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Il modello Frosinone irrompe nelle politiche del prossimo 25 settembre nel bene e nel male

Licandro Licantropo
In modo uguale e contrario il capoluogo è lo specchio della frammentazione e della debolezza politica di quello che doveva essere il modello di Campo largo da prendere ad esempio.
Settembre 13, 2022
Il sindaco di Frosinone, Riccardo Mastrangeli

Saranno eletti entrambi, ma il confronto diretto, come capilista, nel collegio proporzionale di Roma servirà a testare il grado di popolarità di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Nicola Zingaretti (Pd). Anche perché a pochi chilometri di distanza, in un plurinominale del Lazio 1, si sfideranno Francesco Lollobrigida e Claudio Mancini. Il primo è il numero due di FdI, il secondo l’architetto della vittoria di Roberto Gualtieri nella Capitale. Si tratta di due duelli indicativi anche per le future regionali del Lazio di gennaio, sostanzialmente congelate fino al 25 settembre. Anche se Chiara Colosimo, esponente di primo piano di Fratelli d’Italia (candidata nel maggioritario di Latina e nel proporzionale del Basso Lazio alla Camera), ha detto che il suo partito può esprimere un candidato condiviso (con gli alleati) in grado di interrompere il predominio del centrosinistra targato Zingaretti. E’ sembrata una profezia…

Nel Pd nessuno parla più del tris di nomi che era stato ipotizzato a luglio: Enrico Gasbarra, Daniele Leodori, Alessio D’Amato.

I MUSCOLI DEL CENTRODESTRA

Si sta preparando una manifestazione unitaria della coalizione di centrodestra a Frosinone, dove a fine giugno la coalizione ha colto la terza vittoria consecutiva: le prime due con Nicola Ottaviani (2013 e 2017), l’altra con Riccardo Mastrangeli (2022). Sullo stesso palco dovrebbero esserci i tre candidati nei collegi maggioritari, cioè Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia), Nicola Ottaviani (Lega) e Claudio Fazzone (Forza Italia). Ma anche i tanti in campo nel proporzionale, tra i quali Paolo Pulciani (FdI). Non c’è bisogno di aggiungere che a fare gli onori di casa saranno il sindaco Riccardo Mastrangeli, gli assessori e i consiglieri di maggioranza. Probabilmente il successo nel capoluogo ad un certo punto è passato in secondo piano perché a livello nazionale si è andati ad elezioni anticipate. Ma quell’affermazione non è avvenuta per caso perché ha visto saldarsi i partiti e le liste civiche del centrodestra con un gioco di squadra che raramente si era apprezzato nel passato. Anche nel passato recente. Merito di tutti i principali protagonisti, ma tutto è cominciato dall’intesa trovata in una notte tra Riccardo Mastrangeli e il leader di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini. Poi naturalmente Nicola Ottaviani e anche Claudio Fazzone ci hanno messo del loro. Oggi esiste un Modello Capoluogo che non è soltanto amministrativo ma pure politico. Per queste considerazioni il risultato delle politiche a Frosinone città sarà interessante, sia per il centrodestra che per i singoli partiti.

LE OPPOSIZIONI FERME A GIUGNO

In modo uguale e contrario il capoluogo è lo specchio della frammentazione e della debolezza politica di quello che doveva essere il modello di Campo largo da prendere ad esempio. Il Movimento Cinque Stelle non ha eletto consiglieri nel capoluogo e adesso, in questa campagna elettorale, Ilaria Fontana (capolista nel proporzionale e candidata nel maggioritario) sta “martellando” le scelte e le strategie del Partito Democratico. Dal livello nazionale a quello locale. Lo aveva fatto pure alle comunali, con l’altolà a Nicola Zingaretti sulla sospensione dei criteri di riperimetrazione della Valle del Sacco. I Democrat, presenti in quella piazza, avevano fatto finta di non capire. Qualcuno aveva perfino applaudito. Chi pensava che il Partito Socialista potesse porgere il ramoscello d’ulivo al Pd in consiglio comunale è rimasto deluso. Vincenzo Iacovissi sta portando avanti una sua proposta di opposizione. Lo si è visto benissimo nel corso dell’ultima seduta del question time. Il Partito Democratico ha bisogno di una scossa che passa dall’individuazione del leader in aula consiliare. Ci sono tre esponenti importanti: Fabrizio Cristofari, Angelo Pizzutelli e Norberto Venturi. Il centrosinistra ha bisogno perlomeno di un “federatore”, anche per iniziare un percorso che possa condurre all’individuazione del futuro candidato a sindaco. Domenico Marzi sembra aver tirato il freno a mano: sta osservando l’evoluzione della situazione nelle file della minoranza. Certo però che rispetto ai dieci anni precedenti l’opposizione non pare aver effettuato mezzo passo avanti. E’ divisa e confusa. Di questo passo le sconfitte consecutive potrebbero arrivare a quattro se non a cinque.

E ALLA PROVINCIA CHE SI FA?

Tra un mese e mezzo terminerà il secondo mandato di Antonio Pompeo come presidente della Provincia. Resterà alla guida in regime di “prorogatio” ed entro novanta giorni dovrà essere eletto il successore. Un appuntamento importante al quale però nessuno guarda con la necessaria attenzione. Il centrosinistra è in alto mare nell’individuazione del successore e si accettano scommesse sul fatto che tra Mauro Buschini, Sara Battisti e lo stesso Antonio Pompeo i colpi bassi non mancheranno. Il centrodestra, come al solito, non coglie la necessità di organizzare per tempo, di individuare un percorso, di programmare. Tutti distratti dalle politiche, dalle regionali e perfino dalle comunali della primavera 2023. Ma non dalle provinciali, che invece rimangono baricentriche e fondamentali per la gestione di servizi come i rifiuti e l’acqua. Ancora di più è letteralmente scomparsa l’assemblea dei sindaci. Alla faccia degli annunci sull’importanza di valorizzare gli amministratori locali.

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