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Frosinone, Italia. La piazza del centrodestra che dà il senso di una comunità politica

Licandro Licantropo
La piazza di Frosinone di ieri sera dice che il centrodestra ha uno schema, un obiettivo e una strategia. Infatti pensa ad un governo politico guidato da un leader di partito come Giorgia Meloni. Il fronte progressista, diviso e litigioso, non ha né una coalizione né un possibile presidente del consiglio unitario.
Settembre 17, 2022
La sala gremita in ogni ordine di posti nella manifestazione organizzata da Roberto Caligiore a Ceccano per Fratelli d’Italia

Nicola Zingaretti ha ringraziato Mario Draghi per aver fatto chiarezza, con riferimento al fatto che l’attuale premier non è disponibile ad un eventuale secondo mandato. Perché in questo modo ha spuntato le armi e bagnato le polveri della campagna elettorale di Carlo Calenda. A dimostrazione di quanto il “voto utile” chiesto da Enrico Letta ha l’obiettivo di ridimensionare il Terzo Polo. Matteo Renzi, alleato di Calenda, mercoledì prossimo sarà a Frosinone per una manifestazione al Fornaci. L’ex rottamatore ha specificato bene che il tema sarà anche quello del video di Ruberti successivo alla cena dei veleni. Dunque, Pd contro Terzo Polo e viceversa. Come potevano pensare di essere alleati? Come possono pensare di trovarsi sulle stesse posizioni in futuro? Nel discorso di addio a Palazzo Chigi Mario Draghi si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe. Unanime l’interpretazione della stampa: gli attacchi di Supermario erano rivolti principalmente a Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Anche questo significa fare campagna elettorale.

LA PIAZZA DEL CENTRODESTRA

Ieri sera il centrodestra si è riunito a Frosinone. A spingere le candidature di Massimo Ruspandini, Nicola Ottaviani e Claudio Fazzone c’erano il sindaco Riccardo Mastrangeli, il suo “vice” Antonio Scaccia, il presidente del consiglio comunale Massimiliano Tagliaferri, gli assessori Fabio Tagliaferri, Adriano Piacentini, Simona Geralico, Danilo Magliocchetti, Angelo Retrosi, tanti consiglieri comunali. A livello nazionale ci sono incomprensioni e tensioni nel centrodestra, che però resta una coalizione, una squadra. Giorgia Meloni sa che, qualora dovesse andare lei a Palazzo Chigi, non sarà semplice convincere Matteo Salvini sulla necessità di alcune scelte. In politica estera per esempio, ma anche sullo scostamento di bilancio. Però il centrodestra è una comunità politica e lo si è visto bene ieri a piazza Cervini: con diversi militanti, giovani e meno giovani, militanti ad allestire il palco, a posizionare bandiere e manifesti (quasi tutti di Fratelli d’Italia), a discutere insieme. C’era pure qualche registratore di troppo. Modo tutto nostro di rovinare tutto. C’era il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore che a Ceccano poche ore dopo ha organizzato un raduno oceanico per Massimo Ruspandini e Paolo Pulciani, a testimoniare un gioco di squadra che va avanti da anni. Massimo Ruspandini e Riccardo Mastrangeli hanno chiesto ai presenti di fare telefonate nel cassinate e in provincia di Latina, per sostenere la candidatura dell’ex sindaco del capoluogo Nicola Ottaviani, in campo nel collegio Cassino-Terracina-Fondi-Gaeta. C’è indubbiamente un “sentire comune” pur tra le comprensibili diversità e la giusta competizione. Il centrodestra vuole un’affermazione netta in provincia di Frosinone. Più forte di quella del 2018, quando l’exploit del Movimento Cinque Stelle portò ad un sostanziale pareggio sul piano dei consensi e degli eletti. Non a caso Massimo Ruspandini ha voluto mettere in evidenza il fallimento politico dei pentastellati, che hanno espresso un sottosegretario, peraltro alla transizione ecologica (Ilaria Fontana). Ma nonostante questo e nonostante il fatto di essere stati al governo, per la Ciociaria nulla è stato fatto. Il centrodestra provinciale si candida a partecipare al governo dell’Italia. Una sfida ambiziosa, che però finalmente dà la portata di una crescita politica che si accompagna alla volontà di assumersi delle precise responsabilità.

C’ERA UNA VOLTA IL CAMPO LARGO

A giugno (meno di tre mesi fa) il centrosinistra confidava nella vittoria di Domenico Marzi al Comune di Frosinone in un quadro di Campo largo, fortissimamente voluto da Nicola Zingaretti e Bruno Astorre. Non è stata la sconfitta a far crollare l’alleanza, ma il fatto che la stessa non era stata costruita sulla base della condivisione di un programma. E la convinzione non c’era mai stata. Ilaria Fontana (Cinque Stelle) aveva stoppato Nicola Zingaretti (Pd) sulla richiesta di sospendere i criteri di perimetrazione della Valle del Sacco. Come si poteva pensare di stare sullo stesso palco in modo politicamente credibile? Oggi, in occasione delle politiche, il centrosinistra è diviso in tre tronconi: il Pd da una parte, i Cinque Stelle dall’altra, il Terzo Polo da un’altra ancora. I cittadini sono sicuramente disincantati e in tanti diserteranno le urne. Ma quelli che ci andranno, pur nelle infinite contraddizioni, vedono due scenari diversi e opposti: il centrodestra è unito, il centrosinistra no. Quando i mercati internazionali, l’Unione Europea, la Casa Bianca, le associazioni degli industriali e delle forze sociali lodano il valore della stabilità, non guardano necessariamente ad un colore politico. Guardano a modelli e sistemi che siano nelle condizioni di assicurare un Governo. E’ su questo punto che si decideranno le elezioni. Non sul rischio del fascismo o sui futuri assetti dell’Europa. La gente chiede risposte a problemi veri e urgenti: il caro bollette, le prospettive per i nostri giovani, politiche ambientali, orizzonti di sviluppo. Le ideologie conservano una loro importanza, ci mancherebbe altro. Di questi tempi però la differenza è determinata dalla capacità di governare le tante emergenze con le quali stiamo facendo i conti. La piazza di Frosinone di ieri sera dice che il centrodestra ha uno schema, un obiettivo e una strategia. Infatti pensa ad un governo politico guidato da un leader di partito come Giorgia Meloni. Il fronte progressista, diviso e litigioso, non ha né una coalizione né un possibile presidente del consiglio unitario. C’era chi sventolava la bandiera di Mario Draghi. Ora che è stata ammainata, cosa resta davvero?

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