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La posta in palio in Ciociaria, il Pd locale si gioca tutto sull’elezione (o meno) di Matteo Orfini: ecco perché. Fratelli D’Italia vede la leadership a portata di mano

Licandro Licantropo
In provincia di Frosinone il voto del 25 settembre evidenzierà la reale forza politica dei partiti.
Settembre 3, 2022
Matteo Orfini

A livello nazionale sono tre le sfide importanti. Per il primo posto (e per la leadership politica nel Paese) tra Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e il Partito Democratico di Enrico Letta. Per la terza posizione tra la Lega di Matteo Salvini e il Movimento Cinque Stelle (in rimonta) di Giuseppe Conte. Poi tra Forza Italia di Silvio Berlusconi e il Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, determinati ad arrivare al 10% sperando in una “non vittoria” come quella di Pierluigi Bersani nel 2013. Per riproporre l’ennesimo governo tecnico.
In provincia di Frosinone le percentuali dei partiti e le prospettive sono molto diverse, ma non meno importante è la posta in palio.

PARTITO DEMOCRATICO SOTTO ATTACCO

L’eco del video di Albino Ruberti e Francesco De Angelis è ancora molto forte e la risonanza che ha avuto farà sì che i risultati del Pd nei collegi della provincia di Frosinone saranno sul tavolo del Nazareno il giorno dopo. Anche nel 2018 i Dem non esaltarono alle politiche, ma contemporaneamente si votava per le regionali, dove ci fu la doppia elezione di Mauro Buschini e Sara Battisti. Fu una vera e propria compensazione. Stavolta non sarà così: sotto esame è la componente di Francesco De Angelis, Pensare Democratico. Verrà valutato l’effetto video: dal segretario nazionale Enrico Letta e da quello regionale Bruno Astorre. Poi si effettueranno le determinazioni conseguenti, anche perché a seguire ci saranno le regionali.
L’esito del voto del 25 settembre sarà un vero e proprio “rischiatutto” non soltanto per i candidati nei collegi uninominali e plurinominali, quanto per Francesco De Angelis, Sara Battisti e Mauro Buschini. Se riusciranno a tenere la linea del fronte, allora a partire dalle candidature alle regionali potranno preparare la controffensiva interna. Se invece il Pd dovesse crollare, a quel punto veramente potrebbero prefigurarsi scenari difficili da ipotizzare. Perfino per la presidenza del Consorzio industriale del Lazio e per le candidature alle regionali. La linea di discrimine si basa su un solo punto: l’elezione o meno a Montecitorio di Matteo Orfini, uno dei leader e dei capicorrente nazionali. Orfini è capolista nel collegio plurinominale della Camera, che comprende le province di Frosinone e di Latina. Lo stesso dove nel 2018 staccò il biglietto per la Camera dei deputati il potentissimo Claudio Mancini. Le condizioni però sono molto diverse. Quattro anni e mezzo fa nel “listino” c’era pure Francesco De Angelis, in terza posizione. Risultato non eleggibile, ma questo si è saputo soltanto dopo. Significa che l’impegno fu comunque massimo in ogni angolo del territorio.
Comunque c’erano 345 seggi in più da assegnare. Inoltre in passato Francesco De Angelis ha fatto parte proprio dell’area di Matteo Orfini (prima di aderire alla componente di Nicola Zingaretti), su iniziativa di Sara Battisti. Un eventuale crollo del Pd in questo territorio avrebbe il sapore della beffa, oltre che della sconfitta. Complicato da spiegare a Roma, dove peraltro non si ha molta voglia in questo momento di ascoltare le narrazioni che arrivano dalla Ciociaria. Nel proporzionale, dietro Orfini, c’è Stefania Martini, presidente provinciale del partito. Vuol dire che su di lei dovrebbe contarsi l’intera classe dirigente del territorio. La percentuale del Pd nell’intero collegio, e in particolare in provincia di Frosinone, sarà perciò molto attenzionata. Ma tutto dipenderà dall’elezione alla Camera di Matteo Orfini. Nell’eventualità di un flop sarà quasi inevitabile un commissariamento della federazione.
Passando alle prossime elezioni nel Lazio, la condanna da parte della Corte dei Conti nei confronti dell’assessore Alessio D’Amato (dovrà risarcire 275.000 euro) promette di avere effetti sul tema della candidatura alla presidenza. Una partita sempre più intricata, anche se sembrano salire le azioni di Daniele Leodori.

LA GALASSIA DEL CENTRODESTRA

In provincia di Frosinone il voto del 25 settembre evidenzierà la reale forza politica dei partiti. Alle comunali i voti delle liste civiche inevitabilmente disegnano un quadro diverso. Per Camera e Senato invece sarà tutto più chiaro. Fratelli d’Italia punta al primo posto e quindi al sorpasso sulla Lega. Ma non c’è soltanto questo. Per più di venti anni il centrodestra in Ciociaria è stato guidato da Forza Italia. Nell’ambito di un’alleanza con An e con il Ccd-Udc, ma comunque erano gli “azzurri” ad avere la maggioranza e a indicare linee e strategie. Da tempo non è più così, ma finora Lega e Fratelli d’Italia non hanno “ridisegnato” la coalizione sulla base dei nuovi assetti. Sarà interessante vedere per esempio quanto prenderà Forza Italia alle prossime politiche: gli “azzurri” hanno perso diversi esponenti in questi anni. Per esempio Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli. Oltre ad assessori e consiglieri comunali. Un segnale c’è stato alle provinciali del dicembre 2021, appuntamento riservato agli amministratori. Forza Italia non ha raggiunto il quorum, il che vuol dire che il numero di sindaci e consiglieri è diminuito di molto. La pari dignità tra gli alleati va salvaguardata, ma ogni alleanza ha bisogno di una leadership. Se Fratelli d’Italia dovesse risultare il “primo” anche in Ciociaria, la classe dirigente locale del partito di Giorgia Meloni dovrebbe prenderne atto e assumersi la responsabilità di ripartire con un centrodestra diverso. Fra l’altro i “test” ci sarebbero a stretto giro di posta: per esempio alle regionali e alle elezioni per il presidente della Provincia. Quindi c’è la Lega: Matteo Salvini continua a ripetere che bisognerà aspettare i voti reali che usciranno dalle urne. I sondaggi però non sono soltanto indicativi, sono netti. Ma in ogni caso, una volta che i risultati saranno definiti si tratterà di riconoscere la leadership. Se Fratelli d’Italia arriverà al primo posto, la Lega darà atto di questo alla Meloni? Da qui seguirà un processo a cascata pure nei territori. Sarà fondamentale definire un perimetro condiviso e unitario, assicurando la pari dignità di tutti coloro che siederanno al tavolo del centrodestra. In questi anni la coalizione si è riunita (neppure sempre) in occasione delle comunali, rinunciando però ad una linea unitaria quando si è trattato di votare negli enti intermedi. Adesso non potrà più succedere. Inoltre, non va mai dimenticato, ad ogni livello il centrodestra dovrà procedere come coalizione per conquistare la Regione Lazio. Rimane quello l’appuntamento più importante. Decisivo.

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