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Viaggi della speranza per smaltire i rifiuti, costi in aumento. E arrivano i ‘cassonetti d’oro’

Marco Battistini
Dopo aver stretto un accordo con alcuni termovalorizzatori della provincia di Torino, Ama e il Campidoglio sono riusciti a ottenere più sbocchi per i loro rifiuti negli impianti della Toscana per ovviare alle quantità di materiali che non si potranno inviare ai Tmb di Colari a Malagrotta
Giugno 28, 2022
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I cassonetti stracolmi di rifiuti

A Roma continuano i ritardi nella raccolta dei rifiuti, acuiti nell’ultima settimana dall’incendio che ha bruciato la linea 2 del Tmb di Malagrotta. Quello dove prima del rogo Ama mandava ogni giorno 500 tonnellate di indifferenziato da trattare. 
Dopo aver stretto un accordo con alcuni termovalorizzatori della provincia di Torino, Ama e il Campidoglio sono riusciti a ottenere più sbocchi per i loro rifiuti negli impianti della Toscana per ovviare alle quantità di materiali che non si potranno inviare ai Tmb di Colari a Malagrotta, dopo l’incendio della seconda linea. Da via Calderon de La Barca fanno sapere che al momento sono da collocare circa 200 tonnellate al giorno di indifferenziato, ma sempre dall’azienda si dicono sicuri di risolvere tutte le criticità entro l’inizio della prossima settimana. Anche se, con solo due impianti di trasferenza (Ponte Malnome e via Romagnoli a Ostia), i viaggi dei camion verso Tmb e discariche diventano più lunghi, con il risultato che la municipalizzata si ritrova con una flotta di mezzi più scarna per i giri di raccolta.

GUALTIERI RILANCIA SUL TERMOVALORIZZATORE 

Il futuro è il termovalorizzatore. Il passato sono scelte ora pagate a caro prezzo, come la chiusura della discarica di Malagrotta, o l’assenza di decisioni che ha determinato una “situazione insostenibile”. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, in un’intervista a Report, parla della situazione dei rifiuti nella Capitale, problema annoso e tangibile, aggravato anche dal recente incendio ad uno dei Tmb di Malagrotta che trattava 900 tonnellate al giorno di spazzatura. Gualtieri non nasconde le criticità e indica come unica e ragionevole via, in una capitale che non è autosufficiente nel trattamento dei rifiuti, quella dell’inceneritore. “E’ una situazione insostenibile e vorrei dire vergognosa, inaccettabile, non solo perché la città è sporca, ma perché l’intero sistema è sull’orlo del collasso costantemente”, osserva il sindaco. “Gli ultimi impianti che sono stati fatti a Roma -spiega in un’intervista a Report- risalgono al 2001 e furono decisi dal commissario per il Giubileo”. Per Gualtieri poi la decisione presa dal sindaco Ignazio Marino di chiudere la Maxi discarica di Malagrotta non ha portato benefici. Anzi Roma si è trovata a far fronte a “costi enormi, giganteschi: uno spreco di risorse dei cittadini che sono stati buttati per pagare a carissimo prezzo il fatto di mandare i nostri rifiuti in giro”. “Non avendo impianti propri -sottolinea il primo cittadino- Roma deve costantemente trattare per trovare chi si prende i nostri rifiuti a prezzi molto alti, e quindi di volta in volta trovare delle soluzioni che però sono precarie”. Da qui nel futuro l’unica soluzione possibile perché efficace e stabile, quella del termovalorizzatore che comunque sarà lontano dai centri urbani. “Siamo orientati per gli impianti in aree industriali, quindi non vicino a centri abitati -afferma- Annunceremo il luogo quando avremo completato il lavoro istruttorio”.

ECCO I CASSONETTI DA 1.500 EURO

C’è però una novità, rappresentata dai cassonetti a forma di campana. La sperimentazione è prevista nel quartiere Africano: nelle prossime settimane oltre un centinaio di questo tipo di secchioni sarà collocato tra viale Eritrea, viale Libia e viale Etiopia. Uno per ogni diverso materiale da conferire: organico, indifferenziato, carta, plastica e alluminio.
Questi cassonetti costano in media circa 1.500 euro sono più capienti di quelli attuali e possono essere utilizzati soltanto dai residenti: per aprirli bisogna utilizzare una tessera magnetica. E già questo impedisce agli esercenti (titolari di bar e ristoranti in primis) di buttare la loro spazzatura nei recipienti destinati alle utenze domestiche, cioè alle famiglie. Poi, essendo chiusi ermeticamente, riducono la dispersione di odori e di liquami. Soprattutto questo sistema finisce per responsabilizzare i residenti: attraverso il riconoscimento dei singoli utenti, è più facile risalire a chi non rispetta le regole della differenziata, per poi multarlo. Questi contenitori contengono anche un sistema di pesa, che permetterà ad Ama di applicare la cosiddetta tariffa puntale della Tari: in poche parole, l’azienda potrà calcolare per ogni singolo utente l’imposta in base a quanto gettato, applicando il principio europeo del chi più sporca, più paga.Ama vuole seguire il modello applicato già dalle municipalizzate di Genova, Firenze e Napoli. La scorsa settimana il neo direttore generale, Andrea Bossola, sarebbe andato in missione da alcuni produttori del Nord Italia per visionare alcuni modelli di ultima generazione. Dopo il quartiere Africano si vuole collocarli in altre zone, centrali o periferiche, dove non si effettua il ritiro porta a porta e c’è una forte presenza sia di abitazioni sia di negozi, bar e ristoranti. In futuro saranno posti anche nelle isole ecologiche.

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