Leader politici, esperti e addetti ai lavori sono concordi nel ritenere che stavolta la possibilità che alle europee voti meno del 50% degli aventi diritto è reale. Nonostante nelle stesse giornate (8 e 9 giugno) i seggi saranno aperti contemporaneamente in 3.700 Comuni, che solitamente fanno da traino. Sull’affluenza va precisato che la tendenza riguarda tutto l’Occidente, Usa in primis. La disaffezione dell’elettorato è un elemento caratterizzante di una lunga fase storica. Non per questo la legittimazione democratica viene meno.
Inoltre non si tratta di una novità assoluta: cinque anni fa alle europee votò il 54,5% degli aventi diritto. Alle politiche del settembre 2022, invece, il 64%. Il che porta a ritenere che l’Unione Europea viene ancora percepita come “lontana” dai cittadini.
Poi ci sono gli ultimi sondaggi di Quorum-YouTrend realizzati per Sky Tg24. Fratelli d’Italia perde lo 0,6% rispetto alla settimana precedente ma rimane primo partito con il 26,8%. Nel centrodestra controsorpasso della Lega (8,3%: stabile) nei confronti di Forza Italia (8%, perde lo 0,3%). Nel Campo largo che non c’è più, il Pd è al 21% (+0,2%), Cinque Stelle al 16,1% (+0,1%). I partiti che “ballano” attorno alla soglia di sbarramento del 4% sono gli Stati Uniti d’Europa (4,7%: +0,2%), Alleanza Verdi e Sinistra al 4,4% (stabile) e Azione al 4% (+0,2%).
Le proiezioni sui possibili seggi sono le seguenti: Fratelli d’Italia tra 19 e 26, Pd tra 15 e 20, Cinque Stelle tra 11 e 16, sia Forza Italia che Lega tra 4 e 9. C’è quindi l’incertezza legata a quanti partiti supereranno il 4%. Nella circoscrizione Centro (Lazio, Toscana, Umbria e Marche), Fratelli d’Italia può arrivare a 6 eurodeputati eletti, il Pd a 4. Gli altri 5 seggi andrebbero distribuiti tra Cinque Stelle, Lega, Forza Italia e una formazione che supererebbe il 4%.
Sono chiare due cose: tranne FdI e Pd, sarà durissima per gli altri. Inoltre i partiti dovranno seguire le indicazioni nazionali, indipendentemente dal fatto che ci sono dei candidati del territorio. La dimensione del collegio e l’importanza politica nazionale del voto relegano in terzo piano le esigenze delle province, compresa quella di Frosinone. Gli esponenti locali faranno la loro corsa alle preferenze al massimo: Maria Veronica Rossi (Fratelli d’Italia), Mario Abbruzzese (Lega), Rossella Chiusaroli (Forza Italia), Giuseppina Bonaviri (Stati Unuti d’Europa), Luciano Conte (Alleanza Verdi e Sinistra).
Ma i responsabili politici dei partiti in Ciociaria dovranno ragionare con una visione globale, secondo le strategie e le indicazioni dei partiti. Cercando di massimizzare i risultati dei voti, delle percentuali e delle preferenze. Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) è già sintonizzato sulla lunghezza d’onda del partito nazionale. Stessa cosa sta facendo Luca Fantini, del Partito Democratico. Così come in Forza Italia il raccordo tra Antonio Tajani e Claudio Fazzone è totale e quotidiano. Nella Lega c’è la situazione legata al generale Roberto Vannacci, fortemente voluto come capolista (soltanto) da Matteo Salvini. Questo ha determinato che i referenti locali stiano puntando su altri candidati. Ritenendo che scrivere nome e cognome sulla scheda è un passaggio complicato e che neppure Vannacci può darlo per scontato.
In Ciociaria Nicola Ottaviani sa che la sua elezione a deputato nel collegio Terracina-Cassino è stata determinata sia dal “maggioritario” (tutto il centrodestra sia espresso per lui) sia dall’impegno di Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli nel sud della provincia. Adesso, in occasione delle europee, Abbruzzese si aspetta di vedere le preferenze che gli arrivano da Ottaviani. Quella del Carroccio è la situazione più delicata. Non ci sarà certamente la percentuale del 2019, vale a dire il 34%. L’effetto sarà rappresentato da una drastica diminuzione del numero di eurodeputati. Al Nord Massimiliano Fedriga e Luca Zaia spingeranno moltissimo per recapitare un avviso di sfratto (dalla segreteria) a Matteo Salvini. Proprio nella circoscrizione Centro il sottosegretario Claudio Durigon, il responsabile regionale Davide Bordoni e i referenti provinciali (tra i quali Ottaviani) dovranno provare a rispondere. Non sarà facile.