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Il delitto del lago, la storia di Federica Mangiapelo

Martina Arduini
Novembre 15, 2021

Si cresce con l’idea di incontrare il principe azzurro in sella al cavallo bianco e vivere una favola. Favole che troppe volte portano a tragici epiloghi. Perché ci sono alcuni principi solo all’apparenza buoni e galanti: “Prima di uscire mandami una foto così vedo se va bene come ti sei vestita”; “Smettila di uscire con le tue amiche, non mi piacciono”; “Sei solo mia, non parlare con nessuno”; “Fammi vedere il tuo cellulare: se non me lo dai vuol dire che non mi ami”; “Non uscire è pieno di uomini che possono guardarti”. Una serie di frasi mai ‘sintomo’ di amore.

Federica aveva smesso di studiare per lavorare e racimolare qualche soldo per andare a vivere insieme a Marco. Ti metti contro tutta la tua famiglia quando credi in ciò che i tuoi occhi guardano e che loro non possono vedere. Ti metti da parte per il suo bene, perché il suo stare bene è quando tu obbedisci, quanto tu cancelli i tuoi ideali per lui, quando la tua vita gira attorno alla sua. Federica aveva la certezza di aver trovato la famosa metà della mela. Sentiva un senso di riempimento, una mancanza di cui era incosciente era stata riempita da Marco, un uomo già adulto, che la faceva sentire desiderata anche se ancora una ragazzina.

Marco aveva trovato la preda perfetta, abbastanza giovane da “educare” a suo piacimento e perfettamente bella da esser invidiato. Quando lei non c’era lui era vuoto, solo, non aveva altro scopo nella vita che aspettare Federica. Il rifiuto lo accecava, un NO lo faceva infuriare. Federica ha tentato di salvare Marco dal peso dell’ossessione e quando ha trovato il coraggio di lasciarlo lui non gli ha dato la possibilità di fuggire: “Se non è mia non è di nessun altro”.

Siamo nel 2012, Federica Mangiapelo ha 16 anni, è un pò capricciosa e testarda, tipico atteggiamento da adolescente, ma allo stesso tempo è solare, divertente e con tanti sogni.

Marco di Muro ha 21 anni, vive a Formello (RM) fa il cameriere, è insicuro e solitario.

La loro relazione era ancora fresca ma molto intensa. Federica aveva visto solo il bello in lui, giustificava quel suo lato autoritario e violento, la sua gelosia che lo portava spesso ad aggredirla perchè voleva uscire con le amiche o solo perchè voleva studiare. I genitori di Federica avevano manifestato più volte il disappunto nei confronti del ragazzo.

La mamma Rossella ha in seguito raccontato agli inquirenti che Marco in un’occasione ha aggredito Federica lanciandole una pentola d’acqua bollente, altre volte la menava e una volta l’ha chiusa in auto perchè si era arrabbiato con lei. Federica aveva un rapporto fatto di alti e bassi con i genitori da quando i due avevano divorziato. Erano anche incappati nell’affidamento ai servizi sociali; lei era testarda ed innamorata, non sentiva ragioni, così hanno dovuto accettare Marco per non perdere la figlia.

La notte di Halloween, il 31 dicembre 2012, tra i due fidanzati, di ritorno da una festa a Bracciano, scoppia una lite in un bar culminata con la frase “io per te sono morta” di Federica, che fa infuriare Marco, il quale dopo aver riaccompagnato il suo amico a casa raggiunge la fidanzata sulle sponde del lago. Quella che doveva essere la conclusione di una serata di festa diventa un litigio molto acceso, la solita repulsione di Marco verso i NO. Marco la lascia sola, se ne va. Torna a casa e le scrive un messaggio: “Sono tornato a prenderti, ma tu non c’eri. Perché te ne sei andata?”. Federica quel messaggio non l’ha mai letto, a quell’ora il suo cellulare risultava già spento. 

La mattina dopo, un passante vede riaffiorare dal lago il corpo senza vita di una donna sulla spiaggia di Anguillara Sabazia (RM). È Federica. Vengono immediatamente allertate le forze dell’ordine e i genitori che sconvolti giungono sul posto.
A primo impatto per l’autorità giudiziaria si tratta di un incidente, il cuore della ragazza ha smesso di battere per una miocardite, ipotesi plausibile dato che aveva un’anomalia cardiaca congenita.

