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Madrid: Sinner numero uno del seeding, tra voglia di conferme e progetti romani

Roberto Mercaldo
In campo domani Arnaldi, Cobolli, Darderi, Trevisan e Cocciaretto
Aprile 23, 2024
Jannik Sinner

Aveva detto che il mille madrileno gli sarebbe servito quale utile rodaggio per il torneo di Roma e per la terra rossa più nobile del mondo, quella del Roland Garros. Tutto giusto e tutto logico, perché per un italiano che è anche il numero 2 del mondo il torneo francese non può non essere la priorità e Roma non può essere solo un’utile e propedeutica introduzione. E poiché fare tre tornei di fila al massimo delle possibilità appare difficile persino per un “alieno” come Jannik Sinner, il sacrificio di Madrid, inteso come una ricerca meno affannosa del risultato finale, appariva quale male necessario.
Il forfait di Novak Djokovic ha però prodotto quale immediata conseguenza quella di consegnare al nostro portacolori l’onore e l’onere della prima testa di serie. Per la prima volta nella storia del tennis Open un giocatore italiano è la testa di serie numero uno di un “mille”.
E allora Jannik Sinner potrebbe pensarla come Jonny Lee Miller ed il suo arguto investigatore di Baker Street: escluso l’impossibile quel che resta, per quanto improbabile, è la verità, nella trasposizione tennistica il da farsi.
E chissà che Jannik non porti il suo ciuffo rosso alla ricerca di un tris che sbalordirebbe il mondo, che pur conosce e apprezza le virtù del ragazzo della Val Pusteria, eletto a icona di una gioventù operosa e sognante, perché il primo aggettivo non esclude l’altro. Si può vincere e sognare, con una racchetta in mano e mille rondini nel cuore. Sinner lo fa da quando aveva quindici anni: vince, perché sa scavalcare anche l’ostacolo più elevato e sogna, perché un campione non deve accontentarsi, né adagiarsi su ciò che è stato. E allora, ben vengano la testa di serie numero 1, la caccia all’autografo e al selfie, la folla che ti acclama e tutto il resto. Fanno parte del gioco e di una vita da privilegiato che lui, ragazzo assennato e modesto, vive con naturalezza e con saggezza precoce.
A sfidarlo dovrebbe esserci, ma il condizionale è d’obbligo, l’altro ragazzo d’oro del tennis mondiale, Carlos Alcaraz, che ha dovuto saltare Monte Carlo e Barcellona per infortunio e sta bruciando le tappe nel tentativo di rientrare venerdì, nel secondo turno del torneo castigliano.
Il suo coach, Ferrero, si è detto ottimista in merito, ma ogni decisione è rinviata all’immediata vigilia, che è comunque spostata a giovedì, visto che le teste di serie beneficiano del by nel turno inaugurale.
Saranno invece subito in campo Cobolli, Arnaldi e Darderi tra gli uomini e Trevisan e Cocciaretto tra le donne, ad inaugurare la rassegna in chiave tricolore.
Cobolli, il romano di Firenze, progressi giganti e qualche ricaduta nei meandri dell’ormai dimenticato limbo, affila le armi, pardon le corde, per battagliare con Tabilo, il cileno di Toronto. A beneficio di quanti avessero dubbi sugli studi geografici dell’estensore dell’articolo, giova ricordare che il buon Alejandro è un cileno nato in Canada e battente bandiera canadese anche nei tennistici circuiti fino al 2016, quando forse nostalgico del “lomo a lo pobre”, ha optato per la “roja”, lasciando alla foglia d’acero un improvvido biglietto d’addio. Terraiolo se ce n’è uno, caparbio come un’araucaria, buoni fondamentali nei colpi da fondo, sarà per il buon Flavio un test più che attendibile nel passo d’avvio.
Blasone, talento e un pizzico di follia nell’avversario di Darderi, che è italiano con nostalgie da gaucho, tanto per restare in tema di ambiguità territoriali. Eh sì, perché Monfils ha talento da vendere ed ora qualche anno in più di quasi tutti gli avversari che ne sfidano i gesti sornioni ad ogni latitudine. Se Darderi dovesse farlo muovere e portarlo ad esasperare una fisicità sempre meno debordante, possibile che ne venga fuori; diversamente per il marito di Elina Svitolina il rebus italo argentino potrebbe risultare di agevole soluzione.
Favorito invece, senza mezzi termini, Matteo Arnaldi, che non è riuscito a sgambettare di nuovo Ruud, come seppe fare magnificamente proprio nel torneo di Madrid, ma che è uscito da Barcellona con la consapevolezza di essere una moderna fenice, capace di risorgere da un 3/6 del tiebreak e un set a zero sotto contro Baez e poi di scherzare Trungelliti, uno che di regola non ci sta a perdere 6/3 6/0, salvo trovarsi di fronte un giovanotto smilzo con la fionda, ispirato da una sinfonia di Liszt.
Sul fronte del tennis rosa Martina Trevisan, che di regola sul mattone tritato ritrova estri e ferocia da amazzone, avrà un battesimo di fuoco contro Sloan Stephens, vincitrice dell’Open Usa nel 2017 e finalista a Parigi nel 2018 e assurta di nuovo a popolarità, non proprio di cotal fatta, grazie al recente successo nel 250 di Rouen. Per Martina compito gravoso, ma non impossibile, a patto di rispolverare lucidità tattica e servizio in kick opportunamente carico.
Elisabetta Cocciaretto avrà invece Magda Linette, polacca che al contrario della nostra portacolori sembra attraversare un eccellente momento. Anche per l’anconetana c’è un filo da riprendere, senza il supporto di Teseo. Può farcela, ma parte sfavorita.

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