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Più poveri e meno garanzie: il fallimento dei governi tecnici e Nicola Zingaretti diventa il difensore del reddito di cittadinanza

Licandro Licantropo
Da Mario Monti a Mario Draghi e più in generale il Paese è stato guidato per lunghi tratti da “ammucchiate” indistinte. Michele Santoro ieri sera a DiMartedì ha fatto una domanda rimasta “appesa”, nel senso che nessuno ha risposto: “Ma con questi governi tecnici la povertà è diminuita in Italia?” In realtà è aumentata. Come sono aumentati i disoccupati e le crisi aziendali.
Settembre 14, 2022
Nicola Zingaretti, presidente Regione Lazio

“Se nessun operaio vota più il Partito Democratico, vorrà dire qualcosa oppure no?”. Michele Santoro l’ha detta alla sua maniera nel corso della trasmissione DiMartedì di Giovanni Floris, in onda su La7 ieri sera. Mettendo il dito nella piaga di una forza politica che ha smesso da tempo di intercettare il voto degli operai e di tante fasce deboli della popolazione. Negli stessi minuti Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e candidato alla Camera in un collegio proporzionale di Roma, attaccava (tanto per cambiare) Giorgia Meloni. Affermando sui social: “Giorgia Meloni dice che quello del Reddito di cittadinanza è un messaggio culturalmente devastante. Bisogna creare lavoro vero e giustamente retribuito. Ma devastante è lasciare chi non lavora né studia in totale solitudine, magari per costringerlo a chiedere favori ai politici”. Per Zingaretti “forme di sostegno alla povertà e di reinserimento al lavoro o agli studi esistono in tutta Europa” e “questa aggressione della destra alla povera gente conferma: la destra populista non aiuta il popolo, lo usa”.

L’ABBAGLIO STORICO DEL PD

Lasciamo stare il merito della questione e i soliti tentativi di demonizzazione dell’avversario politico (è successo con Berlusconi e Salvini prima e con la Meloni adesso). Si rende conto Zingaretti che il reddito di cittadinanza è stata una misura del Governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte? “L’unica proposta di sinistra degli ultimi decenni”, l’ha definita Marco Travaglio. Il reddito di cittadinanza è stato ed è il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle, come Quota 100 lo è stato della Lega. Quei due provvedimenti furono adottati insieme. Se dopo anni di crollo verticale nei sondaggi, adesso il Movimento Cinque Stelle sta risalendo lo deve al fatto di essere individuato e percepito come perno del campo progressista. Per il reddito di cittadinanza e per molto altro: Giuseppe Conte lo ha capito bene e prima degli altri e cavalca l’onda. Il Partito Democratico invece ha smarrito la propria vocazione, si trova maggiormente a suo agio più nei salotti della grande industria che nelle fabbriche. Zingaretti in particolare, come segretario del Pd, ha ceduto ai Cinque Stelle la rappresentanza di un mondo e di un’area culturale che per decenni è stato appannaggio esclusivo del maggior partito della sinistra italiana.

IL BLUFF DEGLI ESECUTIVI TECNICI

Da undici anni l’Italia ricorre sistematicamente ad esecutivi tecnici, da Mario Monti a Mario Draghi e più in generale il Paese è stato guidato per lunghi tratti da “ammucchiate” indistinte. Sempre Michele Santoro ieri sera ha fatto una domanda rimasta “appesa”, nel senso che nessuno ha risposto: “Ma con questi governi tecnici la povertà è diminuita in Italia?”. No. In realtà è aumentata. Come sono aumentati i disoccupati e le crisi aziendali. Allo stesso tempo sono diminuiti diritti e garanzie: quei diritti e quelle garanzie che oggi il Pd vede minacciati da una possibile vittoria del centrodestra trainato da Fratelli d’Italia. I Governi tecnici hanno seguito pedissequamente le indicazioni dell’Europa: le famiglie in povertà assoluta e relativa sono aumentate, le tasse non ne parliamo, il lavoro è diventato soprattutto precario (quando c’è). Sorvoliamo sulla tutela e sui diritti dei lavoratori.

Rimaniamo solo in provincia di Frosinone: quanti ristoranti e alberghi hanno chiuso? Quante piccole e medie imprese non ce l’hanno fatta? Quante realtà editoriali non ci sono più nel silenzio generale? Adesso tutte le associazioni di categoria fanno (giustamente) previsioni catastrofiche sulle migliaia di aziende che saranno costrette a chiudere per l’aumento incontrollato dei prezzi dell’energia (gas e luce). Ma a fronte di questa terribile emergenza l’Unione Europea se la prende comoda. E se la prende comoda anche il Governo di Mario Draghi, rifugiandosi nell’alibi di poter intervenire solo per gli affari correnti. Tutto questo porta alla conclusione di Santoro: ma i Governi tecnici sono serviti? Sicuramente sono serviti a tenere l’Italia nei confini (o nei recinti?) voluti dall’Unione Europea. Sul piano finanziario, fiscale ed economico soprattutto. In queste ultime settimane non sentiamo che ripetere che “un governo di centrodestra non durerebbe più di un anno, l’Europa non lo consentirebbe”. E perché? Il problema però è che questo scenario potrebbe concretizzarsi e tutti noi siamo mentalmente preparati al fatto che l’Ue potrebbe agire sullo spread. A pensarci bene è assurdo.

LA SITUAZIONE IN CIOCIARIA

Non c’è alcun dubbio che nell’ultimo decennio (almeno) in provincia di Frosinone sia stato il centrosinistra a governare i processi più importanti, anche per il fatto di governare la Regione Lazio. Allora la domanda è semplice: la sanità e la gestione del ciclo dei rifiuti, per esempio, sono migliorati? Sono state realizzate infrastrutture per rendere le imprese più competitive? Ci sono state opere pubbliche all’altezza? La risposta a tutte queste domande è no. Una campagna elettorale serve a questo: a trarre le conclusioni dopo aver ascoltato le proposte di chi si candida a governare il Paese, la Regione, il Comune. Va tutto bene, ma basta con il panegirico dei governi tecnici che interessano solo ai poteri forti.

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