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Elezioni: Marzi non decolla, Vicano non desiste, Mastrangeli non è sicuro

Licandro Licantropo
Strano clima elettorale quello di Frosinone. Dove tra qualche mese i cittadini dovranno decidere su chi succederà a Nicola Ottaviani alla guida della città
Marzo 13, 2022
frosinone-elezioni
Una panoramica di Frosinone

Strano clima elettorale quello di Frosinone. Dove tra qualche mese i cittadini dovranno decidere su chi succederà a Nicola Ottaviani alla guida della città. La sensazione è che la partita delle candidature (almeno quelle più consistenti sul piano elettorale) non sia per niente chiusa e che le prossime settimane potrebbero anche cambiare l’attuale assetto di partenza.

L’operazione Memmo finora non ha prodotto gli esiti previsti

Sono passati dieci giorni dalla presentazione della candidatura all’Hotel Memmina di Frosinone ed è come vedere “Il giorno della marmotta”. Non succede nulla (o quasi). Ogni giorno a Domenico Marzi, come a Bill Murray, sembra di essere allo stesso punto e tutti quelli che dovevano stare insieme a lui (Marini, Venturi, Cristofari) non hanno ancora dato conferma della loro partecipazione. E rimandano al giorno dopo. Il Pd con le adesioni di cui si ha notizia, ad oggi, non vale la metà dei voti del 2017 mentre non c’è traccia di chi potrebbero essere i protagonisti del remake della Lista Marzi che invece decretò il successo dell’avvocato nel ’98 e nel 2002. La notizia dell’adesione di Luigi Vacana (recordman di preferenze alla Provincia, ma quella e tutta un’altra partita) aggiunge davvero poco alla consistenza delle truppe che fino ad ora si sono unite all’operazione “Campo Largo”. Per adesso Marzi può contare, di sostanzioso, sull’appoggio di Stefano Pizzutelli e di poco altro. Forse domani se ne saprà di più al termine dell’incontro nel quale Nicola Zingaretti verrà a radunare le truppe della sua coalizione al Dream Cinema. L’importante è che, la coalizione, non assuma le fattezze della “gioiosa macchina da guerra di Occhetto” che sappiamo tutti, poi, che fine ha fatto.

Mauro Vicano insiste con il supporto di Alessandra Sardellitti

Bruno Astorre e Francesco De Angelis probabilmente speravano in un passo indietro di Mauro Vicano. Ma il direttore del distretto di Frosione della Asl dopo un convinto passo indietro alla prima indicazione di Marzi non ha ripetuto il “beau gest” la seconda volta, quando l’ex sindaco ci ha ripensato. D’altronde, ha spiegato più volte, la sua partita era cominciata da un anno e non si è sentito di sacrificare sull’altare di un non meglio precisato progetto di “allargamento” almeno una cinquantina di candidature che si erano unite intorno a lui e alla sua idea di cambiamento per la città. Dalle parti di Vicano, convintamente supportato dalla Sardellitti (Azione), continuano a non vedere di buon occhio come la “strategia” di quella che dovrebbe essere la coalizione che fa riferimento a Zingaretti debba dipendere, non tanto da chi ha la maggioranza dei consensi e della capacità elettorale, ma da tutta una serie di siglette e cespugli che con percentuali da prefisso telefonico si arrogano il potere di emanare veti o diktat.

La “responsabilità” di Ruspandini e Tagliaferri nell’unità del centrodestra

Mai cosi unito e compatto il centrodestra veleggia verso le primarie che ufficializzeranno la candidatura di Riccardo Mastrangeli. Guai però a prospettare a quest’ultimo una vittoria al primo turno… Qui, quello che nessuno si aspettava e che invece ha aperto all’attuale assessore al Bilancio la prospettiva di un percorso meno accidentato, è stato il cambio di rotta, politico e di visione, di Fratelli d’Italia. Il coordinatore provinciale Massimo Ruspandini e quello cittadino Fabio Tagliaferri, dopo aver ottenuto la guida del partito in città, hanno messo da parte le molte ruggini con Nicola Ottaviani e hanno stretto una solida alleanza con il noto farmacista. Basata su una tangibile discontinuità sui metodi troppo accentratori del sindaco uscente e su una disponibilità a discutere una serie di “temi” che nelle ultime due consiliature erano inspiegabilmente diventati dei “dogmi”. La leadership del centrodestra, sempre più saldamente nelle mani del senatore Ruspandini, si conferma basata sulla capacità di mettere da parte rancori e divisioni per un lavoro convinto a favore di una coalizione provata da troppe sconfitte per una serie impressionante e ripetuta di veti incrociati. Sarebbe bastato poco per riproporre a Frosinone lo psicodramma di Latina, città con bacino elettorale in larga parte di centrodestra, per ben due volte conquistata dalla “campolarghissima” formazione di Damiano Coletta con scorie grilline, centrosinistra e un pizzico di Forza Italia a far da contorno. O per rimanere in provincia, per emulare la partita di Sora, dove solo le divisioni e la mancanza di coerenza del centrodestra hanno permesso la vittoria della coalizione multicolore di Luca Di Stefano.

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