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Latina e l’ombra del voto ‘inquinato’. Il centrodestra con Zaccheo pronto a chiudere l’era del civismo ‘rosso’, ma c’è l’incognita affluenza alle urne. Elezioni politiche: collegi blindati per i tre big locali

Marco Battistini
Sarà una campagna elettorale lampo, appena 36 giorni prima del voto-bis del primo turno elettorale in 22 sezioni.
Luglio 29, 2022
Vincenzo Zaccheo

Nel capoluogo pontino si tornerà al voto il prossimo 4 settembre. Vincenzo Zaccheo ed il centrodestra puntano a spodestare dopo sei anni Damiano Coletta. Sarà una campagna elettorale lampo, appena 36 giorni prima del voto-bis del primo turno elettorale in 22 sezioni. E soprattutto c’è l’incognita maggiore rappresentata dal possibile astensionismo. A quello fisiologico che ormai si attesta tra il 30-35%, si aggiungerà quello legato al periodo estivo. 

GIUDICI IMPLACABILI

Ad ogni modo ieri si è finalmente chiuso il confronto giudiziario sulla vicenda delle irregolarità registratesi durante le operazioni di voto. Severo il giudizio dei magistrati del Consiglio di Stato che hanno respinto il ricorso in appello di Coletta.
“Come correttamente affermato dal Tar -si legge nella sentenza- la prova di resistenza non è necessaria (e peraltro non è concretamente esigibile) laddove, come nel caso di specie, in sede di verificazione siano riscontrate, in numerose sezioni, violazioni delle regole di voto e di scrutinio talmente gravi, manifeste e sistematiche, da far emergere un quadro di generale inquinamento del voto, che ne alteri in modo oggettivo la genuinità e soprattutto renda impossibile, con valenza assorbente ogni ulteriore considerazione, ricostruire l’effettiva volontà del corpo elettorale interessato”.
Una pronuncia che è destinata ad avere ripercussioni anche in altre sedi (non solo in ambito amministrativo) e che con ogni probabilità verrà cavalcata dai ‘vincitori’ anche in campagna elettorale. Perchè si tratta di un giudizio estremamente pesante, che coinvolge chi ha organizzato le operazioni elettorali. 
In particolare, va menzionata anche la frase molto dura dei giudici, che hanno precisato come “sono state riscontrate oggettive gravi illegittimità accertate, che di per sé sono idonee ad invalidare irrimediabilmente le operazioni elettorali e di conseguenza il loro esito, anche senza ipotizzare il doloso utilizzo su vasta scala del fraudolento meccanismo della scheda ballerina”.

LE REAZIONI ALLA SENTENZA

Nicola Calandrini è stato il più rapido a commentare l’esito del ricorso di Coletta. “Con la sentenza del Consiglio di Stato che respinge il ricorso dell’ex sindaco di Latina Damiano Coletta, la giustizia mette fine alle fake news raccontate in questi giorni da Coletta e dalla sua maggioranza. Relativamente alle elezioni di ottobre 2021, il Consiglio di Stato parla chiaramente di “inquinamento del voto”, altro che errori formali -ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia- la sentenza del Consiglio di Stato getta ombre persino più cupe della pronuncia del Tar. I magistrati parlano esplicitamente di una “estrema confusione” in alcuni seggi tale da influire negativamente sull’attendibilità del risultato elettorale.
Altro che vittoria legittima, quella di Coletta è stata una vittoria opaca. Il sindaco della legalità e della trasparenza, quello che doveva cambiare libro, ha scritto una delle pagine più buie della storia di Latina.
Fortunatamente questa è stata l’ultima sua malefatta, perché l’era Coletta a Latina è finita definitivamente. Alla città non resta che affrontare il voto il prossimo 4 settembre, dove agli elettori sarà restituito il diritto democratico che un anno fa gli è stato sottratto con l’inganno”. Sulla stessa falsariga le dichiarazioni rilasciate dal leader regionale della Lega, Claudio Durigon: ‘Il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar del Lazio, infatti in sede di verificazione sono state riscontrate, in numerose sezioni, violazioni delle regole di voto e di scrutinio talmente gravi, manifeste e sistematiche, da far emergere un quadro di generale inquinamento del voto”. La reazione di Vincenzo Zaccheo si è materializzata sui social.  “I giudici si sono espressi con una chiarezza lampante: la sentenza certifica che nel primo turno delle elezioni di Latina si sono verificate varie irregolarità e che il voto è stato inquinato -ha sottolineato il candidato sindaco del centrodestra- l’ostinatezza del sindaco Coletta, che si è sempre mostrato paladino della legalità, mi meraviglia, dato che per rimanere attaccato alla poltrona ha voluto difendere fino all’ultimo un voto che i giudici hanno definito irregolare. Da parte mia c’è tutto l’impegno per restituire dignità alla città, che è ferma, sporca e devastata”. Nel tardo pomeriggio anche Damiano Coletta ha commentato l’esito negativo del ricorso. “Prendiamo atto della sentenza, ci giocheremo la partita nelle 22 sezioni in cui torneremo al voto e come sempre giocheremo per vincere -ha dichiarato Coletta- la città ha già scelto in maniera chiara al ballottaggio dello scorso anno e, su quello, non ci sono stati elementi di discussione”.

ACCORDO SUI COLLEGI: OCCHIO ALLE SORPRESE

A settembre  si voterà per le comunali ma anche per le politiche. Nel centrodestra si fiuta l’aria di vittoria. A Latina e provincia, non ci dovrebbero essere sorprese, con Calandrini e Fazzone che corrono verso seggi ‘blindati’, come anche Durigon. Quest’ultimo probabilmente potrebbe essere inserito in un collegio uninominale del nord Italia. Sul piano generale restano dei dubbi sull’accordo raggiunto nella coalizione. Le perplessità vanno aumentando a distanza di 24 ore dall’intesa siglata ai massimi livelli. Solo in apparenza il partito della Meloni sarebbe stato relativamente accontentato, visto che FdI ne ha 98 (di candidature nei collegi) su 221 pari al 44,34% del totale tra Camera e Senato. Considerato che la Lega che avrà la maggior parte dei collegi al Nord e stando alle simulazioni che danno il Centrodestra al momento vincente nell’80% circa degli uninominali, FdI potrebbe vincerne 78, la Lega 56, Forza Italia 37 e i partiti minori della coalizione 9. Se questa previsione si realizzasse, Lega, FI ed i piccoli partiti centristi andrebbero a quota 102, superando FdI. 
Se poi si arrivasse ad una fusione (parlamentare) dei gruppi Lega-Fi-centristi allora i rapporti di forza dentro la coalizione cambierebbero. Senza dimenticare la quota proporzionale. In base alle ultime recenti stime in questo ambito FdI dovrebbe strappare 62 deputati e 31 senatori. Lega, Forza Italia e partiti dovrebbero ottenere insieme 58 seggi a Montecitorio e 29 a Palazzo Madama. In definitiva, al Centrodestra andrebbero 360 parlamentari. Ma di questi 171 sarebbero di Fratelli d’Italia e 189 della probabile federazione Lega-Forza Italia-centristi. La sensazione è che al tavolo del centrodestra non tutti hanno giocato in modo pulito.

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