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Regionali Lazio, no election day con le politiche: si voterà fra novembre e gennaio

Marco Battistini
Nel Lazio, l’esperienza del campo largo targato Pd e che tiene dentro M5s e Azione resta in bilico, ma ad ogni modo la maggioranza alla Pisana intende andare avanti.
Luglio 22, 2022
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Il palazzo della Regione Lazio

Le dimissioni del premier Mario Draghi e le possibili elezioni politiche anticipate in autunno potrebbero avere delle ricadute anche sul futuro della consiliatura regionale del Lazio. Le indiscrezioni circolate in questi mesi che vedono Nicola Zingaretti interessato ad una candidatura in Parlamento, con la crisi di governo, sono diventate ancora più insistenti. A placare il clima di incertezza sono fonti interne alla Regione Lazio che escludono un possibile election day con le politiche. Nel Lazio, l’esperienza del campo largo targato Pd e che tiene dentro M5s e Azione resta in bilico, ma ad ogni modo la maggioranza alla Pisana intende andare avanti. Quanto alla data del voto persiste una forbice temporale ricadente tra ottobre (meno probabile) e gennaio, prima comunque della scadenza naturale prevista a marzo 2023.

LO SCENARIO IN REGIONE

Come è ormai noto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e il Consiglio dei ministri ha confermato le elezioni per il 25 settembre. In ogni caso “in Regione Lazio -assicurano le fonti- la maggioranza c’è e andrà avanti, non c’è una crisi politica”. Inoltre viene escluso un possibile election day con le politiche perché “una eventuale e possibile candidatura di Nicola Zingaretti in Parlamento non è incompatibile con la sua permanenza. Quindi, la legge gli consente comunque di ricoprire la carica di governatore”. Infatti, secondo quanto previsto dalla legge, dalle eventuali dimissioni di Zingaretti devono trascorrere 90 giorni prima delle elezioni regionali. Gli scenari nel Lazio potrebbero quindi vedere le dimissioni di Zingaretti una volta ufficializzata la candidatura in Parlamento, ipotesi meno probabile, con un ritorno alle urne nel Lazio verso ottobre o inizio novembre. Oppure l’attuale governatore potrebbe dimettersi subito dopo le elezioni politiche (fine settembre o inizio ottobre) qualora fosse eletto, con elezioni regionali dopo tre mesi, verso gennaio. Un lasso di tempo che rende impossibile la concomitanza con il voto alle politiche.

FRATELLI D’ITALIA ALL’ATTACCO

Nicola Zingaretti, da tempo, ha già prenotato un seggio blindato in un collegio nel cuore di Roma. Potrebbe essere al Senato e non alla Camera come inizialmente ipotizzato. Lo scenario di un presidente candidato in Parlamento presta però evidentemente il fianco alle critiche del centrodestra che, puntuali, sono arrivate. E’ la consigliera regionale di Fdi Laura Corrotti a firmare la nota in cui attacca il governatore: “Zingaretti dopo aver tentato più volte di scappare dalla Regione Lazio per fare prima il ministro del governo Conte-bis e poi il sindaco di Roma, ora tenterà la scalata in Parlamento pur di lasciare il ruolo di governatore. Se si vuole candidare in Parlamento la Regione Lazio deve tornare al voto oggi: per Zingaretti il salto senza le dimissioni è formalmente possibile ma moralmente inaccettabile nei confronti dei cittadini laziali che subiscono da ormai dieci anni le conseguenze di una giunta disastrosa”. Appare prevedibile che il pressing sulle dimissioni di Zingaretti da parte del centrodestra crescerà con il passare dei giorni.

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