informazione pubblicitaria

CONDIVIDI

Lazio. “Inutile, costoso e dannoso: il Consiglio regionale va abolito”. La provocazione del consigliere Barillari (Misto) che presenta una mozione per cancellare l’organo legislativo

Cesidio Vano
Barillari elenca, una dopo l’altra, le ragioni per cui il Consiglio regionale andrebbe abolito
Giugno 7, 2022
Il consigliere Davide Barillari, ex M5S

Il Consiglio regionale è inutile, costoso e incapace di legiferare: va abolito. Parola del consigliere regionale Davide Barillari che ha presentato un’apposita mozione per ‘cancellare’ l’organo legislativo del Lazio. Il testo del documento depositato in Consiglio regionale è stato anticipato dalla testata giornalistica 7Colli.

Barillari, ex 5 Stelle ora nel gruppo misto dell’Aula della Pisana, ha redatto un documento, lungo 9 pagine, che termina con la richiesta al governatore Nicola Zingaretti di “avviare tutte le iniziative necessarie per l’abolizione del Consiglio regionale” in considerazione dei costi eccessivi dell’organo legislativo e della sua scarsa capacità di produrre atti e leggi utili ai cittadini, limitandosi a un mero ruolo passivo di ratifica di decisioni prese dalla Giunta o dallo stesso Presidente della Regione.

Una provocazione più che altro, visto che i consigli regionali sono previsti da norma costituzionale, che serve però all’esponente d’opposizione per denunciare tutta una serie di criticità e cattive abitudini nel funzionamento della macchina regionale.

Del resto, la mozione, dopo una parte iniziale che ricostruisce le inchieste e i sospetti di infiltrazioni criminali nell’organo legislativo regionale dalla sua istituzione (1970) fino al processo di Mafia Capitale (che però di mafia ne ha trovata poca o niente), sembra diventare un vero e proprio atto di accusa redatto da un Pm.

Barillari elenca, infatti, una dopo l’altra le ragioni per cui il Consiglio regionale andrebbe abolito: prima di tutto non c’è uguaglianza tra i consiglieri di maggioranza e di minoranza, al di là delle belle parole sprecate nel testo dello Statuto. Chi fa parte dei partiti di governo – dice il consigliere – ha libero accesso a uffici e servizi e più avvicinare presidente, assessori e dirigenti; chi fa parte della minoranza ha difficoltà anche a prenotare una stanza per una riunione e, se ai primi basta una telefonata all’ufficio giusto, i secondi restano impantanati in moduli, domande, richieste e tanta burocrazia. Per Barillari esiste proprio un’organizzazione piramidale tra i consiglieri: all’apice – cui tutto è consentito – quelli di maggioranza; a livello intermedio quelli che, seppur minoranza, sorreggono il governo regionale, giù in fondo quelli che fanno opposizione, ai quali – come nei migliori film di Fantozzi – spettano anche spazi e uffici angusti e più umili (senza piante di ficus e poltrone di pelle umana…)

Dito puntato contro gli stessi consiglieri regionali, pronti a passare da un partito all’altro per convenienza e pronti ad essere ricompensati con incarichi di presidenza e vicepresidenza (e relativi indennizzi) nelle commissioni anche create ad hoc (quelle speciali) se non ve ne sono a sufficienza.

Barillari mette sotto accusa anche la capacità legislativa del Consiglio: poche le leggi che partono dall’Aula, il grosso della produzione viene da iniziativa della Giunta, che il Consiglio si limita “a ratificare”. Scandaloso, dice, quello che avviene con il Bilancio e il Collegato: ogni manovra passa sempre e solo con un maxi-emendamento dell’esecutivo, presentato di notte a poche ore dalla scadenza del tempo per varare la legge, vanificando ogni attività dei consiglieri che se non lo votano si devono far carico del blocco dei finanziamenti a imprese e cittadini.

Non va meglio – dice Barillari – il lavoro in commissione, le audizioni (quelle scomode si farà di tutto per non farle), quando intervengono i manager Asl – sottolinea il consigliere – sono sempre allineati ai diktat del partito di maggioranza e non racconteranno mai criticità, problemi o si assumeranno mai la responsabilità di errori durante il loro operato; male anche in Aula (dove il presidente della regione non passa mai se non in occasioni ‘speciali’); peggio con le nomine che decide il Governatore e l’Aula si limita a ratificare.

A termine del suo lungo atto d’accusa, Barillari sintetizza: “i cittadini residenti nel Lazio non ricevono alcun vantaggio o beneficio dall’attività del Consiglio Regionale. E’ possibile ipotizzare, e dimostrare, addirittura un danno agli interessi generali dei cittadini stessi, che si ripercuote attraverso la discriminazione nell’accesso ai servizi e ai finanziamenti regionali.

Per tutti questi motivi il consigliere chiede al Governatore Zingaretti di: “avviare tutte le iniziative necessarie per l’abolizione del Consiglio Regionale del Lazio, considerati i suoi eccessivi costi sulle casse pubbliche, la sua scarsa rappresentatività nella difesa degli interessi reali dei cittadini, la sua inefficacia nel produrre atti e leggi che abbiano un reale e favorevole impatto sulla vita dei cittadini residenti nella Regione Lazio, e la sua inutilità nello svolgere il mero compito di ratificare delibere, nomine e decisioni già prese autonomamente dalla Giunta regionale e dal Presidente di Regione”.