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Fine del campo largo. D’Amato e Gasbarra tentano la fuga in Parlamento. Regione Lazio verso il centrodestra, ma sul fronte pontino solo Tiero è al sicuro

Marco Battistini
Mentre si consuma il tentativo del governatore Nicola Zingaretti di tenere insieme il campo largo composto da Pd, M5s e Azione, anche in vista delle prossime elezioni regionali, D’Amato, primo a farsi avanti per le primarie del centrosinistra, adesso sconta l’isolamento determinato dalle scelte del partito di Carlo Calenda.
Agosto 8, 2022
Nicola Zingaretti

Dal campo largo di Zingaretti al campo aperto per il centrodestra. Se è vero che le attenzioni maggiori sono concentrate sulla sfida politica nazionale del 25 settembre, a via della Pisana si guarda soprattutto al dopo. Ed il quadro politico sembra modificarsi nuovamente, a vantaggio del centrodestra. Appare sempre più evidente che lo schema della coalizione larga si vada sempre più sfaldando con il passare dei giorni. La fine della legislatura ha innescato un meccanismo che sta mettendo in grande evidenza tutte le contraddizioni del centrosinistra. A livello nazionale come anche sul piano regionale. Dovrebbe poi fare riflettere la volontà ormai acclarata di alcuni big, fino a ieri in corsa per la successione a Zingaretti, di tentare la strada della candidatura in Parlamento.

LA FUGA DI D’AMATO E GASBARRA VERSO IL PARLAMENTO

Infatti mentre si consuma il tentativo del governatore Nicola Zingaretti di tenere insieme il campo largo composto da Pd, M5s e Azione, anche in vista delle prossime elezioni regionali, D’Amato, primo a farsi avanti per le primarie del centrosinistra, adesso sconta l’isolamento determinato dalle scelte del partito di Carlo Calenda, il quale non assicura la sua presenza in coalizione dopo le eventuali dimissioni di Zingaretti in caso di elezione al Senato.
Solo un paio di mesi fa, con la prospettiva delle elezioni regionali previste per marzo 2023, Alessio D’Amato aveva battuto tutti sul tempo, avanzando la sua disponibilità per la guida della Regione. Contro di lui si era schierato Daniele Leodori del Pd, vicepresidente uscente e braccio destro di Nicola Zingaretti, che aveva annunciato pubblicamente la sua candidatura, e aveva accennato a un interesse a correre alle primarie, pur non sciogliendo la riserva, della lista civica Zingaretti, Marta Bonafoni di Pop. Insieme a loro, tra i nomi circolati, anche quello di Enrico Gasbarra, già deputato, europarlamentare, vicesindaco di Roma e presidente della Provincia, che avrebbe dovuto mettere tutti d’accordo e far saltare il passaggio dei gazebo. Anch’esso però starebbe provando ad ottenere una candidatura in posizione eleggibile per il Senato. Segnale evidente che l’ipotesi di una corsa per la guida della Regione stia tramontando.

CALENDA DICE ‘NO’ AL CAMPO LARGO

Ma a mettere in crisi il campo largo è soprattutto Carlo Calenda, in queste ore ‘impegnato’ a rimettere in discussione l’alleanza con il Pd sul piano nazionale. Azione non intende essere alleata né con la sinistra radicale né tantomeno con i ‘girllini’. Nonostante in chiave regionale il Movimento 5 stelle abbia confermato di esserci: il “laboratorio Lazio” è stato “molto fecondo”, ha già spiegato l’assessora alla Transizione ecologica, Roberta Lombardi del M5s, sottolineando che “sarebbe meglio non andare a disperdere, per una competizione nazionale su cui evidentemente abbiamo una posizione diversa, questo lavoro importante e prezioso”. Anche le altre forze di maggioranza hanno già rotto gli indugi e nel campo largo di centrosinistra per la guida del Lazio è credibile che ci siano: Sinistra civica ecologista di Massimiliano Smeriglio, Europa verde, Pop che con Bonafoni rappresenta anche il gruppo di Roma futura in Campidoglio.
A tirarsi fuori invece, dicevamo, è il partito di Carlo Calenda. “Dopo il 20 luglio, e l’indecoroso attacco all’agenda Draghi, è ancora più chiaro che il M5s ha idee e programmi estremamente distanti dai nostri, a partire dal termovalorizzatore”, ha dichiarato in una recente intervista la consigliera di Azione in Regione Lazio, Valentina Grippo, rompendo gli indugi e precisando che nella corsa del centrosinistra in Regione loro non ci saranno. La stessa Azione si sfila anche dalla corsa al governo del Paese se, in coalizione ci saranno anche Sinistra italiana, che nel Lazio ruota nel gruppo di Alternativa comune fondato da Sce, ed Europa verde. 

CENTRODESTRA AVVIATO VERSO LA VITTORIA

La strada di una vittoria agevole del centrodestra è ormai tracciata. Anche la scelta del candidato governatore probabilmente subirà un ulteriore ritardo, dovuto allo slittamento della tornata elettorale regionale. Zingaretti dovrebbe dimettersi da presidente della Regione Lazio nei primi giorni del mese di ottobre, ovvero prima dell’insediamento delle neo elette Camere.Si tratta, comunque, di una decisione del Presidente della Regione stessa, quella di dimettersi al momento della firma sulla candidatura al Parlamento oppure, secondo fonti vicine a Zingaretti e pare come da accordi già stabiliti, decidere nei 30 giorni successivi all’elezione, calcolando che per il 13 ottobre è previsto l’insediamento delle nuove Camere.
Al momento delle dimissioni di Zingaretti, sarà il vice Presidente della Regione Lazio, Daniele Leodori che dovrà indire entro 90 giorni le elezioni regionali, pertanto molto probabilmente si dovrebbe votare nel mese di gennaio. Dunque il centrodestra da metà ottobre potrà fare le sue scelte anche sulla base dell’esito elettorale nazionale. Restano sempre in piedi i profili di Gennaro Sangiuliano e Fabio Rampelli. Ad oggi sono loro che dovrebbero contendersi la candidatura a governatore del Lazio. La regione di Giorgia Meloni. Probabile premier, forse già a fine ottobre. Non c’è dubbio che in ambito pontino chi potrà beneficiare maggiormente di questa congiuntura favorevole sia Enrico Tiero, uomo di punta di Fratelli d’Italia verso La Pisana. L’onda lunga della Meloni finirà per giovare al numero 2 regionale del partito, in grado di superare le 10.000 preferenze e attestarsi sui livelli dei big romani. Nel centrodestra pontino le altre forze rischiano di contendersi le ‘briciole’.
La Lega potrebbe non eleggere alcun consigliere della provincia. Con il partito sotto il 10% nel Lazio, gli eletti scatterebbero tutti su Roma. A contendersi il primato locale dovrebbero essere Orlando Angelo Tripodi e Massimiliano Carnevale. Ma occhio al ritorno di Romolo Del Balzo nel sudpontino. Tra le donne sono comunque in ballo anche i nomi di Sara Norcia e Marilena Sovrani.
Forza Italia è un rebus ancora più complicato. Le speranze di avere Claudio Fazzone candidato governatore sono praticamente nulle. I sondaggi nazionali danno il partito di Berlusconi in difficoltà e soprattutto troppo distante sul piano elettorale da Fratelli d’Italia. Un gap che nel Lazio potrebbe essere persino maggiore. Per un posto in via della Pisana sarà lotta a due fra il segretario provinciale Alessandro Calvi e l’ex sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano.

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