Marco è solo un testimone che piange la morte della sua fidanzata.
I genitori di Federica non credono alla causa del decesso.
La prima autopsia conferma la morte per malore, forse dovuto anche a qualche alcolico di troppo. Non viene rintracciato nessun segno di violenza sul corpo.

Marco si proclama innocente. L’1 novembre 2012, quando i carabinieri lo convocano in caserma a seguito del ritrovamento del corpo di Federica, ammette solo le violenze: “la picchiavo per educarla”. La sua versione dei fatti è la seguente: dopo che Federica è scesa dall’auto urlando contro di lui, non l’avrebbe più rivista.

Qualcosa non quadra, le indagini si infittiscono e la determinazione del difensore della famiglia Mangiapelo, l’avvocato Andrea Rossi, insieme alla lotta dei genitori ha permesso la riapertura del caso. Troppi gli indizi che riconducono al fidanzato.

La prospettiva cambia quando dalla seconda autopsia si scopre che la 16enne è morta per annegamento. Come ci è finita in acqua quindi? Federica, secondo il racconto dei genitori, era una nuotatrice esperta e il punto in cui è annegata è alto solo 30 cm.

Gli inquirenti scoprono che Marco una volta tornato a casa quella sera, ha scritto un biglietto alla madre dove chiede che vengano lavati subito i vestiti. Dopodiché, la mattina presto, lava la macchina nonostante il maltempo. Le scarpe spariscono (agli inquirenti il fidanzato di Federica ne consegnò un paio nero, mentre le immagini di una telecamera di sorveglianza che l’ha immortalato dimostrano che le scarpe che indossava erano bianche), Marco mette un cellulare ad asciugare sul davanzale della finestra, aveva preso troppa acqua. Quando gli inquirenti chiedono al ragazzo perché tanta fretta nel lavare quei vestiti, Di Muro risponde che voleva indossare quegli stessi vestiti in occasione di una festa dalle sue parti la sera del 1 novembre. Però non è risultato ci fosse alcun ritrovo, alcuna festa prevista. 

Di Muro nel dicembre del 2014 viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario, prima trattenuto ai domiciliari, poi in carcere. Lui è sempre certo della sua innocenza. Stando all’esito della perizia dell’incidente probatorio la morte di Federica è avvenuta intorno alle 3 del mattino dopo un violento litigio. Marco dopo aver riaccompagnato il suo amico a casa (testimone delle urla fra i due in auto) ha raggiunto Federica, l’ha ripetutamente strattonata e fatta cadere a terra, le ha preso con forza la testa tra le mani e l’ha schiacciata nell’acqua fredda del lago, fino ad annegarla. Ad incastrarlo, secondo il pm Eugenio Rubolino anche il quantitativo di sabbia trovato nelle sue scarpe. La stessa sabbia che si trova sulla spiaggia del lago di Bracciano e le alghe diatomee ritrovate sui suoi vestiti e nei polmoni di Federica in sede di esame autoptico.

Diversa la versione dei legali di Marco Di Muro che puntano il dito in particolare su due elementi.
Il primo: sul corpo della giovane non è stato rinvenuto nessun segno di colluttazione. Secondo: nello stomaco della 16enne non è stata rinvenuta traccia di acqua; per i legali del fidanzato significa che Federica è stata solo pochi secondi immersa nell’acqua e soffrendo di miocardite, sarebbe svenuta in acqua e questo ne avrebbe causato la morte.

Il 17 luglio 2015 l’udienza preliminare con la richiesta di rito abbreviato condanna Di Muro a 18 anni di reclusione.

A settembre 2016 la prima Corte d’Assise d’appello presieduta da Giancarlo De Cataldo condanna il 21enne di Formello a 14 anni di reclusione, quattro in meno rispetto a quelli inflitti in primo grado dal gup di Civitavecchia a conclusione del processo col rito abbreviato per l’accusa di omicidio volontario aggravato grazie alla concessione delle attenuanti generiche.

A dicembre 2017 viene messa la parola fine dal giudice della Corte di Cassazione a quello che è stato definito “il delitto del lago”: confermata la condanna a 14 anni di reclusione già emessa a Settembre nei confronti di Marco Di Muro.

Marco di Muro

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