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Mondiali 2022: le lacrime di Neymar e Cr7, il vento nuovo del Marocco e il nuovo flop della Germania

Roberto Mercaldo
Scaloni opta per un’Argentina operaia con un solo astro, la Francia tra i lampi di Mbappè e la concretezza di Giroud
Dicembre 12, 2022
mondiali scaloni
Mondiali 2022 - Lionel Scaloni, ct dell'Argentina

Mancano quattro gare per consegnare alla storia il mondiale del 2022. Tanti verdetti sono già arrivati, tante storie sono giunte a conclusione. E, come sempre nello sport, nella gioia degli uni c’è il rimpianto degli altri.

La dura legge del gol ha colpito in Qatar chi di gol ne ha segnati più di tutti: Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, meglio noto come Cr7, non vincerà mai un mondiale. Il marcatore più prolifico della storia del calcio, vincitore per 5 volte del Pallone d’Oro e di altrettante Champions League, dovrà contentarsi del titolo europeo, conquistato nel 2016. Prima che il Marocco gli chiudesse in faccia le porte del sogno iridato, aveva già subito uno smacco epocale da Fernando Santos, che, dimentico di una storia che tanto somiglia a una leggenda, lo aveva destinato alla panchina in entrambe le gare dell’eliminazione diretta.

Cr7 aveva accettato, quanto di buon grado non è dato sapere, questo imprevedibile scenario, pur di proseguire nel cammino mondiale e nel tentativo di prendersi il trofeo mancante. A mettere tutti d’accordo ci ha però pensato il Marocco, tutto corsa e applicazione tattica. Hakimi e Ziyech sono le stelle indiscusse dei “leoni d’Atlante”, ma il mondiale qatariano ha regalato la ribalta anche al portiere Bounou, detto Bono, e al fuori rosa nello Standard Liegi Selim Amallah, centrocampista che ha giganteggiato al cospetto di ben più noti interpreti del ruolo.

E così, per arrivare allo storico traguardo della prima semifinale mondiale di una nazionale africana, i ragazzi di Regragui hanno dato dispiaceri in rapida successione al Belgio, alla Spagna e al Portogallo.

Tre grandi del calcio europeo hanno pagato dazio alla voglia di emergere dei nordafricani, con Lukaku preso ad emblema del fallimento dei “diavoli rossi” e la Spagna vittima di un rinnovamento che ha bisogno di tempi tecnici prima di produrre risultati adeguati.

MONDIALI 2022, BRASILE E GERMANIA, LE NOBILI DECADUTE

Il Marocco ha messo in fila vittime illustri, ma anche altre nazioni sono riuscite a produrre sorprese clamorose, come le cadute di Brasile e Germania, con l’Italia le più blasonate squadre della storia del mondiale. I tedeschi, otto volte finalisti e quattro volte campioni, hanno incontrato sul loro cammino un Giappone sopra le righe e… un calendario malandrino.

Hanno così pagato a caro prezzo il passo falso della gara d’apertura e a poco sono servite le buone prove con Spagna e Costarica. La seconda eliminazione al turno inaugurale ha generato polemiche e grandi critiche, ma Flick non ha minimamente preso in considerazione la possibilità delle dimissioni.

Ha invece deposto le armi, assumendosi tutte le responsabilità del caso, Adenor Leonardo Bacchi, detto Tite. Il suo Brasile non è uscito ai gironi, anzi è arrivato ai quarti di finale e a due minuti dalla semifinale, ma poi i rigori hanno detto Croazia e Tite ha rassegnato immediate dimissioni. Per Neymar, giocatore simbolo, le lacrime di rito e la rabbia di un’eliminazione abbastanza ingiusta.

La Croazia ha avuto il merito di parare i rigori verdeoro con l’impassibile Livakovic, ma sul piano del gioco i brasiliani avevano senza dubbio meritato il visto per il penultimo atto della rassegna.

INTORNO A MESSI UN’ARGENTINA OPERAIA

E ora? Salvo ulteriori miracoli di Livakovic e Bounou, sono Francia e Argentina le più serie candidate a salire sul tetto del mondo. Squadre decisamente diverse, per concezioni calcistiche, interpreti e tradizione. Il citì dell’albiceleste, Scaloni, ha compiuto una scelta di campo, costruendo intorno al fenomeno Messi un team roccioso ma quasi privo di talento. Zero minuti per Dybala, un ruolo secondario per Di Maria e panchine frequenti anche per Lautaro Martinez.

Un po’ di estro in De Paul e poi, interdizione e corsa al servizio del re, del genio assoluto, che vuole prendersi all’ultimo tentativo quel trofeo sfuggitogli sempre. Più talento diffuso invece per la Francia, che ha nel giovane Mbappè la sua stella riconosciuta, ma si giova delle giocate illuminate di Griezmann, della ritrovata vena di Rabiot e della mia sazia fame di gol dello stagionato Giroud. Possibile che si ritrovino in finale, ma è avventato sbilanciarsi in pronostici in questo strano mondiale d’inverno.

Si gioca per il podio, pochi giorni per decidere chi sarà la regina del mondo fino al 2026.

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