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Centrodestra bello e dannato

Licandro Licantropo
Ci saranno effetti anche a livello locale. Se il centrodestra non saprà compattarsi sul serio, la partita della Regione Lazio si complicherà come sempre. Perché a quel punto ogni partito punterà i piedi e avanzerà un proprio nome senza concedere spazi di mediazione.
Settembre 22, 2022
Riccardo Mastrangeli, sindaco di Frosinone (foto S.Desiato)

Fino a due settimane fa, quando i sondaggi potevano essere pubblicati, il centrodestra era dato avanti anche di venti punti a livello nazionale. Difficile che un tale vantaggio possa essere evaporato. Bisognerà sicuramente attendere i voti reali, ma la tendenza è chiara ormai da un anno: Fratelli d’Italia è il primo partito, eppure i leader alleati Matteo Salvini (Lega) e Silvio Berlusconi (Forza Italia) non hanno mai davvero riconosciuto e legittimato la leadership di Giorgia Meloni.

E’ questo elemento che peserà dopo, ad ogni livello: dal nazionale al locale. In passato non era mai successo che qualcuno mettesse in dubbio il primato di Berlusconi, quando gli “azzurri” avevano molti più voti di An, della Lega e del Ccd-Udc. Nel 2018 ci fu la sorpresa del sorpasso del Carroccio a FI: ricordiamo tutti l’insofferenza di Berlusconi, quando al Quirinale, dopo i colloqui con Mattarella, a parlare era il Capitano leghista. Ma niente in confronto al silenzio e alle ambiguità sul futuro ruolo della Meloni. Siamo nel mezzo di una guerra destinata all’escalation, con gli Usa preoccupati per l’atteggiamento della Lega nei confronti di Putin. Siamo nel pieno di una “tempesta perfetta” a livello economico e finanziario per via dell’aumento senza freni del costo del gas e della luce, che rischia di spazzare via imprese e posti di lavoro, gettando nella povertà tantissime famiglie. Ci sarà bisogno di un Governo nel pieno dei suoi poteri, forte, compatto, responsabile, oltre che legittimato dal voto popolare. Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sanno bene che ogni tentennamento indebolirà la coalizione e questo aprirà dei varchi per l’ennesima ammucchiata a guida “tecnica”. Se così dovesse essere, a cosa sarà servito votare? Ma in fondo il precedente del 2018 c’è. Quando, dopo aver vinto le elezioni con gli alleati del centrodestra, Matteo Salvini si sganciò dalla coalizione per dare vita al Governo gialloverde, a guida Giuseppe Conte. Insieme al Movimento Cinque Stelle di Luigi Di Maio.

Naturalmente Giorgia Meloni sta valutando ogni possibile scenario e in questo momento è assediata dagli attacchi della grande stampa (italiana, europea e internazionale) e del fronte progressista di tutto il vecchio Continente. Quando “sotto attacco” erano Berlusconi e Salvini, Fratelli d’Italia non ha mai fatto mai mancare la solidarietà assoluta. A parti inverse non è successo. Sono tutti segnali di “crepe” nel centrodestra.

LA REGIONE E LA PROVINCIA DI FROSINONE

Ci saranno effetti anche a livello locale. Se il centrodestra non saprà compattarsi sul serio, la partita della Regione Lazio si complicherà come sempre. Perché a quel punto ogni partito punterà i piedi e avanzerà un proprio nome senza concedere spazi di mediazione. Sia nel 2013 che nel 2018 Nicola Zingaretti ha vinto approfittando anche di una debolezza evidente del centrodestra, arrivato sempre all’ultimo istante utile per indicare il candidato alla presidenza. Senza che quest’ultimo fosse realmente condiviso. Chiedere a Stefano Parisi. Lo stesso scenario che abbiamo visto quasi un anno fa alle elezioni di Roma. C’è quindi la questione riguardante l’elezione del prossimo presidente della Provincia di Frosinone: pure qui il centrodestra ha sempre “straperso”, sotto il fuoco amico dei franchi tiratori. E’ un tipo di competizione molto particolare perché a votare sono i primi cittadini e i consiglieri comunali. E’ di ieri la notizia che il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ha sostanzialmente iniziato il cammino che lo porterà nella Lega del coordinatore provinciale Nicola Ottaviani, dal quale ha preso il “testimone” nel capoluogo. Mastrangeli ha fatto un appello esplicito a votare per il Carroccio. Qualche mese fa aveva guidato al successo la coalizione di centrodestra restando super partes, con un profilo civico e tecnico. Ricucendo personalmente con Fratelli d’Italia. Una mossa del genere nell’immediata vigilia del voto alle politiche rappresenta una novità destinata a pesare negli equilibri futuri della coalizione. Frosinone è il capoluogo. Se a questo aggiungiamo le fibrillazioni del centrodestra ad Anagni, a Sora e in diversi altri Comuni, allora si capisce perché ancora una volta la presidenza della Provincia può diventare una missione impossibile. Ma quello che nel centrodestra si continua a far finta di non capire è che soltanto una vittoria alla Provincia può veramente rappresentare l’inizio di un nuovo corso politico. Perché è da quella postazione che si possono mutare gli assetti di enti intermedi come la Saf e i Consorzi, importanti per la gestione di materie come i rifiuti e lo sviluppo industriale. Se Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia non sapranno raggiungere e poi mantenere delle intese forti, sarà tutto inutile. Non servirà nemmeno vincere le prossime politiche con percentuali altissime nei diversi collegi della Ciociaria. Il problema, a livello nazionale e locale, è lo stesso: Lega e Forza Italia non sembrano avere intenzione di riconoscere la leadership di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia. In Ciociaria il centrodestra è maggioritario e alle politiche ha quasi sempre stravinto. Non toccando palla poi alla Regione e alla Provincia. L’esame di maturità non è mai stato superato.

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