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Gimbo Tamberi sul tetto del mondo: a Budapest si è preso l’unico oro che gli mancava

Roberto Mercaldo
Il capitano coraggioso ha saltato 2,36 alla prima prova, battendo l’agguerrita concorrenza: ora è leggenda!
Agosto 23, 2023

Era campione olimpico, campione europeo e anche campione mondiale indoor. Ciononostante Gianmarco Tamberi, per il mondo Gimbo, non era il favorito della gara di salto in alto di Budapest.
Il talento smisurato del suo amico Barshim, la forma strepitosa dell’americanino Harrison e le mille insidie di una gara senza appello lo ponevano tra gli outsider, perché darlo per battuto non è mai saggio.
Lui ha inglobato le pressioni di una stagione un po’ problematica e ha lottato in qualificazione, tirando fuori l’anima al terzo e ultimo tentativo a 2,28. Una “quali” superata più con l’orgoglio che con la tecnica, con la sua proverbiale velocità a deragliare in una rincorsa imperfetta e tanti punti di domanda.

LA MAGICA FINALE

Eppure chi lo conosceva sapeva che su quella pedana di Budapest due giorni dopo Gimbo Tamberi avrebbe saltato per l’oro, senza porsi obiettivi intermedi, senza contentarsi di un piazzamento di prestigio.
Così è stato. Dopo un’incertezza alla misura d’ingresso, superata a fatica al secondo tentativo, i 2,29 e i 2,33 alla prima.
E poi quel match ball da sfruttare, dopo gli errori degli altri a 2,36.
Gimbo non può gettare al vento l’occasione di centrare il grande slam: mette d’accordo il suo talento, le sue caviglie esplosive, la sua capacità unica di librarsi nell’aria per scoprire dove nasca il vento. L’armonia e la forza, congiunte in un esercizio che dura 10 secondi: il semicerchio danzato, lo stacco, il valicamento, la gioia.
Gimbo sa che quel 2,36 alla prima vale tutto. Però Harrison supera la quota al secondo tentativo e sposta la corsa per l’oro a 2,38. E allunga l’attesa, logorante ad ogni tentativo dello statunitense. La misura è troppo per le possibilità di giornata dei due “atleti alati”.

E allora ha vinto lui, ora davvero campione di tutto: oro olimpico, mondiale, europeo, e ancora oro mondiale ed europeo indoor, vittoria individuale e di squadra in Coppa Europa, Diamond League.
Si è preso il mondo, declinato in ogni sua possibile immagine.
L’urlo di dolore di quel lontano 2016, quando un destino sgarbato lo privò dell’oro di Rio, ora è solo un ricordo sbiadito. Oggi la gioia è più grande, ha i volti di tutti gli spettatori del “Nemzeti Atletikai Kozpont”, che assistono alle suggestive evoluzioni post gara del campionissimo marchigiano.
El Bakkali, confermatosi campione del mondo dei 3000 siepi, finisce con lui a mollo nella “riviera” perché i festeggiamenti di Tamberi sono contagiosi e vanno oltre ogni protocollo.

GIÀ TRE MEDAGLIE PER L’ITALIA

L’oro di Tamberi, arrivato al quarto giorno di gare, va ad aggiungersi all’argento del pesista Fabbri, anch’egli giunto in finale per il rotto della cuffia e poi esploso in un lancio oltre i 22,30 e al meraviglioso bronzo della campionessa olimpica “Nelly” Palmisano nella 20 di marcia.
Sibilio, miracolosamente recuperato dal recente infortunio in Diamond League, è rimasto fuori dalla finale dei 400 hs per soli 4 centesimi.
Stessa sorte per il campione olimpico Marcell Jacobs, che però dopo il 10”15 del turno eliminatorio, ha corso una “semi” eccellente, fermando il cronometro a 10”05. Fuori dall’atto conclusivo anche il favoritissimo Fred Kerley, a vincere l’oro è stato il giovane fenomeno Noah Lyles, che ora sui 200 andrà a caccia del record mondiale.
Tante finali per i nostri, in questi primi quattro giorni, a fronte di una sola sostanziale delusione, quella del marciatore Stano, che proverà a rifarsi nella 35 km dopo la giornataccia nella 20.
Larissa Iapichino, vincitrice di tre prove della Diamond League, ha mancato il podio, ma con l’ultimo salto a 6.82 è arrivata a soli 9 centimetri dall’argento e a 6 dal bronzo, nella gara vinta da una sontuosa Vuleta, planata a 7,14.
Oggi tocca all’altro baby fenomeno, Mattia Furlani. Avremo inoltre la staffetta veloce e Tortu a caccia di una prestigiosa finale sui 200. È un’Italia, che corre, salta e lancia con gagliardia, in attesa di Parigi, dove cercheremo di avvicinarci per quanto possibile all’incredibile bottino di Tokio. Cinque ori non potranno arrivare, ma tre perché no?

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