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Pochi giovani e sempre più lontani dal lavoro nel Lazio. Spaventano i dati della Ciociaria

Martina Arduini
L’analisi della Cgia di Mestre
Settembre 5, 2023

Giovani laziali in progressivo allontanamento dalla regione e sempre più distanti dal lavoro. E’ questa l’impietosa valutazione della Cgia di Mestre, associazione di categoria delle piccole e medie imprese, che studia il fenomeno.

Nella nostra Regione dal 2013 al 2023 la popolazione giovanile è scesa di quasi 85 mila unità, pari ad un -7%. In Italia il numero dei giovani tra i 15 ed i 34 anni è diminuito di quasi un milione. Frosinone presenta un calo del 19 per cento: se nel 2013 la popolazione giovanile si attestava a quota 115.754, dieci anni dopo il numero si è ridotto a 93.779. ovvero quasi 22 mila giovani in meno in 10 anni. Quella ciociara è una delle province con il calo percentuale più marcato in Italia.   

A Latina la diminuzione della popolazione giovanile in dieci anni si è attestato al 9,6 per cento: in termini assoluti meno 12499. A Rieti il calo è stato del 4 per cento: meno 4 mila giovani nel periodo in esame. A Roma i numeri ci dicono di una flessione in termini assoluti di 36820 unità: pari al -4,2 per cento. A Viterbo in termini percentuali la discesa è stata del 14,1 per cento con quasi 10 mila giovani in meno in dieci anni.

“Negli ultimi dieci anni è sceso di quasi un milione il numero dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni” scrivono dalla Cgia nel report -. Per l’esattezza, la diminuzione è stata di 966.938 unità. “Questa contrazione nella fascia di età più produttiva della vita lavorativa sta arrecando grosse difficoltà alle aziende italiane – si legge ancora nello studio -. Molti imprenditori, infatti, faticano ad assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo. Insomma, la crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente”.

Cosa aspettarsi

Tra il 2023 e il 2027 – come segnalano da Cgia – il mercato del lavoro italiano richiederà circa tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione. “A legislazione vigente, pertanto, nei prossimi 5 anni quasi il 12 per cento degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro – segnalano dall’associazione di categoria – per aver raggiunto il limite di età. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “rimpiazzare” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori”.

Dalla Cgia suggeriscono un “patto sociale” con gli immigrati che vogliono stabilirsi in Italia. “Alla luce della denatalità in corso nel nostro Paese – spiega lo studio della Cgia -, appare evidente che per almeno i prossimi 15-20 anni dovremo ricorrere stabilmente anche all’impiego degli extracomunitari. In che modo? Per legge, a nostro avviso, dovremmo stabilire che il permesso di soggiorno, a eccezione di chi ha i requisiti per ottenere la protezione internazionale e di chi entra con già in mano un contratto di lavoro, andrebbe accordato a chi si rende disponibile a sottoscrivere un patto sociale con il nostro Paese. Il contenuto dell’accordo? Se un cittadino straniero si impegna a frequentare uno o più corsi ed entro un paio di anni impara la nostra lingua e un mestiere, al conseguimento di questi obbiettivi lo Stato italiano lo regolarizza e gli “trova” un’occupazione. Sia chiaro: è un’operazione complessa e non facile da gestire, anche perché il tema dell’immigrazione e del suo rapporto con il mondo del lavoro è molto articolato”. Efficienza della Pubblica Amministrazione e dei Centri per l’impiego permettendo.

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