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Caminetti ribaltati: Leodori respinge le “tentazioni” e va avanti. Giunta Mastrangeli a prova di “rosiconi”

Licandro Licantropo
Bruno Astorre aveva capito benissimo che gli uomini forti del Partito Democratico della Capitale stavano preparando il blitz per paracadutare Enrico Gasbarra come candidato Governatore, cancellando le primarie.
Luglio 3, 2022
Daniele Leodori

Fallito il tentativo di convincere Daniele Leodori a ritirare la candidatura alla presidenza della Regione. Gli era stata prospettata la possibilità di una designazione blindata all’Europarlamento. Il vicepresidente del Lazio ha risposto “no grazie”. A vuoto anche il tentativo di indebolire il segretario regionale Bruno Astorre: a parte la Ciociaria (dove la maggioranza è di Pensare Democratico di Francesco De Angelis), nel resto delle province del Lazio AreaDem di Franceschini tiene botta. A questo punto la riunione della direzione regionale del partito, in programma domani a Roma, può diventare decisiva. Comunque vada a finire, la guerra delle correnti sarà inevitabile e fragorosa.

LO SCONTRO TRA IL PD ROMANO E QUELLO LAZIALE

Bruno Astorre aveva capito benissimo che gli uomini forti del Partito Democratico della Capitale stavano preparando il blitz per paracadutare Enrico Gasbarra come candidato Governatore, cancellando le primarie. Per questo ha insistito affinché Daniele Leodori anticipasse i tempi. Nicola Zingaretti, Goffredo Bettini, Roberto Gualtieri, Claudio Mancini e Albino Ruberti hanno letto iniziativa dell’8 giugno all’Eur come una fuga in avanti dal sapore di sfida. E hanno scatenato l’inferno. Prima cercando di puntare sul ruolo di Astorre: “E’ il segretario regionale, deve garantire lui l’unità del partito e quindi della candidatura alla presidenza della Regione”. Soltanto che Astorre ha ribaltato il ragionamento: “Si fanno le primarie, più democrazia di questa. Chi vuole si candida”.

Ben sapendo che anche Alessio D’Amato non avrebbe fatto passi indietro. All’assessore alla sanità è stata prospettata la possibilità di una candidatura in un collegio sicuro della Camera. La sua risposta è stata la stessa di Leodori: “No grazie”. Quindi è arrivata la disponibilità di Marta Bonafoni a misurarsi alle primarie del 13 novembre. Adesso tornare indietro, alle logiche dei “caminetti”, è impossibile.

In gioco c’è tutto, perfino la futura guida della segreteria regionale. Zingarettiani, ex dalemiani ed ex orfiniani hanno deciso di costituire una sorta di Santa Alleanza contro AreaDem del ministro Dario Franceschini e di Bruno Astorre. Mossa sbagliata perché per come si sono spinte avanti le cose Astorre non può perdere la faccia: il ritiro di Daniele Leodori lo delegittimerebbe come segretario regionale. Meglio lo scontro, frontale e senza rete. Gli schieramenti sono chiari: Zingaretti, Gualtieri, Bettini, Mancini e Ruberti da una parte, Franceschini e Astorre dall’altra. Con i primi c’è Pensare Democratico di Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti. Con i secondi Antonio Pompeo e Simone Costanzo. Sarà resa dei conti dappertutto “dopo”, compresa la provincia di Frosinone. L’ipotesi Gasbarra si è raffreddata ma non appare tramontata: l’ex presidente della Provincia di Roma è fuori dalla politica attiva da dieci anni, partecipare alle primarie sarebbe un azzardo. Daniele Leodori nei territori è fortissimo, anche se lo scontro tra i due potrebbe alla fine favorire Alessio D’Amato, completamente indigesto alla nomenclatura romana del Pd. Un vantaggio enorme di questi tempi.

Spazi per una mediazione non ci sono. Il segretario nazionale Enrico Letta sta osservando con preoccupazione l’evolversi della situazione, ma perfino per lui è difficile intervenire in un quadro dove il braccio di ferro è tra il potentissimo Dario Franceschini e il tandem Nicola Zingaretti-Goffredo Bettini. Questi ultimi stanno cercando di congelare le primarie, attraverso la sponda dell’europarlamentare Massimiliano Smeriglio. Se però l’asse Astorre-Leodori regge, è complicato rompere l’argine. In questa specie di “guerra santa” sono coinvolti Francesco De Angelis, Sara Battisti e Mauro Buschini. De Angelis e Buschini erano presenti all’evento della discesa in campo di Leodori. Poi hanno cambiato idea trasmettendo il contrordine: “Si va su Gasbarra”. Bruno Astorre ha reagito malissimo e se l’è legata al dito: se Gasbarra si ritira e Leodori concorrerà per la presidenza della Regione Lazio, le posizioni di De Angelis, Battisti e Buschini sono destinate a indebolirsi. Con possibili conseguenze sulle future candidature parlamentari e regionali. Ormai è una battaglia tra il Pd romano e quello laziale. Non saranno fatti prigionieri.

LA SETTIMANA DI MASTRANGELI

Sette giorni fa Riccardo Mastrangeli vinceva il ballottaggio e veniva eletto sindaco. C’è stato tempo per i festeggiamenti ma anche per un’analisi serena del risultato e delle prossime mosse. Come ogni composizione della giunta sarà impossibile accontentare tutti e ci saranno malumori e mal di pancia. Alla fine però gli scontenti dovranno allinearsi: è in gioco il governo del capoluogo e la credibilità di un centrodestra che ha dato prova di maturità negli ultimi mesi. C’è un’ulteriore possibilità: creare una specie di laboratorio politico allargando la maggioranza ad Azione di Calenda. Al ballottaggio Mauro Vicano e Alessandra Sardellitti hanno appoggiato Mastrangeli. Nel centrosinistra in tanti hanno “rosicato”: la sera dello spoglio le critiche sono fioccate, quasi a giustificare una sconfitta annunciata. Con toni da “crociata” che continuano in queste ore. Eppure è stato proprio il segretario regionale del Pd Bruno Astorre a dire, nell’analisi post voto, che a Frosinone il Campo largo non ha funzionato perché sono rimasti fuori il Partito Socialista e Azione. La verità fa male.

ATTESA PER LE SCELTE DEI CINQUE STELLE

Siamo curiosi di capire come andrà a finire. Se davvero Giuseppe Conte dirà al premier Mario Draghi che il Movimento Cinque Stelle esce dal Governo e si limiterà ad un appoggio esterno (o nemmeno quello) nei prossimi dodici mesi. Siamo curiosi perché se invece il Movimento dovesse restare in maggioranza, allora come potrebbe continuare a dare del “poltronaro” allo scissionista Luigi Di Maio? Siamo curiosi di vedere, nel caso di strappo di Conte, quali sarebbero le decisioni di Roberta Lombardi, Valentina Corrado, Ilaria Fontana e Loreto Marcelli. Fra l’altro, detto tra noi, se anche Mario Draghi avesse chiesto a Beppe Grillo di rimuovere Conte dalla guida dei Cinque Stelle, dove sarebbe lo scandalo visto che “Giuseppi” ha posizioni contrarie alla Nato e a tutti i provvedimenti dell’ex Governatore della Bce? Aspettiamo con ansia e… insonnia: veramente i Cinque Stelle lasceranno ministeri e sottosegretariati? Mah…

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