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Provincia, la soluzione civica, il veto di Salera, le accuse a tempo scaduto di Pompeo e le tensioni del centrodestra

Licandro Licantropo
Domenica il Pd riunirà tutti i suoi amministratori, ma l’aria che tira è molto chiara: difficilmente Pompeo e Salera rispetteranno il deliberato della maggioranza. 
Novembre 17, 2022
pompeo
Antonio Pompeo (foto S. Desiato)

Enzo Salera non vuole Giuseppe Sacco candidato alla presidenza della Provincia. Antonio Pompeo tira fuori soltanto adesso il fatto che sarebbe stato disposto a dimettersi prima per consentire al sindaco di Cassino di concorrere. E che però sarebbe stato stoppato dalla federazione del Partito Democratico. Naturalmente sia il segretario Luca Fantini che il leader Francesco De Angelis hanno chiesto spiegazioni perché una tesi del genere rischia di alimentare ulteriori tensioni all’interno di un partito che sembra non conoscere pace.

MA PERCHE’ TUTTO QUESTO?

Ci sono tanti sindaci del Partito Democratico che non sono nelle condizioni di potersi candidare alla presidenza della Provincia perché hanno meno di un anno e mezzo di mandato davanti. Non soltanto Salera. Ma anche Simone Cretaro (Veroli), Adriano Lampazzi (Giuliano di Roma), Simone Costanzo (Coreno Ausonio), Domenico Alfieri (Paliano), Enrico Pittiglio (San Donato Valcomino). Se proprio Pompeo voleva fare un gesto nobile (ma pure proiettato alla sua campagna elettorale per le regionali) poteva comunque lasciare prima la carica di presidente e indire le elezioni per una data anticipata. In questo modo il Pd avrebbe potuto unirsi su un candidato forte, provando perfino a riproporre il Campo largo del 2021. Forse amministratori come Massimiliano Quadrini, sindaco di Isola del Liri, non avrebbero aderito ad Azione di Carlo Calenda. Invece questo non è stato fatto, ma oggi si tirano fuori eventuali responsabilità di altri per dare una sponda a Enzo Salera. Da mesi il sindaco di Cassino sta mettendo in difficoltà non tanto la federazione provinciale quanto Francesco De Angelis. Si è messo di traverso alle politiche, ottenendo il candidato nel collegio uninominale del Senato (Sergio Messore) a scapito della possibilità che Francesco De Angelis fosse tenuto in considerazione come capolista nel proporzionale. Salera è di traverso da molto tempo. E’ legittimo che possa pensare di prendersi la segreteria della federazione. Ma può farlo nell’ambito di un congresso, provando ad ottenere la maggioranza. Il no a Giuseppe Sacco ha come conseguenza (e forse come obiettivo) quello di indebolire ulteriormente la posizione di De Angelis. Il quale vede nel sindaco di Roccasecca una possibilità di soluzione amministrativa, operativa, civica. Sacco non è del Pd. E neppure di Fratelli d’Italia. Chi oggi grida all’inciucio, in passato ha stretto accordi con il centrodestra. Lo ha fatto perfino Antonio Pompeo, nel 2014, quando è stato eletto con i voti ponderati decisivi di Forza Italia di Mario Abbruzzese e Nicola Ottaviani e del Nuovo Centrodestra di Alfredo Pallone. Ieri tutto bene, oggi non più. Perché? Per indebolire Francesco De Angelis. Domenica il Pd riunirà tutti i suoi amministratori, ma l’aria che tira è molto chiara: difficilmente Pompeo e Salera rispetteranno il deliberato della maggioranza. 

LA PARTITA DELLE REGIONALI

Se alla Regione Lazio vincerà il centrodestra, come dicono tutti i sondaggi, allora i consiglieri eletti in provincia di Frosinone non saranno più due, ma uno soltanto. Antonio Pompeo sarà candidato e dovrà vedersela con Mauro Buschini e Sara Battisti. Chi appoggerà Francesco De Angelis? Questo si chiedono tutti, soprattutto Pompeo, che teme di essere l’anello debole della catena. Allora può darsi che lo scontro alle provinciali sia finalizzato ad ottenere da De Angelis e Fantini la rassicurazione che la federazione non si schiererà con nessuno. Ciò succederà formalmente, ma poi nei territori saranno gli amministratori a dare indicazioni. Fra l’altro Mauro Buschini e Sara Battisti non dovrebbero replicare il “ticket” del 2018. Entrambi puntano all’endorsement operativo di De Angelis. La candidatura alla presidenza della Provincia va inquadrata in questa situazione: affondare la candidatura di Giuseppe Sacco serve a mettere all’angolo De Angelis e la componente di Pensare Democratico. In un momento di massima confusione del Pd a livello nazionale e regionale. Nel Lazio la sospensione del tavolo del centrosinistra è un’altra pagina di ordinario caos. Come è possibile pensare oggi di recuperare il rapporto con i Cinque Stelle, con Sinistra Italiana e con i Verdi dopo quello che è successo nelle ultime settimane? Di fatto si mette in straordinaria difficoltà il candidato alla presidenza Alessio D’Amato. In realtà il Pd è un partito ormai disabituato a fare l’opposizione e una sconfitta anche nel Lazio azzererebbe un’intera classe dirigente regionale. Quindi meglio consumare delle continue rese dei conti.

CENTRODESTRA IRRIMEDIABILMENTE SPACCATO

La realtà va guardata in faccia: comunque andrà a finire la partita delle provinciali, il centrodestra in Ciociaria è saltato. Anche nell’ipotesi assurda (che mai si concretizzerà) di una ricomposizione formale, gli amministratori dei diversi partiti non potranno allinearsi. L’accelerazione l’ha fatta la Lega candidando Riccardo Mastrangeli alla presidenza senza un confronto con gli alleati. Trattando Fratelli d’Italia come un gregario di basso rango. Per fare cosa? Ci saranno talmente tante tensioni nei singoli Comuni, che veramente il rischio è quello di una crisi generalizzata negli enti locali. Ne vale davvero la pena?