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Meloni, Salvini, Giorgetti e i conti dell’Italia. La riforma delle province? Importante, ma non è la priorità in questo momento. Il caso Savo: la consigliera succube delle logiche romane

Licandro Licantropo
Settembre 3, 2023

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito qualche ora fa (nel corso di una festa della Lega) che le priorità di una manovra con pochissime risorse a disposizione sono il lavoro, le famiglie, il sostegno alle fasce deboli della popolazione e il rilancio della natalità. Per quanto riguarda la riforma delle Autonomie di Calderoli, Giorgetti ha risposto in questo modo: “Una maratona. Ma siamo determinati a tagliare il traguardo”. Vuol dire che si farà nell’arco della legislatura. Nelle stesse ore però il vicepremier e leader del Carroccio Matteo Salvini ha fatto capire ancora una volta che per lui le priorità sono altre: il ponte sullo Stretto, la riforma delle Autonomie di Calderoli, Quota 41 e il ritorno all’elezione diretta nelle Province. Che tra Salvini e Giorgetti ci siano spesso delle differenti vedute è un fatto assodato, ma sulla manovra economica in ballo c’è molto di più. Intanto perché Giancarlo Giorgetti (che sul punto ha un asse con il presidente del consiglio Giorgia Meloni) ripete da settimane che ci sono pochissime risorse e che in ogni caso la legislatura dura cinque anni. Come una gara dei 5.000 metri e non dei 100 piani. Come dire: c’è il tempo per realizzare tutto. Matteo Salvini, invece, sembra proiettato soltanto sui 100 metri, perché concentrato sulle europee del 9 giugno 2024. A quell’appuntamento vuole arrivare con la riforma delle Autonomie e  delle Province, in modo da galvanizzare gli amministratori leghisti. L’obiettivo è cercare di rosicchiare voti a Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni naturalmente ha altre strategie.

In mezzo però ci sono i conti dell’Italia, sui quali non è possibile scherzare. La linea di Giorgetti non cambierà: “Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi e dovremo anche usare le risorse a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora, siano essi gli imprenditori o i lavoratori. Non c’è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene conto del medio e lungo periodo, con i numeri che ha oggi l’Italia”. Significa che con questi tassi di denatalità il sistema previdenziale non può reggere perché nel prossimo futuro non ci saranno abbastanza lavoratori in grado di pagare l’assegno mensile a chi giustamente è andato in pensione. Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti invitano ministri, parlamentari ed esponenti della maggioranza ad avere un’ottica di lungo periodo, di legislatura. Anche perché non si può far finta di non capire che la guerra (prolungata) tra Russia e Ucraina ha fatto saltare tutti i parametri economici e finanziari dei Paesi europei.

La riforma delle Province è importante e abbiamo visto tutti i danni prodotti dalla Del Rio, in termini di tagli di risorse e di personale nei confronti di un ente fondamentale su tematiche come la manutenzione del territorio, la protezione civile, i rifiuti, l’acqua e l’edilizia scolastica. Tornare all’elezione diretta è un obiettivo dell’intero centrodestra, ma in questo momento bisogna capire quali sono le priorità irrinunciabili. Per quanto riguarda la Ciociaria, il presidente Luca Di Stefano sta dimostrando con i fatti di essere sempre e comunque sul pezzo: la convocazione degli Stati Generali arriva dopo il ruolo strategico giocato nel rinnovo degli organi della Saf e dopo aver aperto una linea di confronto importante con il Governatore Francesco Rocca. In Ciociaria si è finalmente capito (meglio tardi che mai) che è la Regione il soggetto con il quale interfacciarsi e interloquire. 

Per il semplice motivo che è la Regione Lazio a dettare la linea sulla sanità, sulle politiche dei rifiuti e su tanto altro ancora. 

PER CHI GIOCA LA ROMANOCENTRICA SAVO

Infine l’intero centrodestra dovrebbe fermarsi un attimo e ragionare sui tempi: non è ancora trascorso un anno dalla vittoria alle politiche. Poi ci sono state le regionali nel Lazio e tutto il resto. La percezione è che non troppo sia cambiato rispetto al passato. E che siano stati commessi errori. Il caso più eclatante è quello dell’ex leghista Alessia Savo. Nessuno percepisce la sua appartenenza. Da come opera potrebbe essere indifferentemente una dei Cinque Stelle, di Azione o del Pd. Dopo aver promesso che il suo impegno sarebbe stato quello di ridare forza e prestigio all’Asl locale promuovendo  e rafforzando l’opera delle migliori professionalità del territorio una volta conquistato il seggio, si è messa a promuovere, per il prossimo commissariamento, improponibili soluzioni romane suggerite dai soliti noti del “generone” della politica romana. Uno di quei nomi che hanno sempre visto Frosinone unicamente come un comodo parcheggio per tornare di corsa a Roma.

Non manca certamente il tempo per un’inversione di tendenza. E’ anche il momento della visione politica, di una verifica delle posizioni di ognuno dei protagonisti. Non delle furbate elettorali.