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La stazione Tav. L’infrastruttura che avrebbe cambiato il destino del nostro territorio

Licandro Licantropo
Ciò che è aberrante riguardo alla questione dell’alta velocità (argomento trattato solo da Giorgia Meloni e Carlo Calenda tra i leader scesi in città per la campagna elettorale) è la stupida, ipocrita e superficiale presa di posizione della politica locale al governo della Regione
Maggio 30, 2022

Sabato nelle pagine di economia di Repubblica è apparso un articolo, probabilmente sfuggito a gran parte della nostra classe politica, con questo titolo: “Le cordate in gara per Ita vogliono aereoporti con la Tav”.

L’articolo che si riferisce alla vendita di Ita fa emergere una precondizione che dovrebbe cominciare a far riflettere quelli che si sono sbracciati esultando per il comunicato riparatorio di Fs che assicurava che era in corso lo studio di fattibilità per la realizzazione di una stazione Tav a Ferentino.

L’articolo evidenzia come una fermata Tav determini tante altre cose. Finanche il possibile acquisto di una compagnia aerea. Che evidentemente ha valore se il proprio “hub” di riferimento aereoportuale è nei pressi di una stazione Tav.

Ciò che è aberrante riguardo alla questione dell’alta velocità (argomento trattato solo da Giorgia Meloni e Carlo Calenda tra i leader scesi in città per la campagna elettorale) è la stupida, ipocrita e superficiale presa di posizione della politica locale al governo della Regione.

Nessuno in grado di approfondire la questione. Nessuno in grado di spiegare che un’infrastruttura del genere avrebbe avuto una ricaduta sul territorio pari (se non superiore) a quella che ebbe all’epoca la circostanza di trovarsi sul tracciato scelto per l’autostrada che avrebbe collegato Nord e Sud della penisola.

Il mondo del futuro si muoverà sempre di più attraverso l’interscambio tra treni veloci ed aerei e la stazione Tav a Ferentino sarebbe stata determinante anche per far crescere l’idea e il progetto di un futuro aereoporto low-cost alternativo a Ciampino.

Uno scenario (forse l’unico) capace di cambiare per sempre le sorti di un territorio penalizzato dagli strascichi delle violenze ambientali dei decenni scorsi e bloccato nello sviluppo e nella crescita dall’eccesso di burocrazia dovuto alla “folle” perimetrazione del Sin e alle relative norme.

È incredibile per esempio sentire un uomo colto e intelligente come Marzi parlare di decrescita demografica addebitandola a Ottaviani o a Mastrangeli senza invece prendere a calci nel sedere quelli del suo partito che due anni fa vennero a prenderci in giro con il “rendering” di una stazione che sembrava pronta per essere realizzata.

Marzi ma anche l’ambizioso Stefano Pizzutelli sanno bene che non sarà una nuova Villa Comunale (per esempio) ad attrarre nuovi residenti. Oggi per la crescita delle città e dei territori servono infrastrutture. Capaci di spostare famiglie intorno all’idea della crescita delle opportunità di lavoro, alla percezione di convenienza (rapporto qualità/costo della vita), al collegamento più confortevole e comodo con il resto dell’Italia e del mondo. Sarebbe interessante capire se la presentazione del giugno 2020 servì solo ad una delle tante passerelle elettorali o se il progetto avesse allora qualche concretezza. 

Capire cosa successe aiuterebbe enormemente a orientarsi la prossima primavera quando saremo chiamati alle urne per confermare l’attuale amministrazione regionale o decidere di  mandarla a casa.