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L’asse Fazzone-Ronzulli può minare gli equilibri anche nel Lazio. FdI si allarga nel sud pontino

Marco Battistini
Entro un paio di settimane si dovrebbe definire il quadro dei candidati presidente della Regione Lazio. Ad oggi sono Daniele Leodori e Chiara Colosimo i favoriti per la nomination.
Ottobre 15, 2022

Lo strappo di palazzo Madama potrebbe avere conseguenze in tempi brevi anche sulla politica locale. Il rifiuto dei senatori di Forza Italia (con l’eccezione di Berlusconi e Casellati) di votare Ignazio La Russa alla presidenza dell’assemblea, non è un incidente di percorso. I riflessi si avranno molto probabilmente già nella formazione del nuovo governo. In corsa ci sarebbe teoricamente anche il senatore azzurro pontino Claudio Fazzone. Ma il mancato sostegno al candidato della coalizione è un gesto che rischia di compromettere le sue chance per un posto di sottosegretario. Come pure anche in vista dell’imminente trattativa sulle regionali il pericolo per Forza Italia nel Lazio è di rimanere isolata. 

IL LEGAME POLITICO FAZZONE-RONZULLI

La decisione di seguire la linea Ronzulli verrà pagata a caro prezzo. E pensare che quest’ultima doveva essere il ‘collante’ nei rapporti con gli alleati di centrodestra, e invece ora sembra averli incrinati. Un anno e mezzo dopo quel gallone che Silvio Berlusconi le aveva assegnato, Licia Ronzulli diventa il pomo della discordia nella coalizione. Contro di lei, i veti di Giorgia Meloni che non la vuole (e probabilmente non l’avrà) nella squadra di governo. Berlusconi la difende e si impunta più volte per ottenere un ministero di rilievo. Fino alla ‘vendetta’ finale in Aula, con il mancato voto di gran parte di FI.

La senatrice milanese con un lavoro di infermiera è approdata in politica nel 2008. Ma la prima avventura con il Popolo delle libertà non è fortunata: candidata nelle Marche, non viene eletta. Un anno dopo, la ruota gira: conquista oltre 40 mila preferenze ed entra al Parlamento europeo. Man mano che cresce il suo impegno nel partito, aumenta la vicinanza a Berlusconi, presente anche al suo matrimonio con l’imprenditore Renato Cerioli (poi finito). Coinvolta nella querelle sulle cene ad Arcore, viene indagata nell’inchiesta Ruby ter, per aver reso falsa testimonianza in aula. Inchiesta poi archiviata. Negli ultimi anni scalza di fatto la precedente fedelissima del Cav, Mariarosaria Rossi, quest’ultima un tempo molto vicina a Fazzone. Ronzulli diventa la numero due del partito al Senato e affianca Berlusconi in tutti vertici politici. I più maliziosi raccontano che ne gestisce l’agenda e perfino le telefonate che arrivano ad Arcore o in Sardegna. 

Fatto sta che ormai da anni c’è un legame politico molto forte tra la stessa Ronzulli e Claudio Fazzone. Una vicinanza che ha consentito al senatore di Fondi di respingere nel corso degli anni gli assalti al suo ruolo di coordinatore regionale. E gli ha permesso di mantenere senza problemi il collegio uninominale al Senato. Un sodalizio che si è confermato giovedì a palazzo Madama, ma che dentro Fratelli d’Italia (soprattutto nel Lazio) non è passato inosservato.

FDI, COLPACCIO A FORMIA

E’ passato quasi nel silenzio il ‘colpaccio’ di Fratelli d’Italia a Formia. E’ stata infatti ufficializzata l’adesione a Fdi di Lello Bartolomeo, imprenditore da sempre vicino a Forza Italia. Il vice sindaco e assessore al turismo Giovanni Valerio, leader locale di FdI ha reso noto l’ingresso che rende ancora più forte e radicato il partito nel sud pontino. In effetti il neo iscritto di Fratelli d’Italia arriva da Forza Italia di cui è stato nella consiliatura 2008-2013 guidata dal senatore centrista Michele Forte consigliere comunale di maggioranza e (niente meno) presidente della commissione Turismo. Bartolomeo ha deciso di rimanere a galla politicamente accettando di intraprendere l’avventura politica di Fratelli d’Italia che al comune di Formia è il secondo partner della maggioranza che appoggia da poco meno di un anno il sindaco di Forza Italia Gianluca Taddeo. L’arrivo di Bartolomeo in Fratelli d’Italia rappresenta un segnale evidente di come anche nell’area meridionale della provincia il partito della Meloni stia conquistando consensi e sostegni di primo piano. L’operazione peraltro va letta anche in chiave elezioni regionali, dove FdI punta a confermarsi primo partito in provincia e nel Lazio.

LEODORI-COLOSIMO IN POLE

Entro un paio di settimane si dovrebbe definire il quadro dei candidati presidente della Regione Lazio. Ad oggi sono Daniele Leodori e Chiara Colosimo i favoriti per la nomination. Ma i riflettori sono accesi soprattutto a sinistra. E’ in corso un dialogo sotterraneo (neanche troppo) fra i dem ed il M5S. A fare d’ambasciatore con i grillini ci sta pensando Goffredo Bettini. Il gran suggeritore del Pd romano sta lavorando ai fianchi Giuseppe Conte, lo vuole convincere a sostenere tutti insieme Leodori in un’alleanza che possa fare da “argine alle destre”. Le trattative sono in corso e suscitano l’indignazione tra gli avversari. La consigliera regionale di FdI (ora eletta a Montecitorio) Chiara Colosimo ad esempio fa notare su Twitter come: “Zingaretti si dimetterà dopo un importante collegato di bilancio… 62 articoli di cose folli, e casualmente i primi 11 sono tutti su transizione ecologica… cioè dell’assessorato della Lombardi con cui cercano disperatamente un accordo”. Nel Pd comunque non c’è una linea ancora definita. Restano gli interrogativi aperti e che non hanno avuto risposte nella direzione laziale del partito. Un’assise alla quale hanno partecipato anche Nicola Zingaretti, Daniele Leodori e l’assessore alla Sanità della Regione Alessio D’Amato, l’altro papabile per la candidatura a presidente. Se Leodori è il padre politico dell’alleanza con il M5S, D’Amato è l’unico nome su cui Carlo Calenda avrebbe serie difficoltà a dire di no (nei mesi scorsi disse che pur di sostenere la sua candidatura sarebbe stato disposto a un’alleanza elettorale con il M5s). La direzione ha approvato all’unanimità un ordine del giorno per ribadire la necessità di un campo più largo possibile, con dentro 5 stelle e Terzo polo per intenderci, con un candidato scelto dai dem. Ma senza un’intesa ampia non è da escludersi che il Pd pur di provare a giocarsi la partita, decida di puntare su un nome terzo, in grado di essere sostenuto dall’intero campo largo.

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