminuzione delle percentuali di consenso, perché sono quelle a far scattare i seggi nel proporzionale anche se il primo pare favorito nella lotteria delle riconferme. Oltre ad un “assembramento” imponente di big nei collegi di questo territorio. Una realtà con la quale dovrà fare i conti pure l’ex sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani al quale però Matteo Salvini ha garantito un maggioritario di quelli blindati (con tutta probabilità quelli Camera Terracina/Cassino). Il quadro politico attuale è completamente cambiato rispetto a quello del 4 marzo 2018 e ogni elezione rappresenta un terremoto sotto questo aspetto. Fratelli d’Italia è l’unica forza politica che non avrà problemi a confermare gli uscenti. Per tutto il resto sarà una specie di terno a lotto.

ULTIMI ARTICOLI