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Il valzer delle candidature nel parlamento di pochissimi

Licandro Licantropo
Nel Pd l’unico che può puntare a una candidatura blindata alla Camera o al Senato è Francesco De Angelis (Pd). Una specie di Oscar alla carriera. Ma non sarà affatto semplice, anzi. La federazione provinciale del partito ha indicato lui al segretario regionale Bruno Astorre per il primo posto del plurinominale del Basso Lazio.
Agosto 2, 2022
Francesco De Angelis
Francesco De Angelis

Non ci sono posti disponibili per tutti, anzi non ci sono proprio posti. E’ arrivata l’ora che si prenda atto di questa semplice realtà, evitando rivendicazioni e ricostruzioni che rischiano veramente di diventare grottesche. Un discorso che riguarda sia i diretti interessati (i politici) che gli addetti ai lavori (i giornalisti). Sull’altare della demagogia populista e vuota del Movimento Cinque Stelle sono stati tagliati 345 seggi parlamentari. Alla Camera si è passati da 630 a 400, al Senato da 315 a 200. Sarà una “carneficina politica” per tantissimi uscenti, ma in questo modo anche per chi vuole entrare le difficoltà saranno enormi e nel 99% dei casi insormontabili. Inutile raccontarsi storielle. In provincia di Frosinone i collegi uninominali maggioritari sono 3, due dei quali (Senato e Camera Terracina-Cassino) da dividere con Latina. Soltanto la Camera Frosinone-Sora è stata “disegnata” su 60 Comuni ciociari. Poi ci sono i plurinominali proporzionali: liste bloccate di 4 candidati (uomo-donna o donna-uomo). Sono 2 collegi: quello della Camera abbraccia il Basso Lazio (Frosinone e Latina, tanto per cambiare), a quello del Senato bisogna aggiungere anche Viterbo e Guidonia-Montecelio.
Non finisce qui però, perché questi collegi fanno gola a molti big e leader nazionali, regionali e romani. Specialmente di centrodestra, visto che sondaggi e rilevazioni statistiche accreditate attribuiscono a questa coalizione la vittoria sicura in tali circoscrizioni. C’è poi un altro elemento, forse il più importante: Lega e Forza Italia avranno la necessità di “recuperare” alcuni veterani e lo faranno anche nel nostro territorio. A discapito dei rappresentanti locali. Il Pd non potrà candidare i leader esclusivamente a Roma e quindi in diversi verranno inseriti nelle circoscrizioni del Basso Lazio. Sempre a discapito dei referenti locali. L’unica eccezione è rappresentata da Fratelli d’Italia, che ha più che quintuplicato le percentuali rispetto al 2018 e che quindi può permettersi il lusso (perché è un lusso di questi tempi) di ricandidare tutti gli uscenti e anzi di aggiungere anche altre indicazioni.

I CONTI CON LA REALTA’

Nel Pd l’unico che può puntare a una candidatura blindata alla Camera o al Senato è Francesco De Angelis (Pd). Una specie di Oscar alla carriera. Ma non sarà affatto semplice, anzi. La federazione provinciale del partito ha indicato lui al segretario regionale Bruno Astorre per il primo posto del plurinominale del Basso Lazio. Intanto però Latina ha fatto la stessa cosa guardando al proprio territorio ed Enrico Forte e Sesa Amici non hanno certo intenzione di lasciare strada a De Angelis. Il Cassinate, attraverso il consigliere provinciale Gino Ranaldi, magari spinto dallo sgomitante Enzo Salera, ha rivendicato una candidatura eleggibile nel collegio Terracina-Cassino, auspicando una convergenza con gli esponenti del Pd di quella parte di Basso Lazio. Siamo ai confini delle missioni impossibili di Tom Cruise.
Il fatto è che già quattro anni fa (con 345 seggi in più) De Angelis dovette accontentarsi del terzo posto per fare spazio a Claudio Mancini. Si prospetta la stessa situazione e non solo per la presenza di Claudio Mancini. Nel Lazio i posti sono pochissimi. Al Senato, dopo Monica Cirinnà, potrebbe essere indicato Enrico Gasbarra, se dovesse decidere di rinunciare alla candidatura alla presidenza della Regione. Mentre se invece dovesse andare avanti lui, sicuramente a Daniele Leodori e Alessio D’Amato verranno offerte candidature da primo posto nei collegi plurinominali. Fra i quali quelli del Basso Lazio. In generale peseranno tanto le posizioni di Nicola Zingaretti, Roberto Gualtieri e Goffredo Bettini: tutti e tre guardano ai romani, non ai ciociari  o ai pontini.
Nella Lega il coordinatore regionale Claudio Durigon avrà una casella eleggibile al 100% (ci mancherebbe pure). Ma per il resto è tutto in discussione perché Matteo Salvini ha l’obbligo di recuperare almeno alcuni fedelissimi di sempre. Dove non sarà possibile nei collegi del Veneto, della Lombardia e del Friuli, allora scatterà la soluzione delle regioni centrali. Lazio in primis. Dove inoltre ci sono Barbara Saltamartini, Simonetta Matone, Umberto Fusco e altri. Gianfranco Rufa e Francesca Gerardi si stanno muovendo per la ricandidatura, ma sarà difficilissimo.
A Nicola Ottaviani, due volte sindaco di Frosinone e coordinatore provinciale della Lega, una candidatura eleggibile è stata assicurata. Probabilmente dallo stesso Matteo Salvini. Ci sta, sarebbe normale in un contesto normale, specialmente se valesse davvero il concetto di territorialità. Anche Ottaviani però sa che fino al 22 agosto tutto potrà succedere e che i colpi di scena non mancheranno. Per il solito motivo: mancano i posti. In tutta Italia, non solo da queste parti. Perciò non possono esserci certezze. In Forza Italia non dovrebbero esserci dubbi sulla ricandidatura del senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone. Invece non è così: le percentuali non potranno essere quelle del 2018 e leader del calibro di Antonio Tajani e Paolo Barelli avranno la prima scelta. Una cosa però è sicura: Fazzone si batterà. Per il Movimento Cinque Stelle ci sono soltanto i collegi plurinominali proporzionali: Ilaria Fontana (sottosegretario alla transizione ecologica) sarà ricandidata sicuramente. Da qui ad essere eletta però dipenderà dalla posizione del listino.
Tra i leader nazionali dei partiti, Giorgia Meloni è quella più cauta nell’anticipare i nomi dei candidati. Non soltanto per scaramanzia (che non guasta), ma anche perché vuole essere certa di poter comporre un quadro equilibrato al massimo. In Ciociaria l’uscente è il senatore Massimo Ruspandini, in provincia di Latina invece c’è Nicola Calandrini. Entrambi avranno la possibilità di difendere ruolo e seggio. Nessuno dei due sta rivendicando nulla perché nel partito funziona così: ci si mette a disposizione e si aspettano le scelte. Si chiama fiducia.

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