Il Consiglio comunale di Roma ha approvato con 33 voti favorevoli, di maggioranza e parte delle opposizioni la delibera che modifica la modalità di retribuzione dei consiglieri capitolini e ne aumenta i compensi dagli attuali 2 mila a circa 3 mila euro netti. Dopo l’accesa polemica dei giorni scorsi, hanno votato contro solo tre consiglieri del Movimento 5 stelle (Linda Meleo, Paolo Ferrara e Daniele Diaco) e non hanno partecipato al voto i due consiglieri di Italia viva e i tre di Azione che nei giorni scorsi hanno polemizzato contro il documento come il M5S. Assenti al voto l’ex sindaca Virginia Raggi e il consigliere della sua lista civica Antonio De Santis. Per la maggioranza hanno votato favorevolmente: Partito democratico, Sinistra civica ecologista, Roma futura, Europa verde, Demos.
FI E FDI VOTANO A FAVORE, LA LEGA SI ASSENTA
Per le opposizioni hanno votato favorevolmente: Fratelli d’Italia, Udc Forza Italia. Assenti i consiglieri della Lega, così come il consigliere di maggioranza Barbati. La capogruppo del Pd, Valeria Baglio, ha sottolineato in Aula che “con la delibera si pone un correttivo al meccanismo che comporta la presa in carico dell’amministrazione degli emolumenti di tutti i consiglieri che esercitano un’altra professione. Questo con il nuovo regime si traduce in un risparmio effettivo della parte retributiva dei consiglieri e porterà a una quasi totale invarianza della spesa totale per i consiglieri”. L’adeguamento, che si basa sulla legge del 2009 istitutiva di Roma Capitale, sarà pari al 45% dell’indennità del sindaco e in assestamento di bilancio il Campidoglio prevedrà, a sostegno dell’operazione, 2 milioni e centomila euro che andranno ad aggiungersi ai 327 mila euro in arrivo dallo Stato. “È un provvedimento misurato e commisurato agli oneri e responsabilità che in quest’Aula il consigliere svolge sette giorni su sette e a qualsiasi ora del giorno – ha aggiunto Baglio -. Qualcuno ha detto che è anche poco, io dico che è il giusto. Avere una indennità favorisce l’impegno del consigliere a tempo pieno nell’amministrazione. C’è una questione legata alle presenze, chi lavora o guadagna di meno o è meno presente”.