Non erano in molti a crederci al momento del sorteggio. Il Milan, rappresentate del vituperato calcio italiano, contro il Tottenham, esponente di spicco dell’invidiatissima Premier.
E invece il doppio confronto ha promosso, con merito, i rossoneri, che nei 180 minuti hanno fatto decisamente meglio dell’undici di Conte.
Le basi per il superamento del turno sono state poste nel match di andata, vinto di misura solo per qualche frenesia di troppo in fase conclusiva.
Il resto Theo Hernandez e compagni lo hanno fatto all’Hotspur Stadium, bolgia dantesca per tanti sventurati team, ma teatro di una bella impresa per la nobile decaduta rossonera, ansiosa di riprendere la sua storia di successi nella competizione.
Nessun tremore, nessuna concessione all’ambiente ostile. Il Milan ha giocato come sa e come in campionato da un po’ non gli riesce. Linee strette, attenzione in fase di costruzione, ferocia nel contrastare le verticalizzazioni avversarie.
La ricetta di Pioli non è stata nemmeno così originale, ma ha avuto in sé quanto è bastato per disorientare gli Spurs.
Qualche momento di sofferenza, inevitabilmente c’è stato, perché i bianchi spingevano forte e con rabbia.
L’emblema del match londinese è tutto nelle sue battute conclusive.
Il Tottenham, che sta attaccando a testa bassa e in inferiorità numerica, conquista un calcio di punizione che Son spedisce a centro area. Il colpo di testa di Kane è una frustata, ma Maignan va giù come un missile e respinge. Dall’altra parte, dopo un perfetto contropiede, Origi ha il match ball ma calcia sul palo e la sofferenza richiede un supplemento.
Torna ai quarti il Milan, e lo fa dopo 11 anni. Difficile, quasi impossibile rimpinguare il bottino delle 7 Champions già in bacheca, ma sognare è gratis.
PSG, ALTRA CADUTA NEGLI OTTAVI DI FINALE
Mentre Milano esulta per la conquista dei rossoneri, Parigi piange ancora l’amara sorte del suo PSG.
La caduta degli dei, seconda stagione, è andata in onda all’Allianz Arena, e stavolta tra gli attori protagonisti non c’era Neymar, fermato da un grave infortunio.
Dei tre solisti d’eccezione, due però erano in campo fin dal fischio iniziale.
Messi e Mbappè, i grandi attori della finale dei campionati del mondo, stavolta hanno visto scorrere a testa bassa i titoli di coda. Il palcoscenico tedesco non gli ha riservato applausi o colpi di scena.
Un salvataggio di De Ligt su una conclusione a botta sicura di Vitinha ha impedito ai parigini di andare al riposo dopo aver riequilibrato il doppio confronto.
Alla ripresa delle ostilità però, mentre tutti si aspettavano un forcing dei francesi, è venuto fuori il granitico Bayern, che ha progressivamente sgretolato la resistenza dei francesi e, per mutuare un’immagine ciclistica, ha tagliato il traguardo a braccia alzate.
Nuova bocciatura per il team degli sceicchi, nuova affermazione dell’organizzazione e dell’efficienza contro il potere del denaro. Non sarà certo una regola, ma a questo punto non è più un’eccezione.
Stasera in campo, sul terreno amico, tre italiane: l’Europa League chiama Roma e Juventus all’impresa contro Real Sociedad e Friburgo. In Conference la Fiorentina chiede aiuto al proprio pubblico per domare il Sivasspor.