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Centrodestra verso il ‘cappotto’. A Latina l’era Coletta verrà archiviata. Fazzone dovrà ‘accontentarsi’ del Senato e scongiurare la fusione con la Lega

Marco Battistini
La partita delle regionali subirà un’improvvisa accelerazione già nelle prossime ore. FdI e Lega pur spesso animati da spirito di competizione, sanno bene che la posta in palio è talmente alta che dividersi adesso equivarrebbe ad un suicidio politico.
Luglio 22, 2022
Il senatore Claudio Fazzone

Il centrodestra può prendersi tutto entro pochi mesi. Questa la sensazione diffusa nei palazzi della politica romana. Parlamento e Regione Lazio sono obiettivi a portata di mano. La caduta del governo Draghi e l’indizione delle elezioni legislative per il 25 settembre, avvicinano il centrodestra al ritorno al potere dopo oltre un decennio. Fratelli d’Italia giocherà il ruolo più importante e molto probabilmente sarà affiancato dall’asse Lega-Forza Italia, alleati-concorrenti, che almeno alle elezioni politiche si presenteranno insieme in una lista unica.
Questo quadro non può non riflettersi anche nelle scelte locali. La partita delle regionali subirà un’improvvisa accelerazione già nelle prossime ore. FdI e Lega pur spesso animati da spirito di competizione, sanno bene che la posta in palio è talmente alta che dividersi adesso equivarrebbe ad un suicidio politico. E la stessa Forza Italia che soprattutto nel pontino ha ballato su diversi tavoli, appare rassegnata a giocarsi le proprie carte esclusivamente nel recinto di centrodestra. L’operazione Leodori (ovvero il possibile sostegno dell’area pontina di Forza Italia alla discesa in campo del vicegovernatore dem), è ormai tramontata. E soprattutto è a rischio il campo largo su cui il Pd stava lavorando ormai da mesi.
Dunque si prospetta un’occasione d’oro per la coalizione di centrodestra, che dovrà individuare un candidato presidente. Le indiscrezioni parlano di un’ascesa nel borsino dei ‘papabili’ di Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2. Ad ogni modo sembra essere escluso l’election day. Come hanno precisato in una nota, fonti della Regione Lazio: “In Regione Lazio non c’è una crisi politica, la maggioranza c’è e l’esperienza prosegue”. Nessun voto congiunto con le legislative perchè “se Nicola Zingaretti dovesse candidarsi alle politiche la norma gli consente comunque di ricoprire la carica di presidente di Regione perché non incompatibile con una candidatura”. In sostanza Zingaretti potrebbe restare in carica almeno fino ad inizio nuova legislatura, prevista per ottobre inoltrato. Alla Pisana si sottolinea che “non c’è alcun problema politico nella maggioranza di centrosinistra di cui fa parte anche il Movimento Cinque Stelle e, se anche il governatore Nicola Zingaretti dovesse candidarsi per un collegio alla Camera o al Senato, non dovrà necessariamente dimettersi al momento della formazione delle liste”. Tutto questo significa che, considerato il voto nazionale il 25 settembre e tenuto conto di una eventuale elezione in Parlamento di Zingaretti, per le regionali è possibile che la data della chiamata alle urne sia compresa almeno tra novembre e gennaio. Vanno infatti considerati tutti gli adempimenti formali e i tempi stabiliti dalla legge per effettuare la campagna elettorale, ovvero almeno 45 giorni, e per consegnare le liste. In altri termini, anche volendo non ci sarebbero i tempi tecnici per andare al voto lo stesso giorno.

L’ERA COLETTA AL CAPOLINEA COMUNQUE

In attesa di capire se i cittadini di Latina saranno chiamati alle urne anche per le comunali-bis (la Prefettura ha indetto il voto per il 4 settembre nelle 22 sezioni indicate dal Tar) si può tranquillamente dire che l’esperienza di Damiano Coletta alla guida del Comune di Latina sia giunta al capolinea.
La maggioranza risicata con la quale il sindaco ha provato a galleggiare da ottobre ad oggi con ogni probabilità si dissolverà come neve al sole.
Anche in caso di accoglimento in sede cautelare del ricorso al Consiglio di Stato, il ritorno di Coletta a piazza del Popolo potrebbe trasformarsi in un inutile calvario. Il vertice locale di Forza Italia, che pure in questi mesi ha concesso una ‘fiducia’ in bianco al sindaco, è consapevole che il nuovo scenario nazionale ‘obbliga’ gli azzurri a rientrare nei ranghi del centrodestra. 
“La sentenza del Tar è uno spartiacque e tutto il centrodestra è chiamato ora a dire agli elettori qual è la sua posizione rispetto a Damiano Coletta, ma anche rispetto ai prossimi appuntamenti con le elezioni politiche e regionali -hanno annunciato pochi giorni fa sia Nicola Calandrini che Claudio Durigon– Latina non può diventare un’eccezione e un precedente. Chiederemo a Giorgia Meloni e Matteo Salvini di dare la dovuta attenzione a Latina affinché sia fatta la dovuta chiarezza di fronte alla città”.
Un richiamo che a questo punto non sarà necessario ribadire, dal momento che Claudio Fazzone, dovrà giocarsi la rielezione al Senato, l’obiettivo di fondo del parlamentare fondano. Con le elezioni comunque a breve, forse già a fine anno, verrebbero meno le chance di una candidatura del leader regionale di FI per la Regione. Troppo stretti i tempi di una campagna elettorale, dove il centrodestra dovrà andare sul sicuro. 

LEGA-FI, LA FUSIONE DIFFICILE IN TERRA PONTINA

Sul possibile ‘listone’ fra Lega e Forza Italia, c’è scetticismo. Ma le manovre in corso fanno pensare che la possibile fusione sarebbe ben assorbita nella Capitale e molto meno nell’ambito pontino. Da un anno a questa parte Fazzone e Durigon sono stati quasi sempre su sponde opposte nelle scelte. FI in particolare ha privilegiato un rapporto con il centrosinistra a livello pontino, mantenendo canali privilegiati anche a Roma con Daniele Leodori. La scelta strategica di far parte in pianta organica della maggioranza di centro-sinistra al Comune di Latina come pure il governo di larghe intese in Provincia rappresenta già una prova evidente di un percorso separato fra azzurri e leghisti. La coppia Fazzone-Durigon che appariva salda fino al 2021 è andata in crisi. Troppe le divergenze fra i due coordinatori regionali. Se il fronte romano di FI è sempre rimasto compatto attorno all’asse Tajani-Gasparri, indirizzato verso il cammino indicato dal Cavaliere, non la stessa cosa si può dire del team azzurro in terra pontina, dove si è spesso privilegiato operazioni di convenienza alla storica alleanza con gli altri partner del centrodestra. E’ chiaro che i malumori di questi mesi sono destinati ad incidere e non poco nella nuova fase pre-elettorale. I tavoli delle trattative per i collegi si terranno in pieno agosto. E nel centrodestra farà molto caldo. Perchè nessuno vorrà cedere il proprio posto e la propria area d’influenza. Sarà quello il vero banco di prova sulla solidità di un’alleanza ‘condannata’ a vincere e governare il Paese, la Regione Lazio ed il Comune di Latina.

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