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Revocato il concorso per dirigenti del Consiglio regionale del Lazio: era stato bandito prima dello scandalo delle spese pazze che travolse la Polverini. Poi nulla è stato più lo stesso.

Redazione
Dopo 12 anni la Regione Lazio revoca i concorsi banditi a dicembre 2010 per l’assunzione, in totale, di 25 dirigenti del consiglio regionale.
Settembre 14, 2022
Renata Polverini

Dopo 12 anni la Regione Lazio revoca i concorsi banditi a dicembre 2010 per l’assunzione, in totale, di 25 dirigenti del consiglio regionale, che già in pianta organica ne contava quasi una sessantina. Erano i tempi delle spese pazze, quelle che da lì a poco avrebbero travolto il governo regionale retto da Renata Polverini, con gli scandali per l’uso allegro delle risorse pubbliche. I tempi di Franco Fiorito detto Batman e Vincenzo Maruccio detto il ‘bombardiere’ chiuso nelle sale slot della capitale con le ‘monetine’ della Pisana per giocare ai videopoker.

Ecco, ai quei tempi, era la vigilia del capodanno 2011, il Consiglio regionale del Lazio, all’epoca presieduto da Mario Abbruzzese, aveva bandito ben tre concorsi pubblici per l’assunzione di 25 dirigenti, a tempo pieno ed indeterminato, per le aree: giuridico legislativa, giuridico economica e area informatica. I concorsi apparivano in Gazzetta ufficiale proprio il 31 dicembre di quel 2010, le prove selettive, scritte e orali si sarebbero dovute svolgere nei mesi successivi. L’anno dopo (2012), però, scoppiò il caso dei fondi regionali elargiti ai gruppi consiliari per spese non sempre giustificate e giustificabili.

Il consiglio regionale finì nella bufera. I conti dei gruppi consiliari vennero passati ai raggi x della magistratura: in proporzione al peso elettorale i soldi li avevano presi tutti. Del concorso per dirigenti al consiglio regionale non si parlò più. Non si poteva parlare più. Meglio non parlarne più. Ma la bufera non passava, la Polverini lasciò a settembre; ad ottobre 2012 intervenne il Governo Monti con un Decreto legge che obbligò le regioni a rivedere il trattamento economico dei consiglieri e le elargizioni ai gruppi. Scattarono i tagli alle spese, ai portaborse, ai consulenti e ai segretari. Tagli anche alle piante organiche, a quella del consiglio prima di tutto: negli anni che seguono, dal 2013 ai giorni nostri, i dirigenti della Pisana passano da 55 a 47, poi da 47 a 28 e, da gennaio di quest’anno, scendono ulteriormente a 26. Cambia la dotazione organica e viene ridefinito il fabbisogno del personale.

Nel frattempo, quanti nel 2011 avevano fatto domanda per i concorsi apparsi in gazzetta ufficiale nella notte di San Silvestro 2010, attendono con fiducia tempi migliori. Tutto inutile.

I 25 posti ‘promessi’ non ci sono più: cancellati, scomparsi, razionalizzati. E così, lo scorso 7 settembre, il Direttore del servizio “Amministrativo” del consiglio regionale ha provveduto a revocare i bandi emanati 12 anni prima, spiegando che “in ragione delle conseguenti riduzioni della dotazione organica del personale con qualifica dirigenziale e dei mutamenti dell’assetto organizzativo delle strutture amministrative del Consiglio regionale, le procedure concorsuali, bandite nel 2010 e non ancora espletate, per il reclutamento di n. 15 posti per l’area giuridico legislativa, di n. 9 posti per l’area giuridico economica e di n. 1 posto per l’area informatica (…) non più risultano conformi e confacenti alle esigenze organizzative dell’amministrazione, in quanto, in relazione al mutamento delle necessità gestionali dell’ente sopravvenute (…) è evidente la mancanza di attualità delle procedure in oggetto”.

Del resto, la bufera che all’epoca travolse la Regione non aveva consentito di svolgere alcuna prova concorsuale e quindi nessuno dei partecipanti può vantare oggi posizioni consolidate. Insomma, s’è scherzato. Finché s’è potuto.

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