Ha gettato la spugna già mercoledì, ma solo ieri è stata diffusa la notizia. Roberta Tintari si è dimessa dalla carica di sindaco di Terracina. Lo ha fatto attraverso una missiva protocollata al Comune. Tintari è stata arrestata nell’ambito di una maxi operazione dei carabinieri e della Guardia Costiera che ha, di fatto, decapitato i vertici dell’amministrazione cittadina e fatto luce su un «sistema» a scopo di lucro tra balneari e politici. Ai domiciliari oltre alla sindaca, eletta nel 2020 nelle file di Fratelli d’Italia, sono finiti il presidente del Consiglio Comunale, un assessore, dirigenti e funzionari pubblici. Ai domiciliari anche l’ex vicesindaco Pierpaolo Marcuzzi, già raggiunto da una misura cautelare nel gennaio scorso. Lunedì intanto inizieranno gli interrogatori degli arrestati. Inizierà Roberta Tintati a parlare con il giudice.
ACCUSE RESPINTE
Nella lettera inviata in Comune Roberta Tintari ha respinto le accuse proclamandosi innocente. “Con grandissimo rammarico mi vedo obbligata a rassegnare le mie irrevocabili dimissioni dalla carica di sindaco -ha dichiarato la Tintari– le contestazioni rivolte nei miei riguardi, oltre che infondate, risultano palesemente errate. Indipendentemente da questo, sento il dovere di tutelare i miei familiari da tutto il fango che si sta riversando anche su di loro, per l’Inaudito ma comprensibile clamore di un arresto tanto eclatante quanto ingiusto“. La sindaca dimissionaria ha voluto tutelare la propria famiglia.
“Quando verrò assolta, non sarà altrettanto clamore della notizia -ha evidenziato la Tintari– la mia decisione è per evitare ulteriori dispiaceri ai miei familiari, impedendo con le mie dimissioni che i soliti coraggiosi della tastiera possano alimentare l’insaziabile desiderio delle piazze forcaiole di veder punito colui che resta esposto alla pubblica gogna“. Roberta Tintari è assistita dagli avvocati Dino Lucchetti e Massimo D’Ambrosio. Si attende la reazione da parte della maggioranza. C’è in piedi l’ipotesi di dimissioni in blocco, si parla di raccolta di firme che preluderebbe dunque l’arrivo di un commissario prefettizio.