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Polveriera Forza Italia: avviso di sfratto a Tajani. Trincea Regione Lazio: Zingaretti chiama, Conte non risponde

Licandro Licantropo
In attesa di capire quando si dimetterà da Governatore per consentire al Lazio di tornare alle urne, il deputato del Pd Nicola Zingaretti nelle scorse ore ha detto la sua nel dibattito sul ruolo delle opposizioni.
Ottobre 24, 2022
Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri

Nuove critiche a Giorgia Meloni e avviso di sfratto ad Antonio Tajani come coordinatore nazionale di Forza Italia. Silvio Berlusconi non rinuncia a portare avanti la sua posizione (quale?) all’interno degli “azzurri”. Mercoledì è prevista la fiducia al Senato e il Cavaliere intende intervenire personalmente. Intanto però stamattina il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un’intervista al deputato forzista e vicepresidente della Camera Giorgio Mulé. Ha detto Mulé: “Ha provocato disappunto l’atteggiamento di Giorgia Meloni. Un disappunto esternato dallo stesso Berlusconi, quando ha posto la questione del condizionale e non dell’imperativo da usare nel dialogo con gli alleati”. Mulé ritiene che a suo giudizio sia Antonio Tajani (vicepremier e ministro degli esteri) che Anna Maria Bernini (ministra dell’Università) dovrebbero lasciare le cariche che ricoprono all’interno del partito (coordinatore nazionale il primo, vicecoordinatore la seconda). Spiega Mulé: “E’ una riflessione che devono fare e risolvere. Ci sono interventi sulla spina dorsale del partito ormai indefettibili”. Se Tajani e Bernini non effettueranno un passo indietro, sarà Berlusconi, come afferma Mulé a indicare “la nuova formula di Forza Italia”.

“AZZURRI” ORMAI MINA VAGANTE

Si capisce benissimo che Forza Italia rappresenta la “mina vagante” della maggioranza di centrodestra. Con un risultato ad una sola cifra, con tantissimi voti persi rispetto al 2018, con una posizione marginale nel centrodestra, invece di prendere atto di aver mantenuto una posizione importante nel Governo, gli “azzurri” si arrampicano sugli specchi dei “distinguo”. Perfino all’indomani della prima seduta del consiglio dei ministri, nel corso del quale è stato detto a chiare note che l’agenda di Governo sarà dettata dalle emergenze. Quanto al fatto che Antonio Tajani deve lasciare la carica di coordinatore nazionale, siamo in una situazione simile a quella di Gianfranco Fini tanti anni fa. Tajani è tra i fondatori del partito, braccio destro di Berlusconi da sempre, apprezzato dal Ppe. Se oggi gli si chiede un passo indietro su una carica politica è per un solo motivo: in FI (da intendersi come espressione del solo Silvio Berlusconi) c’è la necessità di far affermare la linea di Licia Ronzulli. Cosa succederà è difficile da pronosticare. Può darsi che le distanze tra i governisti e i nuovi fedelissimi di Berlusconi aumentino fino a determinare spaccature e, forse, scissioni. Sarà importante verificare anche altre posizioni. Per esempio quella del senatore e coordinatore regionale del Lazio Claudio Fazzone, che nei giorni scorsi ha seccamente smentito le voci circa un suo possibile interessamento al pressing di Italia Viva. In Ciociaria Adriano Piacentini, Rossella Chiusaroli e Daniele Natalia sono vicinissimi a Fazzone. Giorgia Meloni si sta già attrezzando a scenari alternativi, perché sa benissimo che Berlusconi non si rassegnerà mai alla bruciante sconfitta politica che proprio lei gli ha inflitto nei giorni scorsi.

ZINGARETTI IN SOCCORSO DI LETTA

In attesa di capire quando si dimetterà da Governatore per consentire al Lazio di tornare alle urne, il deputato del Pd Nicola Zingaretti nelle scorse ore ha detto la sua nel dibattito sul ruolo delle opposizioni. Rilasciando queste dichiarazioni all’Adnkronos: “Secondo me Letta, Conte e Calenda dovrebbero vedersi e concordare cosa si può fare insieme come opposizione. Lo chiede qualcosa di molto di più importante dei problemi del passato, lo chiedono la democrazia e l’Italia. Coordinarsi in qualche modo è un loro dovere e fa bene il Pd a insistere su questo punto. Spesso il primo obiettivo di chi governa è, attraverso il potere, dividere le opposizioni. Ora, che qualcuno oggi nelle opposizioni reputi le divisioni addirittura un punto identitario, lo considero un’ennesima prova di follia del momento”. Intanto è singolare che quando i “responsabili” soccorrono il centrosinistra è cosa buona e giusta, mentre invece quando lo fanno con il centrodestra è… un’ennesima prova di follia del momento. Ma ci sta. In realtà Nicola Zingaretti parla a nuora (Letta) affinché suocera (Conte) intenda. Per il presidente della Regione Lazio va rilanciato il Campo largo. Il problema però è che Giuseppe Conte, che pure sta ascoltando con attenzione Roberta Lombardi e Valentina Corrado, non è convinto. Neppure Carlo Calenda per la verità. I Cinque Stelle in Parlamento faranno un’opposizione diversa da quella dei Democrat e hanno messo in agenda il sorpasso nei sondaggi entro sei mesi. Un obiettivo alla portata specialmente se il Pd dovesse perdere le elezioni del Lazio. Nel frattempo Claudio Durigon, parlamentare e coordinatore regionale della Lega (in odore di sottosegretariato) non allenta il pressing. E rilancia: “Due mandati di Zingaretti hanno impresso una direzione drammatica al territorio, che non porta da nessuna parte: lo vediamo sulle infrastrutture, sui rifiuti, sulla sanità, sulle tasse drammaticamente alte. Sono certo che a breve verrà indicato il nome di un candidato presidente all’altezza del ruolo, competente e credibile”. Il Pd è sotto attacco politico, tra due fuochi. Da un lato il centrodestra, forte della vittoria nazionale, vuole provare a conquistare il Lazio. Anche in questo caso, però, sarà importante capire le scelte di Forza Italia, partito al quale la Meloni ha dato un segnale con il cambio del candidato in Sicilia: Renato Schifani al posto di Nello Musumeci. Dall’altro Giuseppe Conte non vorrebbe soccorrere i Dem in una Regione così strategica.