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La mossa di Procaccini allontana la scelta di un candidato civico. Centrodestra pontino, giochi (quasi) fatti per le liste. L’infinito psicodramma Pd-M5S

Marco Battistini
Novembre 15, 2022
Nicola Procaccini

Aumenta l’incertezza sul candidato governatore del centrodestra. Le ipotesi in campo sono varie e per il momento dai vertici dei partiti prevale la cautela. Segno che probabilmente la scelta deve essere ancora fatta. Questione di giorni se non di ore. Il leader regionale della Lega ha lasciato intendere che la decisione sarà accettata di buon grado da tutti. “Stiamo lavorando, ci sono buone ipotesi – ha affermato Durigon – nei prossimi giorni ci sarà la definizione del candidato del centrodestra. Un nome? In questa fase non sarebbe giusto farlo. Abbiamo più possibilità. In tutti i casi non esiste più il civismo di una volta, sarebbero candidati che sanno cosa significa governare e questo è importante, perché non ci serve solo qualcuno che ci faccia vincere ma che ci consenta di governare bene, e i candidati che stiamo vagliando hanno queste caratteristiche”.
Durigon accredita il suo schieramento di buone chances di vittoria: “Ciò che abbiamo visto dall’altra parte del campo di gioco, tra i veti di Conte, che però governava insieme al Pd, e quest’ultimo che sta inanellando scelte sempre più incomprensibili, mi fa pensare che abbiamo grandi possibilità di conquistare finalmente la Regione e stabilire una filiera con il governo nazionale, il che sarebbe un fatto positivo per i cittadini laziali”.

Sempre ieri l’europarlamentare ed ex sindaco di Terracina, Nicola Procaccini, non ha escluso la sua candidatura a governatore. “Ho fatto il sindaco per tanti anni e so quanto è complesso e bello prendersi carico di una comunità così direttamente. E’ chiaro che non mi sottrarrò se me lo chiedesse il Presidente Meloni. Però mi sto occupando di ambiente ed energia ed in particolare al parlamento europeo ed è chiaramente una cosa che mi assorbe tanto”. Parole pronunciate nel corso della puntata Tv di Agorà su Rai 3. Nonostante l’indagine in corso (Inchiesta ‘Free beach’) peraltro ridimensionata, l’ex sindaco di Terracina potrebbe giocarsi sul serio le chance per una nomination in Regione. Gode della stima di Giorgia Meloni e dei coordinatori regionali degli alleati di centrodestra.

LISTE IN VIA DI DEFINIZIONE

Nelle ultime ore si è assistito ad un’accelerazione sul fronte delle liste elettorali per le regionali. In particolare nel centrodestra è arrivata l’ora delle scelte legate anche all’alternanza di genere. Fratelli d’Italia sembra aver quasi chiuso il cerchio e salvo colpi di scena i candidati saranno Enrico Tiero, Emanuela Zappone, Vittorio Sambucci, Vincenzo Fedele, Elena Palazzo e Ilaria Benocci. Partita chiusa dentro Forza Italia dove ovviamente la scena sarà dominata dall’ex sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano. Sarà lui a guidare la lista azzurra che potrà contare su altri due nomi di sostanza sul territorio: Giuseppe Schiboni e Federico Carnevale. In campo anche Eleonora Zangrillo, Roberta Muccitelli e Roberta Dellapietà.

Qualche incertezza sul fronte leghista dove il nodo da sciogliere è legato alla leadership della lista. Angelo Orlando Tripodi è già in campo, ma il rischio è che debba fronteggiare un avversario interno molto pericoloso: Massimiliano Carnevale, capogruppo uscente al Comune di Latina e ‘fedelissimo’ di Claudio Durigon. In corsa ci sono anche Pierluigi Di Cori, Sara Norcia, Federica Felici e Simona Iacovacci.

CENTROSINISTRA SPIAGGIATO

Nell’altro schieramento, nonostante la candidatura di D’Amato sia considerata autorevole, crescono i malumori per la rottura con il M5S. Il governatore uscente del Lazio e deputato Pd, Nicola Zingaretti, ha attaccato duramente gli ormai ex alleati. “Tutta l’alleanza che sosteneva la mia Giunta era unita per andare avanti a livello regionale -ha spiegato Zingaretti– E’ accaduta un’ingerenza della politica nazionale sulle vicende locali, dove l’interesse specifico del bene comune è minore perché vincono problemi che attengono al passato. Basta con questa danza immobile, perché governa la destra”. Zingaretti ha ricordato che “5 anni fa ho vinto anche senza il M5s, combatteremo per vincere e bloccare la destra, e il Pd in questa vicenda del Lazio è stata la forza più unitaria. Critico il fatto che qui non si tratta di costruire un’alleanza, ne hanno distrutta una che il 25 settembre ha raccolto (dati delle elezioni politiche riferite al Senato dove si votava su base regionale, ndr) il 49,5% dei consensi e il motivo è uno solo: un’ingerenza della politica nazionale sulla politica regionale e dei territori. E’ un errore, che la destra non fa mai, perché FdI sia stata opposizione a un governo di cui facevano parte Lega e FI. Io critico una classe politica che non capisce che prima degli interessi di partito c’è il bene comune dei cittadini”. Poi l’avviso ai naviganti del ‘campo largo’ e in particolare del Movimento 5 Stelle: “Nessuno, in caso di vittoria del centrodestra che non vincerà perché combatteremo, mi venisse a dire che sono scandalizzati dall’elezione di La Russa. Il problema siamo noi, che rischiamo di dare alla destra la quarta figura monocratica malgrado siamo maggioranza nel Lazio. In questo senso stanno commettendo un grande errore quelli del M5S”. L’ex premier Conte intanto starebbe lavorando in prima linea per la lista da presentare alle regionali. Proprio quando sembrava aver individuato il profilo giusto per il Lazio, un civico ma comunque d’area grillina, Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle sono costretti a fermarsi. Sulla strada che porta alla candidatura a governatore del Lazio di Livio De Santoli, prorettore della Sapienza già nel listino bloccato del leader 5S alle ultime Parlamentarie, franano le solite velenosissime chat pentastellate. Gli attivisti si sono messi in moto. Hanno scandagliato in lungo e in largo il web, analizzato il curriculum dell’ingegnere e lo hanno bocciato: De Santoli ha lavorato (a titolo gratuito) per l’ex sindaco Gianni Alemanno e, come se non bastasse, nel Piano di azione per l’energia sostenibile scritto per la giunta di centrodestra, il professore ha messo nero su bianco la necessità di Roma di dotarsi di inceneritori. Una posizione che gli ha precluso la nomination ‘grillina’.

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