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Riecco l’aeroporto: la strategia dell’illusione che mortifica la Ciociaria

Licandro Licantropo
Qualcuno si rende conto che uno scalo civile ha bisogno di una serie di collegamenti, infrastrutture e condizioni tutte da realizzare? A partire dalla stazione dell’Alta Velocità di Ferentino-Supino. La stazione, non le fermate del treno: è tutt’altra cosa.
Settembre 5, 2022
Francesco Scalia

Il tema della realizzazione di un aeroporto civile a Frosinone ha caratterizzato molte campagne elettorali ai tempi di Francesco Scalia presidente della Provincia. Con il “mantra” dello scalo low cost. Per la verità si arrivò fino alla conferenza dei servizi, grazie al lavoro della società AdF, guidata negli anni da Giacomo DAmico e Gabriele Picano. Al di là di varie vicissitudini, però, alla fine come sempre mancò anche la volontà politica di procedere. Oggi c’è un rilancio di quell’idea e arriva da Pierluigi Di Palma, presidente dell’Enac, la massima autorità italiana in tema di aviazione civile. Al quotidiano La Repubblica Di Palma ha detto che la soluzione al problema della eventuale sostituzione di Ciampino “porta all’aeroporto militare di Frosinone, il Girolamo Moscardini, che andrebbe ristrutturato e aperto alle compagnie civili. Ovviamente una società privata di gestione degli aeroporti non può sostenere una simile operazione”. E di conseguenza “dovrà essere il governo a decidere il da farsi, a trattare con l’Aeronautica militare e a stanziare la spesa”.

IL SOGNO E LA REALTA’

In Ciociaria siamo abituati agli annunci che restano tali, alle promesse che non si realizzano, a possibilità che volano via altrove. Quando l’argomento dello scalo civile era “caldissimo”, tra i punti a sfavore ne venivano elencati soprattutto due: il fatto che i voli non potessero “interferire” con quelli militari e la situazione orografica della zona. Il primo punto potrebbe essere superato considerando che nel 2025 al Moscardini non dovrebbe esserci più attività di voli militari. Il secondo no. Ma diamo per scontato che anche questo ostacolo possa essere superato. Qualcuno si rende conto che uno scalo civile ha bisogno di una serie di collegamenti, infrastrutture e condizioni tutte da realizzare? A partire dalla stazione dell’Alta Velocità di Ferentino-Supino. La stazione, non le fermate del treno: è tutt’altra cosa. Quell’opera fu promessa da Ferrovie dello Stato e dalla Regione nel giugno 2020. Dopo oltre due anni siamo ancora fermi ad uno studio di fattibilità che nessuno ha mai visto. Nonostante le rassicurazioni verbali del presidente della Regione Nicola Zingaretti, non si hanno certezze che la Stazione si farà. E quando Politica7 nei mesi scorsi ha sollevato il tema, è partito il fuoco di fila dei… comunicati stampa a raffica. Per ribadire cosa? Lo studio di fattibilità è in corso. Mah…
Aeroporto civile (eventuale) e Stazione Tav (eventuale) andrebbero ad insistere in un’area molto “complicata”, quella della Valle del Sacco. Anche qui Nicola Zingaretti aveva assicurato, all’assemblea di Unindustria, che gli attuali criteri di perimetrazione del Sin sarebbero stati sospesi, in attesa di definirne di nuovi e attuali. Non è successo nulla, anzi dal Ministero della transizione ecologica il sottosegretario Ilaria Fontana ha fatto capire molto chiaramente che la proposta di Zingaretti non sarebbe stata presa in considerazione. Nessuno ha protestato: non Zingaretti verso il Ministero, non gli industriali verso Zingaretti. E in queste settimane si è ricominciato a parlare (oltre non si va mai) di cambiare comunque i parametri che regolano la definizione delle aree all’interno del Sin, che sta per Sito di Interesse Nazionale. Bypassando ancora una volta il fatto che le singole imprese non hanno la capacità economica per sopportare i costi di attività di controllo e di analisi dei terreni e di bonifica degli stessi. Sempre che quei terreni risultino effettivamente inquinati. Una situazione paradossale che va avanti ormai da anni con un balletto finalizzato allo scaricabrile. Le responsabilità politiche sono diverse e diffuse, ma è chiaro che su entrambe le vicende (Stazione Tav Ferentino-Supino e riperimetrazione del Sin Valle del Sacco) è la Regione Lazio che avrebbe dovuto dare risposte. Con i fatti. Non con impegni a futura memoria e annunci vuoti.

LE STRATEGIE DI ZINGARETTI PER IL DOPO LETTA

Il quotidiano Il Tempo ha analizzato la campagna elettorale di Nicola Zingaretti, individuando strategie e scelte (anche del colore dei manifesti) completamente diverse da quelle del segretario nazionale Enrico Letta. Il quale ha messo in conto l’ipotesi di dover lasciare la guida del Nazareno in caso di sconfitta (basta leggere l’intervista sul settimanale L’Espresso). E’ arrivato il momento di ricordare alcune cose. L’ultimo congresso del Pd è quello vinto da Nicola Zingaretti con il progetto Piazza Grande. Enrico Letta è subentrato dopo le dimissioni del Governatore del Lazio ma senza che si celebrasse un congresso. Particolare non secondario. E’ stato Zingaretti a volere Letta e questo magari spiega il fatto che l’attuale leader dei Dem, pur non sopportando le logiche del partito a Roma e nel Lazio, non affondi il colpo su determinate situazioni. Sta scaldando i motori il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, lontano anni luce dall’impostazione di Zingaretti. Difficile (ma non impossibile) pensare che “Zinga” voglia riprendersi la guida del partito. Magari non direttamente e in prima persona. Sicuramente però vorrà dire la sua, essere determinante, avere un ruolo e un peso. Non ha una propria corrente, ma questo potrebbe non essere uno svantaggio. Anzi. Specialmente perché subito dopo il 25 settembre ci saranno le regionali e il Lazio vale moltissimo per il Partito Democratico. La scelta del possibile successore sarà uno snodo decisivo.

Anno 2018: nello stesso giorno (4 marzo) il Pd di Matteo Renzi crollò sotto il 20% mentre Zingaretti centrava uno storico bis alla Regione Lazio. Se il prossimo 25 settembre il Governatore dovesse portare in dote al Pd (nel suo collegio proporzionale) una percentuale più alta della media nazionale, allora lo farebbe sicuramente pesare. Certamente i tempi dell’idillio con Enrico Letta sono finiti.

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