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Perché il Pd ciociaro blinda Salera e scarica Di Rollo. L’aridatece Di Maio che certifica il fallimento di Conte

Licandro Licantropo
Settembre 1, 2023
Enzo Salera e Barbara Di Rollo

Oggi pomeriggio il circolo del Pd di Cassino si riunirà per ribadire il pieno sostegno (senza se e senza ma) al sindaco Enzo Salera. Contemporaneamente si indicherà la strada per un programma di coalizione intorno al quale costruire la candidatura bis del primo cittadino. Per Barbara Di Rollo non c’è più spazio, questo è chiaro. Indipendentemente dall’esito di una eventuale mozione di sfiducia nei confronti del presidente del consiglio comunale. Non è una sorpresa, perché da tanto tempo i rapporti tra Enzo Salera e Barbara Di Rollo erano logorati. Non è una sorpresa neppure il fatto che il segretario Luca Fantini e la consigliera regionale Sara Battisti abbiano deciso di andare avanti in questo modo, nell’ottica unitaria. Secondo le indicazioni di Francesco De Angelis, che nel frattempo (qualcuno tende a dimenticarlo) è diventato presidente regionale del Partito Democratico. Vuol dire che situazioni di spaccatura che negli anni passati hanno caratterizzato le posizioni del Pd nei vari Comuni difficilmente continueremo a vederle. Nel Lazio i Democrat sono rappresentati da Daniele Leodori (segretario) e Francesco De Angelis (presidente). Si procederà in modo unitario ovunque, perfino a costo di “sacrificare” alcune posizioni. Come quella di Barbara Di Rollo, per pochi mesi consigliere regionale dopo l’elezione di Mauro Buschini a presidente dell’Egato. Inoltre alle primarie regionali c’è stato un accordo vero tra diverse aree e adesso esiste un asse tra l’autorevole deputato Claudio Mancini e lo stesso Francesco De Angelis. Inoltre un anno fa nel collegio proporzionale Frosinone-Latina è stato eletto parlamentare Matteo Orfini, un altro big. Il Partito Democratico in Ciociaria non può permettersi divisioni e sbandate da questo momento in poi. Meglio perdere unitariamente che vincere dividendosi. Capiremo anche dalle mosse dell’ex presidente della Provincia Antonio Pompeo fino a che punto il vento è cambiato e in quale direzione soffia.

Oggi a Roma, nel quartier generale di Forza Italia, ci sarà la presentazione ufficiale dei due nuovi ingressi, i consiglieri regionali Roberta Della Casa e Marco Colarossi, entrambi provenienti dal Movimento Cinque Stelle. Il segretario nazionale e ministro degli esteri Antonio Tajani ha già dato il benvenuto, ma oggi si capirà qualcosa in più. Un doppio addio che ha generato una forte reazione da parte dei pentastellati, che però faticano a fare autocritica. Nel Lazio l’appiattimento sulle posizioni del Pd è evidente e questo non sta bene a tutti. Giuseppe Conte si preoccupa esclusivamente della dimensione nazionale, dimenticando però che la spinta del voto di opinione si è fermata ormai da anni. Nel Lazio i pentastellati si sono presentati autonomamente alle regionali, dopo che Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi avevano dato vita all’unico vero progetto di cooperazione politica tra Pd e Movimento. Questo non soltanto ha disorientato gli elettori,ma ha pure demotivato una parte consistente dei Cinque Stelle. Fra l’altro nei mesi scorsi lo stesso Conte aveva deciso di provare a strutturare il Movimento nei territori, attraverso i coordinamenti regionali. In Ciociaria ci si è affidati alla deputata Ilaria Fontana. Di fatto però non è successo nulla: senza un reale radicamento nel territorio, che passi attraverso degli organismi appositi, è impossibile perfino provare a dire la propria alle elezioni nei Comuni. Salvo delle eccezioni. Il Movimento Cinque Stelle è stato ininfluente a Frosinone, non presente alla Provincia e nemmeno in occasione del rinnovo di un ente intermedio di primo livello come la Saf. Perciò non ci si può meravigliare che due consiglieri regionali decidono di cambiare schieramento e provare a fare politica. E’ successo questo. Ci sarebbe quindi da discutere pure sulla leadership di Giuseppe Conte, blindato dai suoi fedelissimi e basta. Certamente controlla il Movimento (anche per la prolungata assenza operativa di Giuseppe Grillo), ma ad oltre un anno di distanza sarebbe giusto fare un bilancio e chiedersi se davvero le cose vanno meglio rispetto a quando alla guida c’era Luigi Di Maio.